Cultura & Società

Come ritrovare la fede scomparsa? Oggi più che mai c’è bisogno di approfondire il rapporto con Dio

Un saggio che è anche una provocazione, un invito a riflettere da chi certi temi li ha sempre guardati da dentro, da chi vive la sua fede con le difficoltà di chi è nella società di oggi, di chi vede da vicino crescere l’importanza di «fraintendimenti, deviazioni e depistaggi». È quanto emerge nell’ultima fatica di Adriano Fabris, docente di filosofia morale ed etica delle comunicazioni all’Università di Pisa, e collaboratore anche di Toscana Oggi: «La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere», (Morcelliana, pp. 144; 12 euro).In realtà, e partiamo da questo, Fabris sembra voler tracciare un percorso della donna e dell’uomo moderno che vivono in un mondo secolarizzato, dove non è vero che non c’è più fede ma quasi sempre questa non è di tipo religioso. Troppo spesso, e sicuramente come ci ha detto, «si è tolto qualche sassolino dalle scarpe», per primi pastori e laici sembrano arrendersi senza combattere davanti a una crisi che parte da lontano, dove le esigenze materiali, in particolare nel mondo occidentale, «pongono al centro l’essere umano» e le sue «esigenze materiali». Per questo, spiega l’autore, è sbagliato dire che la fede è scomparsa. È piuttosto vero che ne restano versioni sia del fai da te sia della voglia di prendere solo ciò che ci serve, che «fa comodo» al nostro vivere quotidiano.Un libro non di facile lettura ma che potrebbe aiutare anche la Chiesa a fare una riflessione puntuale sul suo futuro, sul futuro di una fede che sia autentica e non solo per pochi. Non è un’analisi che riguarda solo la fede dei cristiani. Anzi, la crisi interessa tutte le religioni, e anche qualche filosofia che si è pensato di far diventare qualcosa di diverso. È certo però che Fabris, partendo da lontano, ci costringe a una riflessione su come il mondo moderno – con le tante crisi in atto – sta rischiando di trasformare, in alcuni casi, in credenze, quasi in superstizione. Eppure per fare i conti con questi fenomeni non si può non approfondire quello che anche oggi è il rapporto con Dio, l’affidarsi come ci viene chiesto nei testi dei Vangeli a una relazione con il sovrannaturale che, spiega ancora, è comunque un’esperienza che può trasformare l’uomo e la donna di oggi. Bisogna saper approfondire il nostro rapporto con Dio con quella fede che è anche un’esperienza di relazione e di fiducia e che troppo spesso il rincorrere gli eventi di tutti i giorni sembra allontanare dal nostro essere credenti. Per Fabris, insomma, c’è la possibilità di credere, di avere fede, se per una volta saremo davvero capaci di guardare oltre le nostre esistenze, di dare fiducia a chi è intorno a noi. Perché alla fine di tutto, e l’autore ce lo ricorda nello scorrere delle pagine, oggi forse più che nel passato «c’è bisogno di credere, di approfondire il nostro rapporto con Dio», di avere e dare prospettive ulteriori all’uomo di oggi.In sostanza c’è bisogno di ritrovare quella fede che qualcuno sta cercando di nascondere ai nostri occhi e soprattutto al nostro pensiero declinando ogni cosa a un unico pensiero, quello scientifico/tecnologico, che si vorrebbe capace di spiegare tutto ma che tutto non potrà mai spiegare. E allora, ecco la conclusione dell’autore, la fede «è creativa. Apre possibilità sempre ulteriori. Offre prospettive, opportunità. Non si tratta di realizzare qualcosa d’impossibile. Si tratta di assumere l’impossibile come limite delle nostre possibilità».