Lettere in redazione
Chiesa e Ici, polemiche senza senso
L’esenzione Ici sono applicate fin dal 1992 con una legge del governo Amato che riconosce la funzione pubblica dei beni ecclesiastici e si applicano a tutte le confessioni religiose e agli enti non profit che svolgono attività, anche commerciali, di rilevanza sociale.
La Chiesa già paga l’Ici per gli immobili affittati o per attività commerciali senza finalità sociali, ma sarebbe assurdo tassare molteplici soggetti sociali di ispirazione religiosa o laica, particolarmente attivi nelle attività culturali ed educativi e nell’assistenza ai più poveri e disagiati. Qualcuno ha dimenticato che anche organizzazioni come l’Arci godono di agevolazioni fiscali ed è giusto che sia così.
Se lo Stato dovesse gestire le innumerevoli opere di assistenza e di promozione sociale create dalla Chiesa cattolica quando gli costerebbe? Queste riflessioni se le pongono moltissimi italiani.
Il modo migliore, caro Rossi, per disinnescare la polemica sui «privilegi» a cominciare dall’Ici di cui godrebbe la Chiesa cattolica è quello di illustrare la legislazione vigente in materia, far parlare gli esperti e riportare così la questione ai dati reali, diradando il polverone sollevato con ricorrente falsità da alcune forze politiche dell’attuale maggioranza, non sufficientemente contrastate dalle altre componenti della coalizione o per lo meno non in via ufficiale, e da alcuni organi di stampa, soprattutto da «Repubblica».
In quest’ottica si colloca il nostro primo piano (Ici e Chiesa, nessun buco nelle casse dei Comuni) del n. 31 a pagina 2 che analizza con l’aiuto di un autorevole commercialista tutta la questione e fa vedere che le esenzioni di cui godono gli enti ecclesiastici che tra l’altro sono solo il 4% del totale degli esenti sono quelle di cui beneficiano tutti gli enti no profit che svolgono attività sociali. Serve quindi un’opera di chiarimento e di trasparenza che comporta, tra l’altro, il far conoscere sempre meglio quanto la Chiesa con le sue varie istituzioni ha fatto e sta facendo in Italia e nei Paesi emergenti, a cominciare dall’uso del gettito dell’8 per mille. Ultimamente per il Perù, stremato dal terremoto, la Cei ha stanziato, e subito inviato, un milione di euro prelevato dal bilancio dell’8 per mille. Ma questo quanti giornali lo scrivono? È opportuno però anche chiederci con serietà il perché di queste ricorrenti campagne che trovano stimolo e sponda anche in iniziative europee, come la recente presa di posizione della Commissaria alla concorrenza che è giunta all’assurdo di accusare le nostre mense Caritas, che godono di alcune esenzioni, di concorrenza sleale nei confronti…. dei ristoranti!
E il motivo sono parole del card. Bertone è il tentativo di «distruggere la credibilità di istituzioni ecclesiali che sono, guarda caso, tra le più presenti e radicate nella società italiana e le più attive nel curare le ferite». Si vuole così presentare la Chiesa sempre e solo come centro di potere. È una realtà di cui bisogna, come cattolici, prendere atto per reagire, certo sempre nel nostro stile, ma con fermezza, evidenziando tra l’altro che son sempre parole del card. Bertone «delegittimarci è pericoloso per tutti» perché in una società pluralista il rispetto reciproco è fondamentale per una serena convivenza e le stesse contrapposizioni, anche forti, non possono mai prescindere dalla verità dei fatti.