Sono molto emozionata e ringrazio con grande affetto i fratelli Taviani per avere scelto di fare qui a Firenze la prima proiezione pubblica del loro film. La vittoria che ci hanno regalato, dopo 21 anni che l’Italia non vinceva a Berlino, è un’opportunità per tutti per uscire dalla crisi. Dobbiamo sostenere con forza che il cinema è una declinazione alta della cultura e non può essere assoggettata alle leggi del mercato. Con queste parole l’assessore alla cultura Cristina Scaletti ha accolto ieri sera sul palco dell’Odeon Paolo e Vittorio Taviani, nel corso della serata organizzata da Mediateca Toscana per la presentazione del loro film Cesare deve morire, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino, interamente girato nel carcere di Rebibbia, dove i detenuti rappresentano il Giulio Cesare di Shakespeare.I due registi hanno sottolineato entrambi il loro forte legame con Firenze (Paolo: Questo cinema fa parte dei ricordi della nostra infanzia. Qui abbiamo scoperto la magìa del cinema; Vittorio: Mi considero vostro concittadino, ho fatto il liceo qui, al Dante). E hanno raccontato poi la straordinaria esperienza di girare un film dentro il carcere. Siamo stati molto felici di prendere questo premio soprattutto per i detenuti, che si sono affidati a noi, considerandoci dei fratelli. E lo abbiamo dedicato a loro. La scoperta dell’arte è stata per loro straordinaria e dolorosa al tempo stesso. Intepretavano sentimenti che avevano conosciuto. L’assassinio, la morte, la congiura, il potere, erano tutti eventi che appartenevano al loro passato.