Sono 55 i pellegrini della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che lunedì 9 maggio sono partiti per la Terra Santa, assieme all’arcivescovo Fontana e a una delegazione del seminario. Torneranno in Italia lunedì 16. Vivere insieme una forte esperienza spirituale nei luoghi segnati dal passaggio di Gesù e dei grandi personaggi biblici, ma anche testimoniare l’amicizia e la solidarietà della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ai cristiani della Palestina che sono i più colpiti dalla grave situazione sociale attuale. Questi gli scopi del viaggio che farà tappa a Betlemme, Nazareth e a Gerusalemme, diventata un punto di riferimento ancora più significativo per la diocesi dopo il gemellaggio sottoscritto con il Patriarca Latino Fouad Twall, lo scorso settembre. Il pellegrinaggio sarà l’occasione per rinsaldare questa amicizia. Domenica 15 maggio i fedeli aretini saranno a Gerico dove incontreranno la comunità cattolica nella parrocchia del Buon Pastore. In Terra Santa i pellegrini troveranno una realtà ancora scossa dall’uccisione dell’italiano Vittorio Arrigoni a Gaza. Una terra che dopo aver visto celebrare nella stessa settimana la Pasqua ebraica e quella dei cristiani di occidente e di oriente sente molto da vicino le tensioni siriane e del nord Africa. «Mentre noi abbiamo vissuto il triduo Pasquale in preghiera a Gerusalemme, i miei parrocchiani di Bet Jala e tutti gli altri cristiani di Betlemme e dei territori occupati sono dovuti restare nelle loro case. Solo a Bet Jala 900 cristiani latini su 1000 non hanno avuto il permesso dell’esercito israeliano per andare a pregare al Santo Sepolcro». Questo il racconto di don Mario Cornioli, sacerdote della diocesi di Fiesole, originario di Sansepolcro, che da anni è impegnato in Terra Santa e dallo scorso autunno è prete fidei donum in Palestina. Don Cornioli spiega la difficile situazione che anche a Pasqua i cristiani hanno dovuto subire in Terra Santa. «I cristiani di Nablus per la domenica delle Palme avevano avuto diversi permessi ma poi sono stati bloccati per quattro ore al check point sotto il sole. Tra loro c’erano alcuni che da 20 anni non avevano rimesso più piede a Gerusalemme». I cristiani in Palestina sono ridotti ad una minoranza sempre più piccola, anche per via di un esodo che negli ultimi anni sta particolarmente accelerando, assumendo una dimensione drammatica, tanto nei territori palestinesi che in quelli israeliani. Dal 1948 circa 230mila arabi cristiani hanno lasciato la Terra Santa, dalla guerra del 1967 è emigrato il 35% della popolazione cristiana palestinese e si ritiene che nel 2020 i cristiani rappresenteranno solo l’1,6% della popolazione totale. Questo fenomeno appare evidente soprattutto nei tre principali centri della Bibbia e del Cristianesimo: Gerusalemme, Betlemme e Nazaret. La popolazione cristiana di Gerusalemme è scesa dal 25% al 2% tra il 1840 e il 2002. Il nuovo pellegrinaggio, così come il gemellaggio tra la diocesi aretina-cortonese-biturgense e il patriarcato latino di Gerusalemme, rappresentano una risposta a tutto ciò. Un modo per dire «coraggio», siamo con voi.Lorenzo Canali