Italia
Come difendere i giovani dalle trappole del web
L’immagine è shock: una ragazza riversa a terra, circondata da pasticche, siringhe e bottiglie vuote. Il cellulare stretto in mano, il trucco sfatto. Non è la provocazione trash di un pubblicitario per attrarre il pubblico. È un messaggio forte scelto apposta per far balzare il cuore in gola ai genitori. Alla vista di quella giovane, stordita dopo una notte da sballo in discoteca o un rave party, molti di loro si saranno chiesti: «E se accadesse a nostra figlia?».
La foto della ragazza l’ha scelta il dirigente del Commissariato della Polizia di Stato di Pontedera, il vicequestore Luigi Fezza: «È inutile edulcorare la realtà, che è dura e va conosciuta e affrontata», afferma senza esitare. Ecco perché ha utilizzato un’immagine cruda e nient’affatto simbolica per diffondere un invito pubblico alla cittadinanza sul tema «Stupefacenti e social network – Come difendere i propri figli». L’evento, che si è tenuto lo scorso novembre, era promosso dal Commissariato P.S. di Pontedera/Questura di Pisa e Comune di Pontedera, con interventi degli esperti della Sezione di Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Pisa.
Il prossimo incontro pubblico sarà il 17 gennaio nella sala del Comune di Calcinaia (provincia di Pisa). Occasione proficua per genitori, ma anche per insegnanti e studenti, per un approccio di base ai problemi che affliggono il mondo giovanile, dalla piaga della droga alla pedofilia online, sempre più diffusi e insidiosi. Spesso, infatti, mamme e papà non sono consapevoli a quali rischi sono esposti i loro figli, né sempre sanno che cosa fanno, chi incontrano, con chi entrano in contatto. Meglio, dunque, essere informati e preparati a riconoscere e ad affrontare i pericoli che li minacciano.
Il vicequestore Luigi Fezza, 45 anni, sposato, due figli, dirige il commissariato della Polizia di Stato a Pontedera dal 2003. Da anni è apprezzato e richiestissimo relatore nelle scuole della Valdera e parte del Valdarno. Spiega: «Il nostro “Progetto di prevenzione e intervento su stupefacenti e sicurezza stradale” è rivolto agli alunni della terza media, in età critica di passaggio fra l’infanzia e l’adolescenza. A loro parlo con schiettezza, fornendo esempi e consigli concreti: niente teorie, che dimenticherebbero dopo un secondo, ma fatti, dati, rischi e conseguenze in tema di assunzione di droghe e bevande alcoliche, di comportamenti incauti nell’utilizzo di cellulari, internet e social network, fino ai temi della sicurezza in auto legati alle stragi del sabato sera». Come dire, è meglio cominciare da piccoli a conoscere i rischi, per saperli poi affrontare, crescendo negli anni che vanno verso la maggiore età più preparati e consapevoli.
«Basti sapere – aggiunge Fezza – che essere schedato per uso, detenzione o cessione di droga è un marchio che segna per sempre, e comporta pure la sospensione della patente: così si è discriminati sul piano personale, sociale e sul lavoro. Ai giovani lancio l’avvertimento: attenti a non giocarvi il futuro». E non lesina loro esempi tratti da casi di cronaca, come quello recente di cui si è occupato: «Un 25 enne genovese è deceduto in un locale della zona – racconta il vicequestore – dopo otto ore di agonia, in mezzo a coetanei sballati, incapaci di soccorrerlo. Una giovane vita che si poteva salvare».
«Credo fermamente nella cultura della prevenzione – sottolinea il vicequestore Fezza – e cerco di contribuire alla sua diffusione, estendendola anche agli adulti: troppo spesso durante controlli e retate fermiamo dei minori e, quando convochiamo i genitori, questi non riescono neanche ad accettare l’idea che il figlio sia caduto in una situazione critica. La loro prima reazione? “Non è possibile, state sbagliando, mio figlio non si droga, è un bravo ragazzo”. Ma poi devono prendere atto dell’evidenza dei fatti, e la loro vita cambia per sempre». Durante gli incontri con i genitori, spiega ancora il dirigente di Polizia, emerge che il loro livello di informazione e di consapevolezza è basso, a fronte di ansie e timori crescenti. E lui è prodigo di consigli pratici, a cominciare dal sollecitare mamme e papà ad essere più attenti alla vita dei figli, osservandone abitudini e cambiamenti: «Non certo per trasformarli in genitori oppressivi, ma piuttosto per diventare riferimenti sicuri per i propri figli, confidenti e comprensivi, capaci di aiutarli a crescere bene, “schivando” i pericoli». Ma per schivarli bisogna conoscerli e, soprattutto, occorre saper captare i «segnali» di pericolo.
«Sì, è molto importante che i genitori sappiano riconoscere i segnali di allarme lanciati, anche inconsapevolmente, dai figli: mutamenti continuati dell’umore e delle abitudini, difficoltà di apprendimento e di concentrazione, calo del rendimento scolastico, perdita d’interesse per le consuete attività, oltre che cambiamenti nell’aspetto e nello stato psico-fisico (occhi arrossati, pupille dilatate, sonnolenza, depressione) indicano senz’altro un disagio emergente, che può essere attribuito all’assunzione di sostanze stupefacenti. I genitori, inoltre, devono osservare se il figlio fuma, se nasconde cartine (di quelle per arrotolare il tabacco, e non solo), se rientra sempre più tardi la sera, se ha cambiato giro di amicizie». In questi casi, che cosa possono fare i genitori? «Evitare la paternale, mantenere la calma e cercare un dialogo franco e diretto con il figlio; ma se la comunicazione fallisce, è utile far intervenire un esperto, per esempio uno psicologo. E, in estrema ratio, far eseguire esami medici: un semplice check-up può rivelare la presenza di sostanze stupefacenti nell’organismo».
Tra gli altri consigli del vicequestore: «Conoscere gli amici e i compagni di scuola dei figli e le loro famiglie, allearsi con gli altri genitori, trovare occasioni per incontrarli e “fare rete”: l’aiuto reciproco e la solidarietà sono baluardi di difesa. E ancora, indirizzare i figli ad attività sportive o di volontariato, allargando i loro interessi». Ai giovanissimi il vice questore Luigi Fezza raccomanda di non cadere in una facile trappola: «Chi assume droga, anche se leggera, non crede di essere malato e pensa che può smettere quando vuole: è un’illusione. La dipendenza si crea rapidamente, e solo un serio programma di disintossicazione può spezzarla».
Insieme alla droga, in testa alle preoccupazioni dei genitori ci sono i pericoli che si nascondono in rete (adescamenti, ricatti, inganni): «È comprensibile: i genitori di oggi, pur utilizzando le nuove tecnologie, scontano un gap rispetto ai figli “nativi digitali”, i quali interagiscono istintivamente con i vari dispositivi che utilizzano con naturalezza. Tra i consigli utili: star vicino ai figli mentre navigano in internet, controllare quali siti visitano, consigliar loro di non fornire mai dati personali, foto, riprese video con la web cam (potrebbero essere carpiti da potenziali pedofili o usati per estorcere denaro), leggere insieme le email, controllando gli allegati al messaggio, proteggere il pc con o software che impediscono l’accesso ai siti indesiderati.
I genitori in difficoltà possono chiedere supporto ad amici e genitori più capaci, e rivolgersi a tecnici informatici per mettere in sicurezza il computer dei figli». L’ideale, aggiunge Fezza, sarebbe mettere il computer in una stanza comune della casa, piuttosto che in camera dei figli: ma è comunque da tenere presente che i ragazzi possono accedere a siti web, chat e social network anche dal cellulare, oppure da pc, iphone e tablet di amici e compagni di scuola.
Accrescere la cultura della prevenzione è fondamentale – ribadisce il vicequestore Luigi Fezza – tanto più che le tendenze in atto – a livello nazionale – sono allarmanti: «Si abbassa l’età per il consumo di sigarette e droghe leggere, iniziando sin dai 13-14 anni. Inoltre, un adolescente su quattro entra in contatto con le droghe leggere (pericolose quanto quelle pesanti), spesso “iniziato” dai coetanei: in pratica il 25% dei giovanissimi. Da non sottovalutare, poi, l’interazione con altre dipendenze: i giovani prediligono il mix di alcool e droga, gli adulti bevande alcoliche e gioco d’azzardo. Tra i fenomeni emergenti, l’aumentata presenza delle ragazze – sempre più aggressive e spregiudicate – tra i giovani tossicodipendenti e nelle baby gang».
E le trappole del web catturano sempre più vittime: dall’inizio dell’anno a oggi sono oltre 100 i casi accertati dalla polizia postale di reati legati al sesso virtuale in provincia di Pisa. In pratica, uno ogni tre giorni. E, in generale, le denunce per reati legati a internet e alla sfera telematica sono circa 10 al giorno, con centinaia di segnalazioni via mail alla polizia postale di Pisa. Basta moltiplicare questi dati per le 110 province italiane per rendersi conto dell’ampiezza del fenomeno.
Sui siti – www.poliziadistato.it e www.commissariatodips.it – vi sono sezioni dedicate a genitori, giovani e bambini con utili consigli per difendersi dalle insidie, ovunque provengano.