Vita Chiesa

Cina, speranze e fatiche della Chiesa «clandestina»

Le fatiche, gli sforzi per il dialogo e la riconciliazione e le speranze della Chiesa in Cina, raccontate da chi le vive ogni giorno in prima persona. È quanto sta accadendo in questi giorni (fino al 10 settembre) a Triuggio, in provincia di Milano, dove 150 partecipanti sono stati invitati per il VII colloquio europeo dei cattolici sulla Cina, che si svolge ogni tre/quattro anni in Paesi diversi. Quest’anno l’organizzazione è toccata al Pime (Pontificio Istituto missioni estere), che ha riunito studiosi ed esperti da Europa, Usa, Taiwan, Hong Hong e Cina continentale. Ecco una testimonianza.

A RISCHIO SCISMA? La Chiesa in Cina “rimane ancora a rischio scisma” perchè “il governo cinese vuole cambiare la struttura cattolica con una nuova legge, in nome della democratizzazione. Ad esempio, i vescovi sono richiesti di obbedire alla Conferenza nazionale dei rappresentanti cattolici”. A parlare è ZANG WONG (un nome di fantasia per tutelarne la sicurezza), prete della cosiddetta “Chiesa clandestina” che svolge le attività in parallelo con la Chiesa ufficiale, le cui nomine sono gestite dal governo, come pure le attività. Vive “nell’unico posto accettato dal governo per amministrare la Chiesa clandestina”, una ottantina di sacerdoti, circa 100.000 fedeli.

QUALCOSA È CAMBIATO? Negli ultimi anni qualcosa è cambiato, c’è più apertura, ma le difficoltà sono ancora tante. “Non abbiamo una identità riconosciuta davanti alla società cinese – ha spiegato – perchè non vogliamo accettare le condizioni che il governo cinese ci impone, che sono contrarie alla nostra fede, e mettono in pericolo il legame con il Santo Padre. Siamo clandestini, ma abbiamo la Chiesa pubblica dove possiamo celebrare tranquillamente la messa, anche se sotto controllo. La vita dei preti clandestini è senza alcuna sicurezza, in ogni momento c’è pericolo di essere arrestati dalla polizia”. La messa, ha continuato, “si celebra anche nelle famiglie e si mangia e dorme nelle famiglie dei fedeli. Non abbiamo un luogo privato per studiare o per riposarci: siamo sempre in cammino nel nostro rispettivo territorio, non abbiamo macchina, viaggiamo con i mezzi pubblici. Da me ci sono 5 chiese da amministrare e una cinquantina di posti da visitare”. Anche i seminari clandestini “sono sempre a rischio chiusura, in qualsiasi momento” eppure i seminaristi, “spesso in pericolo di essere arrestati, sono sorprendentemente colmi di pace e di gioia”.

CHI CERCA LA FEDE. Tra le particolarità della vita pastorale, ha raccontato, “ai cattolici cinesi piace il sacramento della confessione, la notte di Natale ho confessato per 9 ore”. I motivi dell’avvicinamento di tanti cinesi alla fede sono diversi: il fatto che “nelle città gli intellettuali e gli studenti universitari cercano la verità e il senso della vita perchè avvertono un grande vuoto spirituale”. Ma anche per ragioni più curiose, come le abitudini tradizionali o le esperienze di guarigione. “La cultura cinese è pervasa di paure e superstizioni religiose – ha detto -; la gente rivolge un culto agli antenati e agli spiriti custodi della famiglia, demoni che assumono ruoli diversi, controllano le persone. In ogni famiglia della mia parrocchia c’è una persona indemoniata , noi sacerdoti dobbiamo cacciare via i demoni, anche se in questo campo non siamo formati in seminario. Se una persona o famiglia viene liberata molti vicini o parenti che vedono si convertono alla Chiesa”. Riguardo alla ricerca di esperienze di guarigione, ha precisato, “a questi fedeli dobbiamo sempre dire che la croce di Gesù ha un suo valore preminente e ogni malattia una sua ragione. Così i cattolici cinesi potrebbero passare da una religione naturale al vero cristianesimo”.

I TRE PRINCIPI. Il vescovo della diocesi a cui appartiene Zang era stato invitato dal Papa nel 2005 per il Sinodo ma non gli fu dato il passaporto. Il dialogo con il governo è ripreso nel giugno 2006, anche se vengono poste ancora condizioni, come accadde ad esempio sulle modalità dei funerali di un vescovo, per paura “dell’ampia risonanza locale e internazionale”. Secondo Zang, la Chiesa clandestina, conoscendo bene la situazione politica, mantiene saldi tre principi: “Non partecipare in nessun modo all’associazione patriottica dei cattolici cinesi, anche se è questa l’unica condizione per ottenere il riconoscimento della nostra identità sacerdotale da parte del governo; mantenere un dialogo amichevole con i dirigenti locali dell’ufficio affari religiosi; cercare l’amicizia dei preti della comunità ufficiale, cercando di capire i loro sentimenti e desideri”. “Seguiamo la posizione del Santo Padre -ha ricordato – c’è una sola Chiesa cattolica in Cina, sebbene scorra in due correnti, e i cattolici di tutte e due sono uniti dalla stessa fede, in obbedienza al Papa. Siamo convinti che si può testimoniare la fede in diversi modi, secondo le situazioni, senza cadere nella tentazione di accusarci a vicenda. Lo sforzo e le energie maggiori vanno indirizzate all’evangelizzazione e al servizio del popolo cinese “.a cura di Patrizia Caiffa