Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Cinquanta anni di vita per il Cenacolo di Montauto di Anghiari.

Era la primavera del 1958 quando programmando le attività estive dei giovani di Azione cattolica, cercavo un posto isolato, non lontano, per andarci durante l’estate con un gruppo di giovani. Qualcuno, non ricordo chi, mi disse «prova ai cappuccini di Anghiari perché loro (i cappuccini) vengono via ed il convento rimane vuoto». L’ultimo cappuccino a venire via fu padre Sisto. Dopo essermi informato dove fosse questo convento per me sconosciuto, inforcai la bicicletta e partii per verificare. Arrivato al ponte sul Sovara, vista come era in salita la strada che portava al Convento, lasciai la bicicletta. Tenendo conto che non era asfaltata nemmeno la strada che proseguiva per Arezzo non mi meravigliai dello stato precario di quella che andava al convento: era poco peggio di oggi. Il piazzale davanti al convento si presentava bene. La porta d’ingresso al chiostro invece era in cattivo stato e dagli spacchi si intravedeva il cortile con tante erbacce che incominciavano a crescere tra le lastre sconnesse del pavimento. Sullo stipite sopra la porta era scritta la massima «O penitenza o inferno». Il leccio secolare sulla sinistra della Chiesa che aveva ancora una ampia chioma di rami, richiamava tempi assai remoti. Si diceva che lo avesse piantato san Francesco. Mentre tutto il fabbricato appariva assai più recente. Cinquanta anni fa esatti finì una lunga storia e ne iniziò un’altra. Cambiarono il nome e le attività. Nacque il Cenacolo di Montauto. Come avvenne la trasformazione? I Duchi di San Clemente, proprietari della zona, e del Convento, dopo l’abbandono dei Cappuccini lo offrirono alle Religiose del Cenacolo, un ordine di origine francese, poco conosciuto fino ad allora da noi, impegnato soprattutto nella diffusione degli esercizi spirituali. Il vescovo Domenico Bornigia, accolse l’innovazione con entusiasmo oltre che con sensibilità pastorale. Seguì con attenzione i necessari restauri ed adattamenti, ed in poco il vecchio convento ritornò alla sua originale freschezza. Nel 1961 un bella famiglia di suore del Cenacolo apparve a Montauto. Iniziarono un intenso lavoro di rapporto e aggregazione cristiana con le famiglie circostanti. Tutta la diocesi accolse con soddisfazione questa struttura di cui c’era estremo bisogno ed i sacerdoti, le varie categorie di fedeli, dai giovani agli anziani, scelsero Montauto per i loro incontri pastorali ed organizzativi. È stata costante la intelligente gestione delle suore, attente a restauri anche gravosi del vecchio fabbricato, ma anche ideatrici di nuove soluzioni in armonia con l’ambiente esterno. Il Cenacolo è ormai conosciuto in Italia e fuori. La superiora attuale è svizzera e tra le suore spesso abbiamo trovato la presenza di persone che venivano da altre nazioni. Il bel centro di Montauto a cinquant’anni ne ha ne ha fatta molta di strada. Il cinquantesimo è l’occasione per rendere grazie a Dio per tutti i suoi doni, dei quali a volte nemmeno ce ne rendiamo conto, per ricordare tante persone che in questi anni sono passate da Montauto, ma anche l’occasione per rivedere il primato spirituale necessario agli uomini e alle donne, che i protettori di Montauto, a cominciare da san. Francesco, fino ai duchi di San Clemente, alle suore che sono venute da lontano, al vescovo Bornigia, che accolsero subito il Cenacolo di Montauto come un aiuto della provvidenza al nostro pellegrinaggio verso il Regno di Dio. Giacomo Babini Vescovo emerito di GrossetoIl programmaLe iniziative per i festeggiamenti del 50esimo anniversario dalla nascita del Cenacolo di Montauto prevedono venerdì 6 maggio, alle 21, la Lectio divina in due atti di don Dino Liberatori, biblista. Sabato 7 maggio a partire dalle 17 sarà la volta della rappresentazione realizzata dagli «Amici del cenacolo» dedicata a Madre Teresa «Pietra viva». Alle 19 la S.Messa presieduta dall’arcivescovo Riccardo Fontana.