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Clima, scienziati in Vaticano: «No ai catastrofismi»

«La natura non è un assoluto, ma una ricchezza posta nelle mani responsabili e prudenti dell’uomo»: è quanto ha affermato a conclusione del Seminario internazionale su «Cambiamenti climatici e sviluppo» (testo integrale dal sito del Pontificio Consiglio), il presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il cardinale Renato Raffaele Martino. L’incontro ha riunito a Roma, a Palazzo San Calisto (26-27 aprile), 80 studiosi ed esperti provenienti da 20 Paesi. Ambientalisti, scienziati ed ambasciatori si sono confrontati sull’impatto economico, sociale ed energetico dei mutamenti climatici e sulle responsabilità che ne derivano a livello nazionale ed internazionale. A loro il cardinale Martino ha ricordato che «l’uomo ha una indiscussa superiorità sul creato e, in virtù del suo essere persona dotata di un’anima … non può essere equiparato agli altri esseri viventi, né tanto meno considerato elemento di disturbo dell’equilibrio ecologico naturalistico».

Sulla natura, ha proseguito il porporato, l’uomo non ha un diritto assoluto, bensì «un mandato di conservazione e sviluppo in una logica di universale destinazione dei beni della terra». Il Cardinale ha poi criticato poi quelle «forme di idolatria della natura che perdono di vista l’uomo». «Simili ecologismi – ha precisato – emergono spesso nel dibattito sui problemi demografici e sul rapporto tra popolazione ambiente e sviluppo», come avvenne ad esempio alla Conferenza internazionale del Cairo su Popolazione e Sviluppo nel 1994. In quell’occasione «la Santa Sede ha dovuto contrastare, assieme a molti paesi del terzo mondo, l’idea secondo cui l’aumento della popolazione nei prossimi decenni sarebbe stata tale da portare al collasso gli equilibri naturali del pianeta e impedirne lo sviluppo». Teorie sorpassate oggi, ma «gli stessi che proponevano questa visione, sostenevano quale mezzo per impedire il supposto disastro ambientale, strumenti tutt’altro che naturali, come il ricorso all’aborto e alla sterilizzazione di massa nei paesi poveri ad alta natalità».

laquo;La natura è per l’uomo e l’uomo è per Dio – ha ribadito il card. Martino – e anche nella considerazione delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici si dovrà far tesoro della Dottrina sociale della Chiesa». Il porporato ha spiegato che quest’ultima «non avalla né l’assolutizzazione della natura, né la sua riduzione a mero strumento». «La Chiesa propone una visione realistica delle cose – ha precisato inoltre il cardinale Martino – essa ha fiducia nell’uomo e nella sua capacità sempre nuova di cercare soluzioni ai problemi che la storia gli pone. Capacità che gli permettono di confutare spesso le ricorrenti, infauste e improbabili previsioni catastrofiche».

Nel corso del seminario oltre all’ambasciatore francese per l’Ambiente, Laurent Stefanini, e al ministro britannico per l’Ambiente, David Miliband, sono intervenuti il tedesco Stefan Rahmstorf, dell’Istituto Potsdam di ricerca sugli impatti climatici, che ha parlato della dinamica dei gas serra, l’italiano Antonino Zichichi, presidente della Federazione mondiale degli Scienziati, che ha riferito sui modelli della temperatura globale, e Shyam Notka, del Comitato nazionale della Guyana per i Cambiamenti climatici, che si è soffermato sulle foreste fluviali. In un telegramma a firma del cardinale Tarcisio Bertone, Benedetto XVI ha espresso «vivo apprezzamento per l’iniziativa volta ad approfondire problematiche di rilevante importanza ambientale, etica, economica, sociale e politica con ripercussioni incidenti soprattutto sui settori più deboli della società». Al riguardo il Papa auspica che la «significativa iniziativa contribuisca ad incentivare ricerca e promozione di stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile dei popoli, tenendo conto della destinazione universale dei beni».

La sintesi del seminario (dal sito del Pontificio Consiglio Justitia et pax)