Opinioni & Commenti
Chi vince e chi perde nello scontro sull’immigrazione
Nel frattempo l’Italia dibatte sulla questione del voto agli immigrati, chiedendosi più che altro chi ha vinto e chi ha perso in questa battaglia politica. Probabilmente, dicono i commentatori, ha vinto Fini, che è riuscito ad accreditare il suo partito come espressione di una destra moderna e illuminata. Forse ha vinto Bossi che ancora una volta è riuscito a non farsi buttare fuori dal Governo. Sicuramente ha vinto Berlusconi, che è riuscito a tenere insieme i pezzi della sua maggioranza. D’altra parte, non si può negare che abbia vinto anche l’opposizione che ha avuto gioco facile nell’evidenziare le crepe nel centrodestra.
Hanno vinto un po’ tutti, come succede spesso in politica. O meglio, in questa politica nostrana dove le idee vengono pesate e valutate non per il loro contenuto ma per il contesto in cui nascono, cercando di ogni proposta le ragioni nascoste, i retroscena, i pettegolezzi, e analizzando tutto in funzione dei giochi di potere: a chi fa comodo una certa legge, a chi porta voti, chi ne trae profitto nei sondaggi di gradimento?
Se ci pensiamo bene, nel dibattito che ha seguito la proposta di consentire agli immigrati regolari di votare alle elezioni amministrative, la cosa veramente triste è stata che in pochi si sono posti l’unica domanda importante: è giusto o non è giusto? E mentre tra Tunisi e Lampedusa si allunga la lista dei dispersi, mentre a scuola i nostri bambini hanno amici che si chiamano Fouad, Samia, Juan, mentre cerchiamo disperatamente una badante somala o polacca disposta ad accudire i nostri genitori anziani, mentre il nostro vicino ci consiglia, per rifare l’intonaco alla facciata, quel muratore kossovaro che lavora tanto bene, la questione dell’immigrazione continua ad essere motivo di scontro ideologico o di calcolo tattico. Un gioco in cui tutti vincono e la politica perde.