E’ la provocazione che Papa Benedetto XVI lancia ai partecipanti al Convegno di Verona e a tutti i fedeli riuniti nello stadio Bentegodi per la celebrazione Eucaristica. Questo è anche l’interrogativo sotteso agli orientamenti pastorali per questo decennio («Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia»). E’, infine, la domanda che ogni catechista, annunciatore e quindi, ogni cristiano, si pone in relazione alla propria identità e alla propria missione.Ci viene nuovamente in aiuto il Papa: «La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana dalla nostra vita, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi col Battesimo: siamo chiamati, infatti, a divenire donne e uomini nuovi, per poter essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo».Proprio in forza del Battesimo noi siamo «eletti», destinatari di un grande dono di Dio che comporta una chiara, nuova identità personale. Essa non dipende dal numero, dai risultati, dai criteri sociali di appartenenza e nemmeno da un comportamento retto che potrà casomai esserne un frutto, ma ci impegna a prendere sul serio il mondo, evitando la disincarnazione che talvolta si insinua nei nostri percorsi pastorali. «Ci spinge – ha detto il Vescovo di Verona in apertura del Convegno, padre Flavio Roberto Carraro – a non temere di affrontare il nostro secolo, di sentirlo nostro, di rendere sistematico un dialogo appassionato e creativo con esso, e di nutrire simpatia con tutto ciò che sa di umano».Ecco allora che il catechista, l’evangelizzatore, diviene «compagno di viaggio», narratore di una storia che è diventata anche la nostra storia e che da due millenni, si racconta attraverso coloro che l’hanno scritta con il proprio sangue e, nel contempo, si dice nelle nostre mancanze e nei nostri limiti, in un continuo rimando di esempio e di debolezza che solo in Cristo, crocifisso e Risorto può non creare contraddizione e scandalo.E’ questo il senso del cammino percorso dalla Chiesa italiana in questi primi anni del decennio, dando attuazione agli orientamenti pastorali, come ha spiegato a Verona don Franco Giulio Brambilla. «La scelta prioritaria della missionarietà della parrocchia, con l’accento posto sul primo annuncio, l’iniziazione cristiana, la domenica, la parrocchia per dare un volto evangelizzatore alla testimonianza ecclesiale».E’ questo, in ultima analisi, il senso della vocazione dei laici nella missione della Chiesa: resistendo alla tentazione di «clericalizzarsi» e a quella, simmetrica, di immergersi totalmente nel mondo, senza alcun riferimento alla comunità, essi vivono il loro cammino spirituale che è «tutt’uno con la loro responsabilità di trasformare la vita, stando dentro le ricchezze e le contraddizioni del mondo». «La Chiesa ha bisogno dei laici – ha affermato Paola Bignardi durante il Convegno ecclesiale – Per far sentire il profumo del Vangelo, occorre essere vicini alle persone. Solo così si può mostrare la bellezza di una vita vissuta da cristiani e si può collocare la parola evangelizzatrice nella conversazione quotidiana, nei dialoghi brevi, quando il Vangelo può diventare luce sulle gioie e le speranze, le fatiche e le sofferenze di ogni giorno».La formazione diviene allora un impegno irrinunciabile per le nostre Chiese locali, che si prendono cura in questo modo della qualità della testimonianza cristiana, permettendo ai laici di fare sintesi tra l’impegno pastorale e la vita nelle realtà del mondo. Su questo aspetto, la nostra diocesi si è già mossa, offrendo semplici, ma significative risposte. Dalla formazione dei formatori, a quella delle nuove generazioni: è quanto ha sottolineato il cardinale Camillo Ruini nel suo intervento conclusivo. «L’iniziazione cristiana si presenta oggi alle nostre Chiese come una sfida cruciale e come un grande cantiere aperto, dove c’è bisogno di dedizione e passione formativa ed evangelizzatrice, di sicura fedeltà e, al contempo, del coraggio di affrontare creativamente le difficoltà odierne».Silvia Mancini