Toscana
C’era una volta il medico di famiglia
C’era una volta il medico condotto. In campagna girava col calesse, in città con la bicicletta. Poi con la lambretta o l’utilitaria. Soprattutto nei paesi era un’istituzione. Insieme al prete, al sindaco e al maresciallo dei carabinieri. Nel suo lavoro faceva l’internista, il dentista, l’ostetrico. Nel tempo questo lavoro è cambiato. E, di riforma in riforma, siamo arrivati al medico di famiglia. Che, spesso, non si trova, visita a domicilio di rado. Oggi, in Toscana, potremmo essere alle porte di un’altra rivoluzione. La sigla di questa riforma – se volete anche un po’ freddina – è «Aft» che sta a significare «Associazioni funzionali territoriali». Cosa significa? Che medici di famiglia, ma anche medici di guardia medica, specialisti e infermieri lavoreranno in equipe dentro ambulatori dedicati sui quali poggerà gran parte della futura assistenza sul territorio. La riforma è il frutto di un accordo che darà gambe operative a quanto già previsto dal contratto nazionale dei medici di medicina generale. L’accordo sarà firmato nella nostra regione tra fine settembre e l’inizio di ottobre – così assicurano le fonti regionali – e poi, nel giro di alcuni mesi, partirà la fase operativa in tutta la regione. Promotori dell’iniziativa l’assessore alla sanità Luigi Marroni e dal segretario regionale della Fimmg (federazione italiana medici di medicina generale) Vittorio Boscherini.
E per dare concretezza al risparmio due dati forniti dal segretario della Fimmg. Un ricovero costa in media oltre 3500 euro, un paziente curato dal medico di base costa in media 382 euro all’anno. I medici di base in Toscana sono in totale 2850. Nella nostra regione ci sono già circa 1.000 medici attivati su questo versante. Perché l’esperienza delle associazioni di medici è già partita da tempo, anche se in via sperimentale, soprattutto con la «sanità di iniziativa», e quindi in riferimento ad alcune particolari patologie, come diabete e scompenso cardiaco. Da dove si comincerà? Sicuramente da Firenze – fanno sapere dall’assessorato – ma anche in molte altre zone, un po’ a macchia di leopardo.
La scheda
Le AFT dovrebbero interessare un’area tra i 25-30 mila abitanti per i quali saranno in servizio 20-25 medici che garantiranno assistenza ai cittadini ogni giorno della settimana dalle 8 alle 24 e permetteranno un’integrazione fra vari medici di medicina generale, medici di guardia medica, ma anche specialisti e infermieri.
In queste nuove strutture i medici di famiglia lavoreranno in equipe e nomineranno un coordinatore, che avrà il compito di essere il trait d’union anche con le altre strutture sanitarie, ospedale in primis.
La nuova organizzazione, che ricalca quella già prevista dall’Accordo collettivo nazionale, consentirà al paziente di avere una continuità assistenziale sette giorni su sette.
Nei nuovi presidi si potrà inoltre avere la possibilità di accedere con facilità a una diagnostica di primo livello per fare esami o radiografie.
«L’assistenza territoriale – scrive Mugnai nella premessa della sua interrogazione urgente – è un servizio garantito ai cittadini dal Sistema sanitario nazionale che comprende i medici di famiglia (medici di medicina generale), il servizio di guardia medica, il sistema di emergenza-urgenza territoriale (118) e la diffusione ambulatoriale per le prestazioni diagnostiche». «Si apprende – continua il consigliere – dalla comunicazione istituzionale dell’assessore alla salute che i soggetti sopra richiamati entreranno a far parte di associazioni funzionali territoriali (Aft), che secondo le comunicazioni avranno sede nelle Case della Salute». I dubbi di Mugnai sono molteplici: «Sempre dalle comunicazioni istituzionali dell’assessorato – ricorda infatti il Vicepresidente della Commissione sanità – la trattativa sull’accordo avrebbe riguardato soltanto un sindacato medico (la FIMMG, Federazione Italiana Medici di Medicina Generale)». Per di più: «In questa riorganizzazione, il servizio di guardia medica sarà cancellato totalmente». Mugnai ricorda «le parole usate dall’assessore Marroni sulle comunicazioni riguardanti la spending review e cioè che a fronte di riorganizzazioni dettate da ristrettezze economiche deve essere garantita l’invarianza dei servizi per i cittadini». Per questo ritiene «opportuno capire la ratio della riorganizzazione».
Anche tra i medici chi avanza dubbi e perplessità sulla proposta degli Aft. In primo luogo, uno dei sindacati dei medici di famiglia. «La fissa di intruppare i Medici è arrivata anche da noi in Toscana – afferma Sergio Baglioni, Responsabile Nazionale del Centro Studi Nazionale dello Snami – dove vogliono sperimentare delle nuove strutture, chiamate incautamente “ospedaletti di quartiere”, a discapito della attuale organizzazione. Invece di migliorare il Sistema Sanitario attuale e potenziarlo si vorrebbe dare un colpo di spugna ad un modello che funziona, anche se perfettibile, rischiando così di buttare il bambino con l’acqua sporca. Agendo così e millantando la concertazione si fa finta di ignorare che la stragrande maggioranza dei medici non è rappresentato da quel Sindacato che fa gli accordi con la parte pubblica, anzi non si sottolinea che tutti quanti ne prendiamo pubblicamente le distanze».