Toscana

Come cambia il volontariato

Il volontariato cambia faccia. Da associazionismo spontaneo si trasforma in un vero e proprio ingranaggio di tipo manageriale. Ma a fronte di una organizzazione sempre più minuziosa e competitiva si registra una flessione dell’interesse da parte dei giovani.

Lo spiega Grazia Sestini, parlamentare toscana di Forza Italia, sottosegretario al Ministero del lavoro e delle politiche sociali: lo fa alla vigilia della quarta Conferenza nazionale del volontariato che quest’anno si terrà ad Arezzo dall’11 al 13 ottobre con l’intervento di numerosi ministri (Maroni, Giovanardi, La Loggia, Moratti, Sirchia) e del vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, oltre a responsabili nazionali e internazionali del volontariato e del servizio civile.

La Sestini annuncia «nuove campagne di educazione alla solidarietà». «È intenzione del Governo – afferma la senatrice aretina – coinvolgere in esperienze di volontariato le nuove leve, favorire in tutti i modi l’approccio dei giovani al mondo della gratuità. Esaurita quella fase storica che era stata contrassegnata da un forte spontaneismo, oggi il volontariato è divenuto – aggiunge la Sestini – una realtà complessa, e, in parte, ha cambiato pelle». Il nuovo ruolo del volontariato, secondo il sottosegretario è quello di offrire «servizi sempre più mirati e specializzati alla persona, ma anche servizi nell’ambiente, nella protezione civile, in ambito culturale».

«Il volontariato cambia, è vero, ma “l’ingranaggio manageriale” è un rischio», replica Maria Eletta Martini, presidente del Centro nazionale per il volontariato. «È da tempo in corso un dibattito per le condizioni in cui il volontariato è venuto a trovarsi, sia per la legislazione di questi anni che ha stimolato il rapporto con le istituzioni, che per la crescita di realtà associative – spiega l’ex parlamentare lucchese –, ma c’è anche una sorta di graduale “dimenticanza” di fatto da parte delle istituzioni nei confronti del volontariato; c’è il tentativo di superare il rapporto “convenzionale” con rapporti diversi. Tutto questo ha indotto molte associazioni a scelte che mettono in crisi la fondamentale caratteristica della gratuità dei volontari e la vitalità delle piccole associazioni».

Una «crisi numerica e motivazionale del volontariato», come la definisce il sottosegretario Grazia Sestini, era emersa chiara dai dati Demoskopea degli inizi del 2001 che stimavano un calo del 15% dei volontari in Italia. «Purtroppo – afferma la Sestini – l’età dei volontari si sta alzando sempre più». Al momento, i dati diffusi dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che fanno riferimento all’ultimo censimento Istat sulle «Organizzazioni di volontariato in Italia anno 1999» e al «Rapporto biennale sul volontariato 2000», parlano di 30 mila associazioni con 600 mila volontari (103 ogni 10 mila abitanti) in netta prevalenza operanti nel Nord Italia (61,4% contro il 20% del Centro e il 18,6% di Sud e Isole).

Intanto, in vista della Conferenza nazionale di Arezzo, le organizzazioni di volontariato della Toscana si ritrovano questo sabato ad Empoli per un incontro promosso dalla Consulta regionale del volontariato e dal Cesvot (Centro servizi volontariato Toscana), che conta, come riferisce il direttore regionale Paolo Balli, 2.440 associazioni iscritte in tutta la regione.

«Il 5 ottobre rappresenta – spiegano gli organizzatori – l’occasione per riflettere sullo stato di salute del volontariato, sull’identità e sui valori, sull’attività, sulla normativa, sul rapporto con il territorio e con le istituzioni». Per Luciano Franchi, presidente del Cesvot, «la Conferenza nazionale rappresenta un momento importante per il volontariato. Le conferenze sono appuntamenti istituzionali previsti dalla legge, dove il volontariato e le istituzioni sono chiamate a confrontarsi. Per questo il Cesvot ha ritenuto utile collaborare con la Consulta regionale nella costruzione di questo incontro toscano ad Empoli, con l’obiettivo di agevolare il confronto e la partecipazione consapevole di tutte le organizzazioni».Secondo Mario Fineschi, presidente della Consulta regionale del volontariato, «ciò che il volontariato toscano si aspetta dal legislatore è che le associazioni possano sempre più collaborare a definire la volontà pubblica sostenendo con forza ogni forma associativa che persegua la promozione e la valorizzazione della persona. È necessario perciò difendere la specificità dell’azione volontaria non omologando il volontariato alle altre espressioni del privato sociale».A.F.Volontariato, attenti a non fare confusioneLa protezione civile? Roba «da femmine»Caritas, arrivano i volontariUn anno contro terremoti e alluvioniSiti utili:CesvotCentro nazionale volontariatoFivolVolontariato on lineConsulta regionale toscana del volontariatoMinistero affari sociali