Cultura & Società
Cinema: Golden Globe, miglior film e regia a “Oppenheimer” di Nolan
Per la Tv, vincono “Succession” e “The Bear”
“Oppenheimer” di Christopher Nolan è il film dell’anno e i Golden Globe lo hanno appena ratificato. I premi della stampa estera a Hollywood, considerati l’anticamera degli Oscar, incoronano il colossal sul fisico che ha guidato il “Progetto Manhattan” con cinque statuette di peso: film drammatico, regia, attore protagonista Cillian Murphy, non protagonista Robert Downey Jr. e la bellissima colonna sonora composta da Ludwig Göransson
Non c’erano dubbi, lo andiamo dicendo dallo scorso agosto: “Oppenheimer” di Christopher Nolan è il film dell’anno e i Golden Globe lo hanno appena ratificato. I premi della stampa estera a Hollywood, considerati l’anticamera degli Oscar, incoronano il colossal sul fisico che ha guidato il “Progetto Manhattan” con cinque statuette di peso: film drammatico, regia, attore protagonista Cillian Murphy, non protagonista Robert Downey Jr. e la bellissima colonna sonora composta da Ludwig Göransson. “Oppenheimer” è stato tra i grandi dominatori al botteghino nel 2023 insieme all’altrettanto inarrestabile “Barbie” di Greta Gerwig. Nolan ha firmato probabilmente il suo film più imponente, stratificato, coinvolgente, e i riconoscimenti iniziano ad arrivare. Ora bisognerà attendere il 23 gennaio per capire l’orientamento degli Academy Awards.
È stato inserito nella categoria commedia – i Golden Globe, a differenza degli Oscar, separano i film tra drama e comedy, assegnando così più riconoscimenti – “Povere creature”, il visionario film di Yorgos Lanthimos, Leone d’oro a Venezia80, che nella notte dei Golden Globe ha conquistato due statuette pesanti, miglior film e attrice protagonista Emma Stone, in una performance davvero superlativa, che sembra già ipotecare il suo secondo Oscar dopo quello per “La La Land” nel 2017.
Una delle categorie molto attese per l’Italia era quella per il miglior film in lingua straniera: eravamo in corsa con “Io capitano” di Matteo Garrone, già Leone d’argento a Venezia80. Il Golden Globe è andato al favorito “Anatomia di una caduta” di Justine Triet (Francia), vincitore della Palma d’oro a Cannes76. Negli Stati Uniti l’opera della Triet è stata molto apprezzata, al punto da competere ai Golden Globe con quattro candidature forti; tra i riconoscimenti che porta a casa c’è anche la miglior sceneggiatura. Va detto, però, che ai prossimi Oscar l’opera della Triet non rappresenterà la Francia, che concorrerà con “The Taste of Things”, e questo offre più possibilità all’opera di Garrone. Certo, gli “avversari” sono agguerritissimi: “Perfect Days” (Giappone, di W. Wenders), “Fallen Leaves” (Finlandia, di A. Kaurismäki) e “The Zone of Interest” (Regno Unito, di J. Glazer). La fatidica cinquina sarà svelata il 23 gennaio.
Nella categoria Comedy, due titoli in evidenza. Anzitutto la rivelazione “The Holdovers. Lezioni di vita” di Alexander Payne, di cui abbiamo parlato di recente richiamando il racconto di formazione sul tracciato de “L’attimo fuggente” (1989), che ha conquistato a mani basse due premi importanti: attore protagonista Paul Giamatti e attrice non protagonista Da’Vine Joy Randolph. Il film vede così la strada sempre più spianata verso la partita dei prossimi Oscar. E poi c’è il fenomeno “Barbie” della regista Greta Gerwig, che il Festival di Cannes ha già scelto come prossima presidente di giuria. “Barbie” vince ai Golden Globe, ma non sbanca: conquista “solo” la statuetta per la nuova categoria miglior incasso al botteghino e per l’ottima canzone “What Was I Made For?” di Billie Eilish.
Tra i restanti riconoscimenti, da ricordare la miglior attrice drammatica per Lily Gladstone (“Killers of the Flower Moon”), che entra nella storia come prima nativa americana a ottenere il premio, e la miglior animazione “Il ragazzo e l’airone” del regista giapponese Hayao Miyazaki.
A Los Angeles non è andata in scena solo la notte dei premi del cinema, ma anche delle produzioni Tv tra serie e miniserie. E a uscire vincitrici sono due serie apprezzatissime dalla critica e dal pubblico: “Succession” (Hbo, Sky) e “The Bear” (FX, DisneyPlus). La prima, categoria drama, si è imposta senza rivali con il suo gran finale, la quarta e ultima stagione; creata da Jesse Armstrong, “Succession” ha ottenuto il titolo di miglior serie dell’anno e per gli interpreti Kieran Culkin (attore protagonista), Sarah Snook (attrice protagonista) e Matthew Macfadyen (non protagonista). Un po’ a sorpresa è rimasta a mani vuote la rivelazione del 2023 “The Last of Us” (Hbo, Sky), come pure “The Diplomat” e “The Crown” (targate Netflix). A ben vedere, “The Crown” incassa il premio per l’attrice non protagonista, Elizabeth Debicki, per l’intenso ritratto di Lady Diana Spencer.
Nella sezione comedy, nessun ostacolo per la seconda stagione di “The Bear” di Christopher Storer: ha portato a casa il titolo di miglior serie e per i protagonisti Jeremy Allen White e Ayo Edebiri. Riconoscimenti meritatissimi per una serie scritta, diretta e interpretata magnificamente. Ancora, per le miniserie vince tutto un po’ a sorpresa “Lo scontro” (“Beef”) prodotta da Netflix, che conquista le statuette per miglior miniserie e gli attori Steven Yeun e Ali Wong. Ci dispiace, e non poco, che siano state totalmente ignorare le valide “Lezioni di chimica” (Apple TV+) e “Daisy Jones & The Six” (Prime Video). Infine, è stato premiato anche il miglior show stand-up comedy andato al geniale britannico Ricky Gervais, all’umorismo irriverente e corrosivo messo in campo in “Armageddon” (Netflix).