Coldiretti non è di centro-destra né di centro-sinistra: è una forza sociale, autonoma dai partiti, libera di rappresentare gli interessi degli imprenditori agricoli, fedele a una scelta compiuta ormai da anni e sancita dalle recenti modifiche statutarie, che vogliono i dirigenti in carica lontani dalle leve della politica e dei poteri economici. Il presidente Tulio Marcelli non ammette strumentalizzazioni e risponde con chiarezza e determinazione alla bagarre mediatica, scatenata dal titolo di un articolo, pubblicato il giorno dopo la convention gialla Diamo valore alla vera Toscana, che il 5 marzo ha portato in Palazzo Vecchio centinaia di produttori da tutte province. L’iniziativa è nata per presentare al Presidente della Toscana Claudio Martini il nostro progetto per l’economia e la società: rientra nel quadro dell’attività promossa da Coldiretti e prosegue il percorso, avviato dal presidente nazionale Sergio Marini, che, per la prima volta, il 30 aprile 2009, ha illustrato questo disegno alle forze di governo del paese, precisa il numero uno di Coldiretti Toscana. E continua: La nostra organizzazione ha un dibattito aperto con tutti i partiti. Tant’è che, nelle settimane scorse, ha incontrato Enrico Bosi, candidato dell’Udc, e altrettanto farà nei prossimi giorni con Monica Faenzi, candidata del Pdl. Marcelli non ha dubbi: Nessuna svolta partitica. Ad animare le nostre azioni è un progetto convincente e reale, nato per restituire valore all’agricoltura e difendere gli interessi dei consumatori. Voglio ricordare che la necessità e l’urgenza di alcune scelte, in difesa del made in Tuscany e dei suoi primati, in questi ultimi mesi, sono state condivise in modo bipartisan. La dimostrazione? Sono le recenti modifiche, nella direzione sollecitata da Coldiretti, alla leggi dell’agriturismo e della caccia, alcune adottate dal consiglio regionale all’unanimità, precisa Marcelli, l’uomo che, quindici mesi fa, ha guidato la presa di Piazza Santa Croce per chiedere alla Regione una politica agricola adeguata ad affrontare la crisi, a dare risposte al mercato, a fornire agli imprenditori agricoli strumenti normativi capaci di favorire crescita e sviluppo. Il rapporto che abbiamo con la Regione è trasparente, basato sul rispetto dei ruoli e sulla franchezza delle opinioni, che qualche volta sono molto differenti. Venerdi nel salone dei Cinquecento abbiamo rappresentato ai decisori politici le necessità già evidenziate nel novembre 2008. Riteniamo indispensabile infatti che, in Toscana, sforzi, investimenti, risorse vengano utilizzati per sostenere il vero prodotto toscano, evitando di trasformare il nostro territorio in una semplice piattaforma per la toscanizzazione dei prodotti che, con questo passaggio, aspirano solo ad aumentare il loro valore commerciale. Dalla mobilitazione ad oggi sono cambiati solo i toni: dalla protesta, necessaria per far esplodere un problema, siamo passati alla proposta. L’obiettivo è rimasto identico: costruire una filiera agricola tutta italiana firmata dagli agricoltori, unico modo per coniugare gli interessi dei produttori e quelli dei cittadini. Un obiettivo la cui validità, adesso, comincia ad essere supportata dai risultati (la nascita di una rete di vendita diretta organizzata, alternativa ai circuiti di vendita tradizionali) e dai dati, quelli illustrati da Roberto Weber dell’Swg, a cui ci auguriamo che tutti i partiti vogliano dare la giusta attenzione, conclude con una puntualizzazione indirizzata a chi ha insinuato possibili inciuci con il Pd: Questo modo di pensare è vetero e, per fortuna, ha fatto il suo tempo. Il ruolo di Coldiretti non è quello di dare la caccia alle poltrone (sport che lasciamo praticare ad altri!), ma di intervenire sulle politiche. Per l’agricoltura, l’economia, la società. (cs)