I beni culturali oggi possono essere per la Chiesa un prezioso strumento di nuova evangelizzazione e di percorsi significativi per il Progetto culturale. Ma occorre fare scelte precise e destinare risorse. Servono figure capaci di compendiare preparazione storica e teologica e linguaggi della comunicazione, una sorta di intermediatori culturali. In tale prospettiva sarebbe utile la collaborazione tra enti ecclesiali e università. Ne è convinto l’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori, che ieri sera ha tenuto una relazione all’Università Internazionale dell’Arte su L’Arte nella comunicazione del messaggio cristiano: un ruolo ancora possibile?. Per mons. Betori, l’erosione dei simboli cristiani operata dal processo di secolarizzazione ha reso opachi codici un tempo limpidissimi, con la conseguenza che gli strumenti impiegati per secoli dalla Chiesa per comunicare rischiano oggi di essere muti. Di qui la necessità che la parola in questo caso l’immagine della fede sia non solo ridetta, ripetuta, ma ripensata. Occorre pertanto trovare i modi per riattivare il potenziale comunicativo dei beni culturali ecclesiastici spazzando via la cenere della musealizzazione che li sta ricoprendo e riaccenderne l’attualità. Una comunicazione, avverte mons. Betori, che non può essere improvvisata. Per questo la Chiesa deve individuare una propria via e superare la frattura creatasi nel Novecento con l’arte e gli artisti. Due, le iniziative intraprese. La rivista Luoghi dell’infinito (inserto mensile del quotidiano Avvenire) e, soprattutto, la pubblicazione del nuovo Lezionario della Cei, promosso dallo stesso Betori, che raccoglie in nove volumi le letture dell’Antico e del Nuovo Testamento da proclamare durante la Messa, le cui illustrazioni si ricollegano all’idea teologica di icona. Grazie all’opera di alcuni accreditati artisti italiani contemporanei, tra cui Angelo Casciello, Mario Ceroli, Arnaldo Pomodoro, nel Lezionario – i cui primi tre volumi sono già stati pubblicati, tre sono in fase di pubblicazione e gli ultimi in fase di composizione coesistono le principali poetiche stilistiche e le principali correnti culturali dell’arte contemporanea. Un’operazione che per il presule rientra a pieno titolo nel Progetto culturale che vede da circa un decennio la Chiesa italiana in dialogo con i diversi ambiti della cultura contemporanea. In questo orizzonte conclude mons. Betori – , il Progetto culturale segna un’importante presa di coscienza da parte della Chiesa. Resta però la parte forse più difficile: il fatto che questa presa di coscienza sia, oltre che forte, diffusa.Sir