Non è boicottando le Olimpiadi che si può spingere il governo cinese ad un maggior rispetto dei diritti civili, ma piuttosto favorendo la nascita in Cina di una vera società civile e la chiave per riuscire nell’obiettivo è il sindacato e la sua azione di contrattazione collettiva. E’ il concetto fondamentale espresso da Han Dongfang, leader del sindacato cinese in esilio, che, assieme al collega Cai Choungguo, ha incontrato stamani a Firenze il Comitato Esecutivo della Cisl toscana. Han Dongfang è stato incarcerato dopo la repressione di piazza Tien Anmen ed ha poi fondato ad Hong Kong, nel 1994 il China Labour Bulletin, un’organizzazione, attiva anche con un sito e un notiziario radio, impegnata per la nascita di un sindacato indipendente in Cina. Cai Choungguo, rifugiatosi a Parigi dopo i fatti di Tien Anmen è rappresentante europeo e redattore del China Labour Bulletin. I due, in contatto da tempo con la Cisl nazionale, sono in questi giorni al Centro Studi nazionale della Cisl, a Fiesole, per un corso di formazione sulle tecniche di contrattazione. La Cisl toscana ha colto l’occasione per organizzare un faccia a faccia che si è svolto stamani nella sede regionale di via Dei. All’incontro doveva partecipare anche il Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Riccardo Nencini, che all’ultimo momento ha dovuto rinunciare per sopraggiunti impegni a Roma. Nel messaggio Nencini ha preannunciato un invito ufficiale ai rappresentanti del sindacato libero cinese a prendere parte alla prossima Festa della Toscana, che sarà dedicata proprio alle tematiche del lavoro.Abbiamo voluto questo incontro ha spiegato il segretario generale della Cisl toscana, Maurizio Petriccioli– per ricordare che la Cina non è solo un partner commerciale, ma è un Paese dove i diritti umani e sindacali sono costantemente violati. E per affermare che le nostre imprese che vanno a produrre in Cina non possono chiudere gli occhi sulle condizioni di lavoro, ma debbono assumersi una responsabilità sociale verso quel territorio. Quanto poi alla concorrenza’ cinese ai nostri prodotti, a cominciare dal settore tessile, non pensiamo che la soluzione siano i dazi o la chiusura delle frontiere, quanto semmai la costruzione anche in Cina di un sindacato libero che difenda i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori cinesi.Da trent’anni a questa parte le politiche economiche e sociali attuate in Cina ha detto Han Dongfeng- hanno creato un clima di forte tensione. Oggi la situazione è esplosiva. Ma la priorità per noi, oggi, non è quella di attuare una rivolta contro il governo, quanto piuttosto di incanalarlo verso il cambiamento. La Cina è in grande trasformazione e il cambiamento è possibile. La nuova legge sui contratti di lavoro varata a gennaio dimostra il timore del governo che la situazione gli sfugga di mano. Noi dobbiamo approfittare della situazione per promuovere una contrattazione collettiva fatta da un sindacato libero che risponda ai lavoratori. Il cambiamento in Cina ci sarà, se ci sarà un sindacato libero che faccia contrattazione. E’ questa la via per favorire la nascita in Cina di una società civile stabile.In quanto alle polemiche sul boicottaggio delle Olimpiadi Han Dongfang ha detto che giusto o sbagliato molti cinesi vedono le Olimpiadi come un momento di orgoglio nazionale e le contestazioni sono percepite come contestazioni al popolo cinese più che come uno strumento di pressione sul governo. Quello che conta è che non ci sia un’unica posizione sul tema, questo può aiutare i cinesi a capire che in democrazia esistono opinioni diverse. Per quanto ci riguarda le Olimpiadi durano solo poche settimane, ma alla loro chiusura il nostro obiettivo resterà quello di costruire una Cina migliore. Noi non vogliamo che in Cina i diritti umani siano rispettati solo per le pressioni internazionali, ma piuttosto vogliamo essere noi a costruire le condizioni perché questo avvenga. Ecco perché è fondamentale l’azione sindacale e la costituzione di una società civile viva in Cina. Han Dongfang ha parlato anche delle comunità cinesi in Italia, spesso chiuso in cui i lavoratori clandestini sono sfruttati quanto e più che in patria. Sono persone che vivono nella paura di essere scoperti ed espulsi, di perdere il lavoro, di non riuscire a comprendere la lingua e per questo si rinchiudono nella loro comunità. Il sindacato italiano ha detto- si deve attrezzare, anche con operatori cinesi, per aprire le porte a questo mondo e avviarne la sindacalizzazione. Anche attraverso i loro contatti con la madrepatria può passare la nascita di un sindacato libero in Cina. Una strada che la Cisl toscana e quella di Prato in particolare stanno già cercando di percorrere.All’incontro ha partecipato anche Cecilia Brighi del Dipartimento internazionale della Cisl, che ha ricordato come Cgil, Cisl e Uil hanno presentato da oltre un mese al Comitato olimpico italiano alcune richieste in vista delle Olimpiadi. In particolare una dichiarazione pubblica da includere nella carta Olimpica di sostegno al rispetto dei diritti fondamentali del lavoro in particolare nella catena di fabbricazione degli articoli sportivi e l’incorporazione nei contratti di licenza di sponsorizzazione un punto sul rispetto delle norme del lavoro attraverso la catena di subcontracting. Richieste rimaste finora senza una risposta