Pisa

Chiamati a rispondere a Dio

di Tommaso Strambi

La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone perché mandi operai per la sua messe. Mai come oggi, forse, questo passo del vangelo di Luca risuona attuale. Nei seminari, come nei conventi, il numero dei giovani in cammino verso l’ordinazione presbiterale o la vita consacrata è progressivamente diminuito; e così non sempre è possibile assicurare un sacerdote in tutte le parrocchie. E sempre più spesso i pochi presbiteri sono chiamati a seguire più comunità. Una situazione che non risparmia neppure la nostra diocesi. Anche se – come sottolinea il direttore del Centro diocesano vocazioni don Francesco Bachi – «vogliamo coltiviamo motivi di di speranza». Una speranza rappresentata dai sei persone che negli ultimi due anni (tre nel 2003 e tre nel 2004) hanno varcato il grande portone del Seminario di Santa Caterina. «Mentre altri giovani – aggiunge don Roberto Filippini rettore del Seminario – in questi anni si sono affacciati al Seminario: alcuni di questi condividono con noi la preghiera del venerdì, si fermano a dormire e sfruttano il sabato per frequentare qualche corso allo Studio teologico interdiocesano o per fermarsi a riflettere e pregare in Seminario». Il SeminarioLa comunità del seminario è composta da dieci giovani e meno giovani, due dei quali hanno già terminato la frequenza ai corsi dello Sti e devono solo completare la tesi di baccalaureato. I seminaristi alternano la formazione filosofico-teologica allo Sti al tirocinio pastorale all’interno di alcune parrocchie. «In Seminario – spiega infatti don Roberto Filippini – i seminaristi ricevono una formazione culturale, ma anche spirituale, grazie agli incontri di preghiera e di ascolto della parola di Dio, il confronto con il padre spirituale don Severino Dianich e lo sviluppo di una vita interiore che costituisca una solida base per il futuro ministero. Diamo molto valore alla vita comunitaria come esercizio di tutte quelle doti e virtù necessarie per diventare prete, uomo che tesse relazioni e cura la comunione dei credenti. E al tirocinio pastorale che i seminaristi sono chiamati a svolgere nelle parrocchie loro assegnate fin dal secondo anno, sotto la guida e l’accompagnamento di parroci esperti».E questo perché – come ha ricordato nel suo intervento alla recente assemblea generale dei vescovi italiani monsignor Italo Castellani, titolare della diocesi di Lucca – i seminaristi devono essere «persone dotate di una personalità ben strutturata da un punto di vista relazionale». L’attività del Centro vocazioniLa «la messe è molta e gli operai sono pochi». Per questo per don Francesco Bachi è importante «continuare a pregare, ma anche offrire delle occasioni di riflessione per i tanti giovani che frequentano le nostre parrocchie o i gruppi giovanili». Tra queste proposte ci sono i week-end che, a partire dal prossimo fine settimana, ogni mese, verranno organizzati nel seminario arcivescovile di Santa Caterina (confronta box in basso), ma anche il monastero invisibile, un’esperienza di preghiera e di condivisione aperta a tutti sul web. Sì, sulla rete delle reti, dove liberamente ciascuno può esprimere le proprie riflessioni o i propri dubbi e trovare delle risposte da un gruppo di sacerdoti, religiosi o religiose. E sono tante le domande che settimanalmente o quotidianamente vengono poste sul forum presente sul sito «Vieni e seguimi» (www.pernasoft.net/hosted/vienieseguimi/main.php) aperto su internet dal Centro diocesano vocazioni. Iniziative che intendono favorire l’incontro dei giovani con Gesù. «Un elemento decisivo per la maturazione vocazionale – osserva monsignor Diego Coletti, delegato della Conferenza Episcopale toscana per le vocazioni – è dato dalla possibilità che deve essere offerta a tutti e soprattutto ai giovani di incontrare personalmente e direttamente il Signore Gesù. È proprio questo incontro che ha cambiato la vita di innumerevoli persone e ha permesso a tutti coloro che hanno fatto una vera scelta cristiana di esprimere nella risposta alla chiamata tutto il valore della propria libertà sollecitata dalla presenza viva del Maestro e del Salvatore». Matrimoni più consapevoliMa le vocazioni in crisi non sono solo quelle di speciale consacrazione. Anche quella alla vita matrimoniale presenta delle difficoltà. Tanto che per monsignor Coletti «la gente continua a sposarsi in chiesa non come risposta ad una vocazione cristiana e sponsale, ma per consuetudine passivamente accettata e persino subita». E in questo quadro assumono importanza gli itinerari di preparazione al matrimonio che vengono proposti sia nei vicariati in cui si divide la diocesi come nelle parrocchie. Ma anche gli incontri per giovani sposi e fidanzati proposti dall’ufficio di pastorale familiare della diocesi, guidato da don Luca Volpi e da una coppia di sposi. Il prossimo è in programma proprio questo sabato (3 dicembre) a Villa Borghini. E una particolare attenzione alla formazione dei giovani sposi sarà dedicata anche dall’Azione Cattolica, che proprio in questi giorni sta predisponendo un progetto ad hoc.