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CHIUSE SEI CLINICHE PER ABORTI CON FALSI MEDICI CINESI: DUE ERANO A PRATO E UNA A FIRENZE

Si praticavano anche aborti clandestini nelle sei cliniche abusive scoperte in città di Emilia, Toscana e Veneto, grazie a indagini della squadra mobile della Questura di Piacenza, che ha denunciato 10 persone, tutte cinesi, per abuso di professione medica. Per una interruzione di gravidanza la cifra richiesta sarebbe stata di circa 4000 mila euro, mentre altri interventi, sembra molto richiesti da donne cinesi, riguardavano la ‘restituzione della verginità’. Le cliniche sono state scoperte a Modena, Reggio Emilia, Padova, Firenze, e Prato (due).

Agenti di queste città e della mobile di Piacenza, coordinati dalla Direzione centrale anticrimine, hanno compiuto sopralluoghi, hanno denunciato chi svolgeva abusivamente la professione medica e hanno identificato 13 persone, tutti pazienti cinesi in attesa di essere visitati. In alcuni casi donne in attesa di essere sottoposte ad aborto e bambini bisognosi di visite pediatriche. Gli ambienti erano fatiscenti: a Firenze una clinica sarebbe stata addirittura allestita in un vecchio magazzino adiacente ad un supermercato cinese. All’interno di alcuni locali sono stati sequestrati strumenti medici e anche spilloni, usati forse per gli aborti. L’indagine era partita da Piacenza lo scorso anno quando la squadra Mobile aveva avviato una serie di accertamenti in un paio di appartamenti della città dove si facevano massaggi a luci rosse. Poi gli accertamenti avevano portato a due presunti killer cinesi che avevano ‘gambizzato’ due connazionali a Brescia e alla scoperta di bische clandestine e di bande attive nello spaccio di droga. Una di queste cliniche abusive in precedenza era stata scoperta anche a Milano.

“Si è trattato di indagini particolarmente complesse – ha spiegato il questore di Piacenza, Piero Innocenti, in una conferenza stampa in cui è stata illustrata l’operazione – perché i nostri investigatori hanno dovuto muoversi in un ambiente particolarmente omertoso”. L’ambulatorio clandestino individuato nel modenese (a Mirandola) conteneva un piccolo letto ginecologico artigianale in legno, un ecografo, varie attrezzature mediche (divaricatori, pinze, soluzioni fisiologiche, farmaci, siringhe monouso, deflussori) oltre a quattro quaderni manoscritti in lingua cinese, un libro scientifico, un computer e due cellulari.

Il sindaco di Mirandola, Luigi Costi, ha ringraziato gli agenti che hanno “stroncato un turpe mercato, una terribile attività illegale che metteva a grave repentaglio la dignità e la vita delle donne. L’episodio – ha rilevato – è la conferma di quanto sia complessa la strada dell’integrazione degli immigrati, e di come purtroppo, accanto ai tanti stranieri che vengono a cercare un onesto lavoro, ci siano ancora troppi soggetti che invece arrivano per delinquere”. Ma questa “brillante operazione – ha sottolineato il sindaco – è tuttavia la prova della fermezza e continuità con le quali le forze dell’ordine operano per far rispettare la legalità”. (ANSA).