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Come si elegge il presidente Usa

Il presidente degli Stati Uniti non è eletto direttamente dagli elettori. Questi in realtà eleggono in ogni Stato un numero di «grandi elettori» corrispondente al numero dei senatori (100, due per ognuno dei 50 Stati, nessuno per il Distretto di Columbia) e a quello dei deputati (complessivamente 435, proporzionale ai cittadini residenti, quindi da un minimo di uno a un massimo di 53 in California), più i 3 rappresentanti del Distretto della Columbia. Quindi, in totale, sono 538. Per arrivare alla Casa Bianca bisogna ottenere almeno 270 «voti elettorali». Nel 2000 Bush ne ottenne 271. Il sistema è maggioritario puro: basta ottenere un voto in più dell’avversario per avere tutti i grandi elettori: il candidato che in ogni Stato ottiene il maggior numero di voti popolari, si prende tutti i grandi elettori.

Quello americano è un sistema elettorale estremamente complesso. Ogni Stato, e in alcuni casi addirittura anche ogni contea, può scegliere un proprio sistema di voto. Questa volta i principali sono: – scheda elettorale classica in cui occorre indicare con un segno il candidato da votare;– scheda elettorale letta elettronicamente: accanto a ogni candidato c’è un cerchietto di carta che occorre bucare con una penna, poi una macchina «legge» i forellini e assegna i voti (sistema che fu all’origine del caos in Florida nel 2000);– schermo elettronico: si accede tramite un codice, l’elettore passa con un dito sopra il nome del candidato, c’è un sistema di conferma del voto. In alcune prove pre-elettorali questo sistema (che sarà utilizzato dal 30% dei votanti, tra i quali quelli della Florida) ha dato molti problemi anche nel campo della sicurezza. Inoltre in tutti gli Stati dove si usa (eccetto il Nevada) non è prevista una registrazione del voto su carta, quindi in caso di contestazioni non è possibile effettuare un riconteggio accurato– Voto postale, il voto degli americani all’estero, e il voto che in alcuni Stati può essere anticipato.

Una volta scelti i «grandi elettori», lunedì 13 dicembre questi si riuniscono nei rispettivi Stati e votano il presidente degli Stati Uniti. In 24 Stati non sono obbligati a seguire le indicazioni emerse dal voto popolare. Nei rimanenti 26 Stati e nel Distretto di Columbia la legge impedisce ai grandi elettori di votare in modo diverso da quello emerso dalle urne. Quasi mai si sono verificati casi in cui un grande elettore abbia votato in modo diverso e in ogni caso la maggioranza ottenuta da un candidato era tale che se anche lo avesse fatto non avrebbe cambiato le cose.

Potrebbe capitare che anche il risultato dei grandi elettori sia in perfetta parità. Allora spetta alla Camera dei rappresentanti a Washington il compito di eleggere il presidente tra i tre candidati più votati dai grandi elettori il 13 dicembre. I deputati vengono a questo punto divisi per appartenenza di Stato e assegnano al loro interno il voto presidenziale di quel singolo Stato. Ogni Stato esprime quindi un voto, perciò in questo caso occorrono almeno 26 voti per essere eletti. Finora è avvenuto una sola volta, nel 1824. Spetta invece al Senato eleggere il vicepresidente scegliendolo tra i primi due candidati più votati dai grandi elettori con la stessa modalità della Camera.

Entro mercoledì 22 dicembre il risultato delle votazioni dei grandi elettori dei singoli Stati deve essere comunicato al presidente del Senato federale di Washington.

Giovedì 6 gennaio 2005 durante una riunione congiunta di Camera e Senato vengono resi noti i risultati e proclamato il presidente degli Stati Uniti.

Il 20 gennaio 2005 è previsto a Washington il giuramento di presidente e vice presidente che entrano così nel pieno delle loro funzioni.