Prato

Chinatown, al tavolo anche le parti sociali

di Damiano Fedeli

Maroni lo ha annunciato: venti uomini delle forze dell’ordine in più a Prato (vedi sotto). Ma anche l’istituzione di un tavolo permanente sulla sicurezza che si dovrà occupare del contrasto all’illegalità. Di cui faranno parte anche le parti economiche e sociali.Con il compito, ha spiegato il ministro dell’Interno, di «analizzare la situazione e studiare interventi mirati», su cui il Governo potrà anche destinare delle risorse, «che saranno prese dai fondi confiscati alla criminalità organizzata».«È una cosa giusta. Con una visione d’insieme di tutti del problema, si potrà agire in maniera più concreta», commenta il presidente dell’Unione industriale, Riccardo Marini. A una settimana dal maxiblitz in via Rossini, si va facendo strada la proposta del Sindaco Cenni di un distretto dove le ditte cinesi regolari si riforniscano di tessuti non più dalla Cina, come ora, ma, di miglior qualità, dalle ditte pratesi. Marini si dice scettico: «La vedo molto difficile, non è una strada semplice. Una qualche integrazione economica va cercata, certo, e bisogna arrivare a realizzarla. I passi vanno fatti un po’ per volta: pensare però che ci possa essere un’integrazione totale penso sia abbastanza ambizioso, quantomeno difficile. Dopo vent’anni dove è stato permesso ai cinesi di fare qualsiasi cosa, oggi è venuto il momento dove certe cose non sono più concesse. Il livello di sopportazione era stato ampiamente superato. Per avere un’emersione ci vogliono tutti gli elementi concomitanti: un controllo accurato, una spinta verso la legalità. Chi ha voglia di restare rimarrà, altrimenti cercherà altri lidi».Proprio sul blitz della settimana scorsa, si sono registrate le polemiche, fra gli altri dei deputati Pd Antonello Giacomelli e Andrea Lulli, che hanno parlato di spot elettorale», aggiungendo che «nessuno mette in dubbio la necessità della legalità, e sarà presto presentata un’interrogazione al ministro del Tesoro per sapere quante aziende cinesi pagano le tasse. Quello che non va è speculare sul malcontento per colpire solo i povericristi». Mentre Riccardo Mazzoni, coordinatore provinciale del Pdl ha lodato il «progetto concreto per far uscire Prato dall’emergenza immigrazione, grazie all’impegno del governo nazionale e alla politica di fermezza e responsabilità portata avanti dalla nuova giunta comunale di centrodestra».Ma, ancora, le associazioni di categoria che saranno tra breve parte attiva della partita per la legalità, cosa ne pensano di operazioni come quella della settimana scorsa? Luca Giusti, presidente di Confartigianato Prato, sostiene: «Il rispetto della legalità, è scontato, interessa a tutti. Le aziende devono operare nel rispetto delle leggi. E su questo siamo tutti d’accordo. Però aggiungiamo che la repressione, di per sé, da sola, non può fare altro che esasperare. Un progetto che non abbia altro obiettivo che quello di reprimere non è completo. Occorre operare dove la legalità non c’è, ma anche perché la ricchezza del pronto moda cinese abbia una ricaduta anche su Prato. Ci vuole insomma un progetto più ampio e un inizio di integrazione nel ciclo produttivo pratese. Ovviamente questo ha bisogno di un intervento politico nazionale. Se sul milione di metri di stoffa al giorno utilizzati dalle aziende tessili cinesi, una fetta, anche un 20%, fosse prodotta a Prato e non d’importazione come è adesso, sarebbe un’ottima ricaduta su tutto il distretto».Il segretario della Cisl Stefano Bellandi, segretario della Cisl, mette in guardia: «Quando si dice di rendere più conveniente vendere i nostri prodotti ai cinesi, bisogna stare attenti. Cosa vuol dire? Lavorare in nero?». «Certo – prosegue – è impossibile che i cinesi possano lavorare qui in quelle condizioni: bisogna ripristinare le condizioni di vita di questi lavoratori, con un lavoro decoroso per chi vuole uscire dal mercato nero. Poi, occorre stabilire un clima di reciprocità, con il lavoro e la sua qualità alla base. Crea amarezza, altrimenti, la sola caccia al cinese. Chi paga sono sempre i disgraziati che si spostano da un padrone all’altro, dal momento che l’espulsione si è dimostrata praticamente impossibile. Il rammarico è per come vivono queste persone. La prima cosa di cui tener conto è la persona. Averle viste scappare in pigiama, in lacrime, a due passi da qui, fa effetto, vi assicuro».(dal numero 4 del 31 gennaio 2010)

 

Maroni in città: venti uomini in più a PratoEntro quindici giorni le Forze dell’ordine a Prato potranno contare su venti uomini in più. Sempre entro due settimane si costituirà un tavolo permanente sulla sicurezza, che si dovrà occupare del contrasto all’illegalità e di cui faranno parte anche (vedi l’articolo in questa pagina), anche le parti sociali ed economiche. Lo ha annunciato il ministro Roberto Maroni che è venuto in città martedì 26 per rinnovare il Patto per Prato sicura 2010. Nel dettaglio arriveranno: otto poliziotti, sette carabinieri e cinque agenti della Guardia di Finanza. Questi avranno «una specializzazione mirata al contrasto della criminalità organizzata». In realtà da Prato la richiesta di uomini era di cinquanta unità. Per questo il provvedimento è stato ribattezzato dal sindaco Cenni «un rinforzino». Arriveranno anche tecnici dei servizi ispettivi del Ministero del lavoro per controllare il rispetto delle norme su sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro. Il nuovo patto per la sicurezza è stato firmato da Maroni con il nuovo prefetto Maria Guia Federico, il vicepresidente della Regione Toscana Federico Gelli, il presidente della Provincia Lamberto Gestri e il sindaco Roberto Cenni. Per Gestri occorre «mettersi al lavoro per costruire altri patti che devono vedere tutti protagonisti per la regolazione, attraverso accordi internazionali, dei flussi immigratori; per l’emersione delle imprese cinesi e la collaborazione con le nostre; per la regolarizzazione dei lavoratori-schiavi, per la riqualificazione urbanistica di pezzi di città importanti, come il macrolotto zero, la Chinatown pratese, su cui davvero possiamo sperimentare progettualità mai utilizzate». La Provincia di Prato con la sottoscrizione del patto, ha messo a disposizione 40mila euro per il rifinanziamento del «fondo speciale» destinato al contrasto dell’illegalità.Il sindaco Cenni ha commentato invece «È molto confortante che lo Stato voglia esserci e non è escluso il ricorso a interventi in funzione delle specificità che possiamo trovare sul territorio, anche a nuove leggi necessarie a risovere la questione».