Firenze

Cinquant’anni di missione fiorentina a Salvador Bahia in una mostra

La mostra, nella Sala delle Stimmate della basilica di San Lorenzo (ingresso dal lato destro della chiesa) si intitola “Un viaggio lungo cinquant’anni” e raccoglie molte fotografie inedite, con ampie didascalie che raccontano cosa è successo in questo mezzo secolo. Sarà inaugurata domenica 29 novembre alle 17,30 e resterà aperta fino al 13 dicembre (orario 10,30-19). Mercoledì 2 dicembre alle 15 nel Salone dei Cinquecento il convegno, con l’intervento di Aluisi Tosolini e del cardinale Silvano Piovanelli e le conclusioni del cardinale Giuseppe Betori. Giovedì 3 dicembre, infine, la veglia di preghiera presieduta dal cardinale Betori nella chiesa di San Frediano in Cestello.

La storia inizia quando il cardinale Ermenegildo Florit, allora Arcivescovo di Firenze, accettò la disponibilità di don Renzo Rossi a partire per la missione e gli indicò il Brasile, perché durante le sedute del Concilio Vaticano II alcuni vescovi brasiliani gli avevano ripetutamente chiesto l’invio di preti per coprire i bisogni pastorali di una Chiesa giovane e di un territorio pieno di problemi sociali. Pochi anni prima, nel 1957, era uscita l’enciclica «Fidei donum» con cui Pio XII invitava le diocesi europee a inviare sacerdoti per sostenere le missioni.

Dopo don Renzo arrivò in Brasile una missionaria laica, Maria Grassi: una ragazza di appena 25 anni che voleva dedicare qualche anno all’istruzione dei bambini, e sarebbe rimasta a fare scuola a Salvador Bahia per 25 anni. Nel 1968 arrivò don Giuseppe Ceccherini, che rimase per tre anni; nel 1970 don Sergio Merlini, che sarebbe rimasto in Brasile fino al 1993. L’elenco dei «fidei donum» fiorentini a Salvador Bahia è lungo: prosegue con don Alfredo Nesi, don Piero Sabatini, don Lorenzo Lisci, don Rodolfo Tedeschi, Luigina Vetere, don Alfonso Pacciani, don Wieslaw Olfier, don Gregorio Sierzputowski. Fino ad arrivare ai giorni nostri, con don Luca Niccheri e don Paolo Sbolci che guidano la parrocchia di Massaranduba: a loro si è unita da poco un’altra missionaria laica, Alessandra Magi. Vanno ricordate poi le congregazioni religiose di origine fiorentina presenti a Salvador Bahia: le Francescane dell’Immacolata, le Calasanziane, le Stabilite nella Carità, le Francescane di Ognissanti. Da 25 anni poi alla missione diocesana si è affiancata l’associazione Agata Smeralda, che è diventata punto di riferimento fondamentale per il sostegno alle attività scolastiche, all’assistenza ai bambini e alle famiglie. La missione fiorentina ha ricevuto anche le visite pastorali di tutti i vescovi di Firenze: dopo Florit sono stati a Salvador Bahia anche il cardinale Giovanni Benelli, il cardinale Silvano Piovanelli, il cardinale Ennio Antonelli, il cardinale Giuseppe Betori.

Una storia che ha avuto tanti capitoli, con dei tratti comuni: il cammino parallelo tra annuncio del Vangelo e promozione umana, il forte coinvolgimento dei laici, i gruppi biblici nelle case a cui si è ispirata la tradizione fiorentina della catechesi degli adulti, il «trabalho conjunto» che ha visto nascere importanti forme di cooperazione sociale. Non c’è dubbio che in questi cinquant’anni la Chiesa fiorentina ha dato e ricevuto, insegnato e imparato.