Amnesty international ha deplorato la sentenza emessa ieri da un tribunale di Lhasa, che ha condannato a morte Losang Gyaltse e Loyar, due tibetani che avevano preso parte alle proteste del marzo 2008, perchè giudicati colpevoli di omicidio. Altre due persone sono state condannate a morte con sospensione della pena per due anni e un quinto imputato è stato condannato all’ergastolo. La Corte suprema del popolo riesaminerà le condanne a morte. Amnesty international chiede che siano commutate. Secondo un portavoce del tribunale di Lhasa, una delle due condanne a morte con sospensione della pena per due anni riguarda Tenzin Phuntsog, che ha ammesso le proprie colpe dopo l’arresto. Amnesty teme che la confessione possa essere stata estorta con la tortura. I tribunali cinesi normalmente ritengono ammissibili prove ottenute in questo modo, afferma. Già 76 persone erano state condannate per le proteste del marzo 2008, per incendio, saccheggio, rissa, disordini, interruzione di pubblico servizio, distruzione di beni dello stato e furto e almeno 7 persone per spionaggio o divulgazione illegale di notizie riservate a un’organizzazione o a una persona all’estero. Di oltre 1000 persone arrestate 13 mesi fa non si hanno notizie. Le autorità di Pechino sostengono che i manifestanti uccisero 21 persone. Fonti tibetane affermano che la successiva repressione fece oltre 100 morti.Sir