Vita Chiesa
Charles de Foucauld: Pani, “testimone di dialogo e profeta di fratellanza universale”
Il deserto “dove egli viveva in adorazione davanti al Santissimo Sacramento, il proprio ‘tesoro’. Era la presenza e l’umiltà di Dio, ma anche il sacramento dell’amore. Aveva scelto di ‘prendere posto il più vicino possibile a Gesù di Nazaret, fra gli ultimi, anche se si trattasse di essere nascosto e ‘inutile’ nell’immensità del deserto”. A delineare il ritratto di Charles de Foucauld , definito da Benedetto XVI “una esegesi vivente della Parola di Dio” e beatificato il 13 novembre 2005, è Giancarlo Pani, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, nell’ultimo numero (4.125) in uscita sabato e anticipato al Sir.
Dopo una giovinezza “sregolata”, l’amore per l’Africa, la “avventura” in Marocco fingendosi ebreo, i cui frutti furono un’imponente opera scientifica, insieme geografica, militare e politica, pubblicata in due volumi: Itinéraires au Maroc (1887) e Reconnaissance au Maroc (1888)13 che gli valsero la medaglia d’oro della Société de géographie di Parigi. L’esperienza in Marocco ne fa “una persona nuova, responsabile, attenta all’essenziale, aperta ai valori, soprattutto libera, capace di dimenticare sé stesso per gli altri”.
Poco dopo la conversione, che non fu “un colpo di fulmine”, e il suo modello: la vita umile e nascosta di Gesù a Nazareth. Ordinato presbitero il 9 giugno 1901 si imbarcò per l’Algeria, finalmente giunse a Béni-Abbès (a circa 1.200 km a sud di Algeri), dove celebrò la prima messa nel Sahara, edificò una cappella e iniziò a occuparsi dei poveri. Tra i predoni si era però sparsa la voce che fratel Charles nascondesse denaro e armi. Intorno all’eremo, egli aveva costruito un fortino per proteggere le persone che vi abitavano, ma con un inganno i predoni riuscirono a entrarvi: uno gli sparò, ma nella povera dimora non trovarono quasi nulla. Quando fu ucciso, era solo, ed è stato ignorato da tutti.
La sua lezione, conclude Pani è che “il valore del dialogo interreligioso non è il proselitismo, ma la testimonianza”. Una testimonianza che, ha detto Papa Francesco: “Ha fatto bene alla Chiesa”.