Nella storia della Chiesa fiorentina, accanto alla testimonianza esemplare di tanti sacerdoti, che hanno fatto la storia nobile della Chiesa nel nostro tempo, si trovano anche episodi dolorosi di orrendi crimini commessi a danno delle persone che si erano filialmente affidate ai loro pastori. Siamo qui perché non vogliamo nasconderci questa terribile realtà, e vogliamo farlo nello spirito e nelle forme proprie della preghiera. Con queste parole l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha spiegato il senso della veglia che ieri sera ha visto la Chiesa fiorentina riunita nella basilica della Santissima Annunziata (testo integrale omelia). Un incontro di preghiera nell’imminenza della Pentecoste, per invocare il dono dello Spirito Santo, ma anche con uno sguardo particolare alla dolorosa vicenda che ha colpito la diocesi di Firenze e ai gravi delitti commessi da Lelio Cantini, che nel 2008 è stato condannato dal Papa per abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori e per abuso nell’esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze. Per Cantini è stata decretata la dimissione dallo stato clericale e l’obbligo di dimora vigilata.La veglia di ieri dunque faceva parte di quel lungo cammino che ha visto emergere, nella memoria delle vittime, le incredibili storie avvenute tra le mura di una parrocchia fiorentina negli anni ’70 e ’80 e che ha portato tutta la diocesi a una sofferta e dolorosa presa di coscienza. Memore di questi fatti, dunque, la Chiesa fiorentina ha spiegato l’Arcivescovo si è riunita per un atto di penitenza e di purificazione, in riparazione delle offese perpetrate, per chiedere la conversione dei peccatori e la riconciliazione delle vittime e per sperimentare la grazia della rigenerazione delle comunità ecclesiali in una rinnovata speranza. Betori ha citato vari passaggi degli interventi fatti in più occasioni, su questi argomenti, da Benedetto XVI e da Giovanni Paolo II. È importante – scriveva ad esempio l’attuale Pontefice nella Lettera ai cattolici d’Irlanda – stabilire la verità di ciò che è accaduto in passato, prendere tutte le misure atte ad evitare che si ripeta in futuro, assicurare che i principi di giustizia siano pienamente rispettati e, soprattutto, guarire le vittime e tutti coloro che sono stati colpiti da questi crimini abnormi.Nel ricercare una luce che permetta di discernere nell’oscurità generata dalle colpe di alcuni tra noi ha affermato l’Arcivescovo di Firenze- mi sono di sostegno le parole usate in varie occasioni dal Santo Padre, che convintamente e sentitamente faccio mie. Queste parole indicano un cammino di rinascita, ha concluso Betori, affermando anche da parte della diocesi l’impegno a rimuovere le cause che hanno permesso nel passato che questi crimini potessero accadere, a spronarci a una custodia più attenta dei bambini, dei ragazzi e dei giovani, a impegnarci a una pronta reazione di fronte a ogni delitto, a farci vicini a quanti soffrono per le offese subite, a sostenere l’impegno di rinascita delle comunità ferite da questi tragici eventi, a promuovere una testimonianza sempre più rigorosa del Vangelo.Al centro della serata, la recita del Rosario. Momento significativo, le intenzioni di preghiera proposte da rappresentanti del laicato, del clero, del seminario, delle persone che hanno sofferto a causa di questi delitti Rivolgiamo a Dio, per l’intercessione di Maria è stata la loro invocazione – il nostro grido di dolore e di supplica perché mai più nella Chiesa fiorentina possa ripetersi il male commesso da suoi indegni ministri, perché la Chiesa sappia vigilare, discernere, riconoscere il male che può annidarsi anche tra i pastori e tra tutti i suoi membri; perché siano evitate omissioni e distrazioni, la verità sia affrontata con coraggio anche se dolorosa e scomoda, rimuovendo e giudicando con decisione chi provoca scandalo; perché si rifugga da ogni forma di abuso sulle coscienze nel governo pastorale e da falsi misticismi; perché la fine di un incubo segni ora l’inizio di un cammino di redenzione e le vittime del male non siano lasciate sole ma trovino accanto a loro una Chiesa che le aiuti a ricostruire ciò che, magari anche involontariamente, si lasciò che potesse venire distrutto.