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Cipro: situazione tesa sull’isola, preoccupazione Ue
La situazione cipriota è sotto i riflettori nelle sedi comunitarie: soprattutto Bce e Commissione Ue seguono gli sviluppi dei mercati e il voto odierno del parlamento di Nicosia che deve definire il piano di salvataggio e rispondere al piano di aiuti stabilito dall'Ue (10 miliardi, a fronte di prelievi sui depositi nelle banche dell'isola per un totale di 5,8 miliardi).
Dopo la prima proposta avanzata dall’Eurogruppo nel fine settimana (imposta del 6,75% sui depositi inferiori a 100mila euro, 9,9% oltre), sono seguite altre riunioni dei ministri dei Paesi della moneta unica. È possibile che si decida una tassazione dei risparmi nulla sotto i 20mila euro e limitata fino a 100mila euro, aumentando però il prelievo fino al 12% per i depositi più consistenti (molti dei quali di investitori stranieri). La crisi cipriota è seguita dai protagonisti della scena europea, fra i quali il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. A proposito delle proteste del presidente russo Vladimir Putin a difesa dei correntisti del suo Paese che hanno portato capitali a Cipro per evitare tassazioni, Schaeuble sostiene che «chi investe i soldi in uno Stato dove si pagano meno imposte, si deve assumere il rischio che le banche di quel Paese possano non essere più meritevoli di credito». A Nicosia permane una situazione di tensione sociale e di attesa per le decisioni finali sul piano di salvataggio finanziario.
Nel frattempo c’è il rischio che a Cipro precipiti anche la stabilità politica se oggi il partito del neo presidente Nicos Anastasiades (che conta 20 seggi su 56) non dovesse avere una maggioranza parlamentare sufficiente per votare un piano di salvataggio. La chiusura degli sportelli bancari sull’isola è stata peraltro prolungata fino a giovedì. Il primo quotidiano di Cipro, «O Phileleftheros», scrive oggi che il governo è alla ricerca di una soluzione che penalizzi meno i piccoli e medi risparmiatori. Dal canto suo «Ta Nea», quotidiano greco, afferma che i ciprioti «hanno dimostrato che questa punizione può minacciare tutto il sud dell’Europa, se non addirittura l’intero sistema bancario dell’eurozona». (Sir Europa – Bruxelles)