Vita Chiesa

C’era una volta il Corpus Domini

di Francesca Lippi

Il Corpus Domini, il momento per eccellenza dell’adorazione del Corpo di Cristo, il popolo che si raduna intorno all’eucarestia a formare un corpo unico con lei. Un giorno in cui si ricordano e si riscoprono antichi riti e tradizioni, in cui la fede si manifesta nella sua fisicità. Il Corpus Domini è un incontro di anima e corpo, in una fusione unica. La spiritualità si fa materia, si umanizza, prende forma e si concreta in ogni uomo, avvicinando Dio alla gente, alla sofferenza, al dolore, ma anche alla gioia, alla letizia, alla felicità. La storia della Chiesa è piena di miracoli legati all’eucarestia, basti ricordare quello di Lanciano, dell’anno 750, quando l’ostia si convertì in carne e il vino in sangue, e quello di Bolsena quando l’ostia grondò sangue. Ma oggi cos’è cambiato nel Corpus Domini, come vive la gente la processione durante la quale il Corpo di Cristo viene portato nelle strade? Le tradizioni hanno lasciato il posto all’indifferenza?

«L’aspetto fisico della fede una volta era molto sentito, oggi è recuperato attraverso i simboli. La liturgia stessa fa uso di cose che possiamo vedere, sentire, toccare, perché l’uomo è anche materia, e la materia non è un ostacolo per arrivare a Dio» spiega padre Valerio Mauro, Cappuccino del Terz’Ordine Francescano di San Carlo, docente di teologia sacramentaria alla Facoltà Teologica per l’Italia Centrale. «Nell’essere umano – prosegue – c’è un miscuglio di forze che allontanano da Dio, ma altre che lo riavvicinano. La dimensione corporea è buona davanti a Dio, ma è l’uso sbagliato che ne fa l’uomo che lo allontana dal Signore».

Quando fu formalizzato il culto eucaristico?

«Nel 1264 da Papa Urbano IV con la bolla Transiturus: il miracolo che contribuì a far prendere questa decisione al papa, fu quello di Bolsena».

Cos’è cambiato oggi nel Corpus Domini?

«La differenza sostanziale per me è questa. Una volta il Corpus Domini era la manifestazione di una fede condivisa da tutti, oggi è la testimonianza di una comunità che si trova di fronte ad una società più indifferente a queste manifestazioni. Mentre un tempo tutte le parrocchie facevano la processione del Corpus Domini, oggi si tende a riunire, soprattutto nelle grandi città, tutti i fedeli in cattedrale. È questione di numeri… anche se nei paesi piccoli la tradizione è più salda ed ogni parrocchia continua a fare la sua processione».

Il papa ha fatto una nuova enciclica sull’eucarestia, cosa c’è di nuovo?

«Il papa ha ribadito la tradizione, dando una dimensione mariana all’eucarestia. Il pane dopo la preghiera eucaristica non è più tale, perché è diventato il corpo di Cristo, anche se nulla è cambiato nell’ostia, nulla di dimostrabile logicamente, intendo. Eppure tutto è cambiato, perché la fede riconosce in quel pane il corpo di Cristo, ma la sua presenza non dipende dal nostro riconoscimento di fede, è un mistero. Il senso della processione del Corpus Domini è dato da quel pane consacrato, in cui i credenti riconoscono la presenza del Signore e la testimoniano in questo modo».

Miracoli eucaristici: quelle ostie intatte da quasi tre secoliMolti non lo sanno, o non lo ricordano, ma la Toscana è anche terra di miracoli eucaristici. Due, in particolare, gli eventi sovrannaturali legati all’eucarestia di cui si tramanda la memoria. Il più antico riguarda la chiesa di Sant’Ambrogio, a Firenze, dove in una cappella è conservato il sangue di Cristo effuso nel 1230. Fu il prete Uguccione, cappellano delle monache benedettine, a rinvenire alcuni grumi di sangue rappreso in un calice che il giorno prima, dopo la comunione, aveva omesso di asciugare devotamente. Avendo capito di trovarsi di fronte a un fatto sovrannaturale, il prete raccolse il sangue con tutta la cura possibile e lo ripose all’interno di un’ampolla in cui ancora oggi è conservato. Il racconto di questo evento richiamò numerosi fedeli in questa chiesa. A questo fatto se ne aggiunse un altro, nel 1595, che contribuì ad aumentare la pietà eucaristica dei fedeli. Durante un incendio, la pisside che conteneva le ostie consacrate si rovesciò ma le particole, anziché bruciare, si unirono in una sorta di piccolo disco che fu riposto in un vaso.

L’altro importante miracolo eucaristico avvenuto in Toscana ha per cornice la chiesa di San Francesco a Siena, dove nel 1730 alcuni ladri trafugarono una pisside che conteneva circa 200 ostie. Le particole furono ritrovate tre giorni dopo all’interno della cassetta delle elemosine posta nella chiesa di Provenzano, ancora intatte, e così sono rimaste fino ad oggi. Le numerose e ripetute analisi chimico-fisiche compiute dagli specialisti hanno ogni volta confermato che si tratta di ostie non adulterate che, tuttavia, non sono soggette ad alcun processo di marcescenza. Nella festa del Corpus Domini, le particole vengono portate in processione fino al Duomo.

Ecclesia de Eucharestia. L’enciclica del Papa sull’Eucarestia