Toscana

Circoli cattolici alla ricerca di un’identità

Quale futuro per i circoli cattolici?

Si è perso il senso di appartenenza. Intervista al sociologo Mario Pollo

Intervista al presidente dell’Mcl

Intervista al presidente delle Acli

Intervista al presidente dell’Anspi

«Non nascondiamoci dietro un dito – esordisce Guglielmo Borri, presidente regionale del Movimento cristiano lavoratori –: c’è tanta gente che prende la tessera per poter andare al bar la domenica a vedere la partita». È onesto, il presidente, nel valutare la cifra, sulla carta molto elevata, di 35 mila soci in Toscana. Altrettanto onesto lo è nel valutare lo stato di salute dei circoli Mcl diffusi nelle dieci province della regione. «Rispetto al passato, il senso e il significato delle articolazioni territoriali è profondamente cambiato così com’è cambiato il contesto sociale e culturale. I circoli non sono più l’unico centro di aggregazione e di formazione, pur restando dei punti di riferimento sul piano dei valori ed anche dell’aggregazione nelle località più piccole. Certamente è necessario un continuo aggiornamento». Pensando alla battuta di un vecchio film di Benigni, viene da chiedere a Borri se nei circoli Mcl prevale l’aspetto ricreativo o quello culturale? «L’aspetto ricreativo è sicuramente importante, ma nei nostri circoli – risponde il presidente regionale del movimento – c’è una forte collaborazione con il parroco e con le iniziative della parrocchia alla quale quasi sempre siamo collegati.Ci teniamo molto a questo rapporto e chiediamo ai parroci non solo di partecipare alla vita, ma anche alle scelte del circolo». Ogni circolo, con il suo presidente e il suo consiglio, opera in sostanziale autonomia, ma da parte della dirigenza regionale e provinciale c’è una forte sollecitazione al rilancio delle attività anche dal punto di vista culturale e formativo. «Vogliamo tornare a parlare di temi importanti – spiega Borri –, vogliamo tornare a parlare della dottrina sociale, ma anche dell’attualità. Dobbiamo riproporci come punto di riferimento non solo per la nostra base, ma anche per tutto il tessuto sociale del territorio dove il circolo ha sede». Ma come avviene, in pratica, oggi la formazione? «Materialmente, per la formazione si privilegiano i dibattiti su tematiche d’attualità o sul magistero della Chiesa. In questo momento, ad esempio, stiamo dedicando particolare attenzione ai temi della bioetica con la questione della fecondazione artificiale».Ultimo tema, forse quello più spinoso: i giovani. «È in effetti lo scoglio più difficile – ammette il presidente regionale dell’Mcl –, è il punto dolente, e non solo per noi: è la difficoltà con cui si misurano un po’ tutti. Da parte nostra cerchiamo, come prima cosa, di favorire la loro partecipazione, perché quello che conta è che i giovani partecipino alla vita del circolo, dopo di che sta a noi capire gli umori, capire quali sono i temi per loro interessanti. Inoltre, alcuni circoli si sono adeguati dal punto di vista informatico con postazioni computer e internet. Ma un tema forte sul quale c’è la rispondenza dei giovani è quello della solidarietà. Noi come Mcl abbiamo ad esempio un’iniziativa a favore dell’Uganda e su questo tema c’è stata molta partecipazione giovanile. I giovani oggi hanno bisogno di qualcosa di concreto. Sono disposti ad impegnarsi, a patto di vedere bene il percorso, i confini e il senso dell’iniziativa. Ai massimi sistemi non sono più interessati». Torna suIl tesseramento 2001 è stato chiuso vicino a quota 27 mila, in leggera crescita rispetto al 2000. Ma anche il presidente regionale delle Acli, Antonio Nicolò, ammette che il numero degli associati ai 220 circoli toscani della sua associazione non corrisponde ad altrettanti «attivisti». «Del resto – dice – l’ingresso ai circoli è riservato esclusivamente ai soci, come in tutte le associazioni. In ogni circolo c’è un presidente e un consiglio di presidenza composto da 5 a 7 membri, più l’assemblea dei soci che elegge il consiglio di presidenza. In un circolo con 100 o 200 soci è ovvio che il gruppo dirigente faccia da traino mentre gli altri gravitino intorno senza una partecipazione attiva». «Il circolo – spiega il presidente regionale delle Acli – rappresenta comunque la nostra struttura portante: l’associazione non avrebbe motivo di esistere se non ci fossero queste strutture a livello territoriale e visto che il tesseramento è in aumento, direi che il loro stato di salute è buono anche se ci sono i circoli che si limitano ad un’attività ludico-ricreativa e quindi funzionano da punto di ritrovo, che è pur sempre una funzione sociale. Ma ci sono anche altri in cui l’attività è più rispondente ai fini dell’associazione, cioè alla formazione e all’azione sociale a seconda delle esigenze del territorio. Per noi – spiega Nicolò – è importante la formazione cristiana sulla base della dottrina sociale della Chiesa e quindi anche a livello di circolo puntiamo su alcune tematiche specifiche d’attualità o collegate al lavoro. Un esempio pratico è l’impegno per la raccolta di 100 mila firme per una petizione popolare a favore della flessibilità sostenibile, un’iniziativa in cui sono coinvolti tutti i circoli e che va conclusa entro settembre. In questo modo vogliamo far conciliare il lavoro con la crescita personale. Noi non siamo contro la flessibilità, ma vogliamo che la flessibilità non si identifichi con la precarietà».Per questo le Acli intendono chiedere al Parlamento «l’adozione di un nuovo Codice dei diritti del lavoro che preveda un sistema di provvedimenti legislativi orientati alla centralità della persona umana non come uno dei tanti parametri in gioco, ma come criterio chiave di ogni scelta sociale, economica e politica in materia di lavoro».

Infine, i giovani, tema prioritario anche sull’agenda delle Acli. «Per noi – dice Nicolò – è uno dei temi fondamentali. La nostra attenzione verso i giovani è tale che abbiamo dedicato a loro la conferenza nazionale (quella di aprile durante la quale c’è stato l’incontro con il papa), quella regionale e quelle provinciali. Ci stiamo ponendo il problema di come avvicinarli, e non tanto come associazione, quanto più in generale come impegno sociale.

Sappiamo che molti preferiscono altre opzioni, ma ci sono anche giovani che rispondono con entusiasmo ad iniziative come la giornata mondiale della gioventù oppure si interessano a temi come la globalizzazione. Un’associazione come la nostra deve porsi il problema di come interloquire con i giovani, nella convinzione che quando si toccano interessi concreti anche loro possono essere interessati a seguire un percorso formativo».

Torna suIn Toscana sono 140 i circoli iscritti all’Anspi, l’Associazione nazionale San Paolo Italia, concentrati nelle diocesi di Massa, Pistoia, Lucca, Pisa, Firenze e Siena.«I nostri circoli – commenta don Florio Giannini, presidente regionale dell’associazione e da poco confermato consigliere nazionale – promuovono un buon uso del tempo libero, con attività di cinema, teatro, musica, sport e turismo».

«Abbiamo aderito al progetto della Conferenza episcopale italiana di un Forum capace di raccogliere tutte le espressioni oratoriane d’Italia (il cosiddetto Foi, ndr). Un tentativo, questo, che nella storia aveva già fatto l’Anspi, riunendo, ad esempio, i circoli promossi dalle comunità dei salesiani, delle giuseppine e delle canossiane».

L’Anspi vive una delicata fase di passaggio: con l’approvazione del nuovo statuto, è passato da «ente morale e assistenziale» ad «associazione di promozione sociale». Un nutrito gruppo di circoli del Triveneto si è allontanato dalla «casa madre» e anche l’opera di mediazione tentata dal presidente toscano non è riuscita a ricomporre la scissione.Torna su