Vita Chiesa
CITTERICH: Lo sguardo all’Asia
di Vittorio Citterich
Tre cardinali su quindici nell’ultimo concistoro indetto da Benedetto XVI, quasi a conclusione del primo anno del suo pontificato, provengono dalle Chiese dell’Asia. Può essere un dato episodico, perché ciascun concistoro ha la sua storia, oppure, com’è più probabile, è indicativo di una più profonda tendenza di spostamento dell’attenzione della Chiesa verso il grande continente asiatico dove giganteggiano politicamente India e Cina. Ma non è il dato politico, pur molto importante, a prevalere nella logica della Chiesa che deve, prima di tutto, restare fedele a se stessa. Questa fedeltà si esprime piuttosto nella ricerca, insita nella stessa natura del collegio cardinalizio, di un sempre più perfetto avvicinamento all’universalità del messaggio cristiano. Da questo punto di vista va sottolineato quanto ha detto Papa Benedetto sulla «provvidenziale coincidenza» del Concistoro che si è svolto nella giornata del 24 marzo, quando «sono commemorati i missionari che nell’anno trascorso sono caduti sulle frontiere dell’evangelizzazione e del servizio all’uomo in diverse parti della terra». Porpore e sangue, vicinanza a tutti i cristiani che, nel mondo, soffrono a causa della fede.
L’attenzione si è particolarmente rivolta al Cardinale cinese Zen Ze-Kiun, Vescovo di Hong Kong, il quale ha così commentato la sua designazione: «Certamente non è per nessuna mia qualità speciale, ma il Santo Padre vuol bene ai cattolici in Cina e a tutto il popolo cinese». Un commento, fra l’altro, che a noi cronisti ha ricordato il messaggio d’amore che nel corso del viaggio nelle Filippine Giovanni Paolo II lanciò proprio «a tutto il grande popolo cinese» prima di inserire un vecchio vescovo cinese, reduce da duri decenni di prigionia, in uno dei suoi ultimi concistori. Lo ricordiamo salire a fatica verso il seggio papale, quel giorno, in piazza San Pietro. Del nuovo cardinale Zen si sottolineano invece il dinamismo e l’esperienza. E forse anche la fermezza congiunta alla virtù diplomatica, come risulta dalla risposta che ha dato a chi gli chiedeva un parere sull’auspicato miglioramento diplomatico dei rapporti fra il Vaticano e il governo di Pechino. «È un obiettivo desiderato da tutti ha risposto ma ciascuno potrà contribuire un poco. Io penso che il Santo Padre voglia servirsi della mia esperienza in Cina e vorrà certe informazioni, forse anche qualche suggerimento da parte nostra. Ora non so se potrò fare qualcosa, anche per diretto colloquio con le autorità a Pechino. Ne avrei un gran desiderio perché penso che conoscendo bene la Chiesa dal di dentro posso spiegare ai nostri dirigenti come sia veramente la Chiesa. Ho paura che abbiano molte concezioni sbagliate o arretrate. Sarà mio piacere poter spiegare». Non ci resta dunque che attendere, da lontano, l’esito di queste spiegazioni. Però con qualche speranza in più nel cuore. In qualche modo rafforzata dai giudizi recenti dell’arcivescovo Giovanni Lajolo, segretario per i rapporti con gli Stati. Negoziati con alti e bassi sono in corso ha precisato con attitudine non di chiusura ma piuttosto di apertura da parte della Cina.
Tuttavia l’Asia è una realtà vasta e complessa nella quale, da secoli, «il sangue dei martiri è il seme dei cristiani». Anche piccoli semi possono produrre frutti copiosi. Nel Vietnam che è stato, per decenni, epicentro di una guerra tremenda di cosiddetta «decolonizzazione» che suscitò un «sussulto della coscienza mondiale» (come disse Paolo VI), Benedetto XVI ha inviato, nello scorso dicembre, il giovane e dinamico cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.
Quattrocento settanta anni dopo l’arrivo dei primi missionari. Anche nel Vietnam, dopo quel sussulto della coscienza mondiale che sembrò quasi un primo episodio di «scontro di civiltà» fra occidente e «terzo mondo», complicato da un’insorgenza comunista sospinta da Russia e Cina, la Chiesa può raccogliere qualche segno di novità. Il seminario maggiore di Hanoi ha potuto accogliere nuovi seminaristi, il Cardinale Sepe ha potuto visitare le tre regioni ecclesiastiche, presiedendo una concelebrazione eucaristica nella cattedrale di Hociminhville (già Saigon). Piccoli segni di un grande segno dei tempi per l’avvenire. Non soltanto del Vietnam ma del mondo intero che, questa volta, può nuovamente sussultare. Però di gioia.