Toscana
Centro missionario francescano: Un «regolamento etico» per le adozioni a distanza
di Riccardo Bigi
«Il nostro impegno – aggiunge padre Daniele, uno dei responsabili del Centro Missionario Francescano – è fare in modo che tutto sia gestito nella massima chiarezza e trasparenza. Per questo abbiamo cercato di mettere nero su bianco alcune regole, che impegnano sia chi fa un’offerta, sia noi che facciamo da tramite, sia chi la riceve».
Il progetto di adozioni a distanza riguarda la zona del Chaco, nel sud-est della Bolivia: una regione abitata principalmente dalla popolazione indigena dei Guaranì. Qui i frati della Provincia toscana operano da molti anni (erano presenti già prima della fondazione del Vicariato apostolico, nel 1918) e dalle loro fila viene anche l’attuale vescovo di Camiri, padre Leonardo Bernacchi, nato a Chiusi della Verna. È una delle zone più povere del Sud America: molti villaggi sono privi di acqua e corrente elettrica, e spesso gli uomini vanno a cercare lavoro in città, disgregando i nuclei familiari. I missionari francescani hanno svolto, fin dal loro arrivo, un’opera di evangelizzazione e promozione umana, cercando di dare speranza e dignità.
Le «adozioni a distanza» hanno costituito uno degli strumenti più efficaci in questo senso, ma hanno portato anche alcuni problemi. «A volte succede – spiega Maurizio Passanti – che chi fa l’adozione pensi al bambino come al suo bambino. Molti ci chiedono di inviare, insieme ai soldi, anche regali personali: ricordo una signora che voleva a tutti i costi inviare un peluche gigante. Senza rendersi conto che, oltre alle difficoltà e ai costi della spedizione di questi oggetti, si rischia anche di creare invidie e gelosie da parte degli altri bambini».
Il sostegno economico, poi, può essere interpretato da chi lo riceve come un «vitalizio», che ingenera forme di assistenzialismo e spinge la famiglia ad adagiarsi. «Sia chi dona, sia chi riceve – sottolinea padre Daniele – deve essere soggetto attivo, e non passivo: deve essere consapevole e responsabile, accettare alcune regole etiche e impegnarsi perché l’adozione diventi occasione di crescita per tutti. Aderire al progetto non significa fare elemosina, ma dare un contributo per offrire a tanti bambini e alle loro famiglie la possibilità di un futuro migliore».
Oltre alla adozione individuale, il progetto propone anche forme di «adozione comunitaria»: consiste nel sostenere la vita e la crescita dei ragazzi di un villaggio, di una scuola o di hogar («casa famiglia»). Il sostegno raggiunge tutti i bambini, attraverso servizi comunitari (pasti, cure mediche, istruzione, mense scolastiche…). «Un tipo di sostegno a distanza – spiega Passanti – più semplice da gestire e più corrispondente a criteri di equità e giustizia».
LA SCHEDA
Il «Codice etico» sottoscritto dal Centro Missionario Francescano e dall’associazione Obiettivo Francesco definisce alcune semplici norme di comportamento per il progetto di adozioni a distanza attivato nel sud-est della Bolivia, che si avvale localmente del lavoro dei missionari francescani e di altri religiosi e laici presenti nella zona.
Il codice comporta la collaborazione di quattro realtà: Innanzitutto il Centro Missionario Francescano, che si impegna a valutare le modalità di sostegno più adatte, individuare i referenti locali, verificare periodicamente le condizioni di vita dei bambini. Quindi i sostenitori (i cosiddetti «padrini» e «madrine») ai quali viene chiesto di seguire con continuità il progetto, di comunicare in anticipo la volontà di sospendere la propria adesione, di concordare con il Centro eventuali donazioni aggiuntive, di non comunicare ai bambini e alle loro afmiglie il proprio recapito, per evitare richieste estranee a quanto stabilito. Ai referenti locali del progetto è affidato invece il compito di valutare il modo più giusto e responsabile di amministrare il denaro, in base alla situazione concreta di ciascuna famiglia e al contesto in cui il bambino vive; tra le «regole» per i referenti, quella di gestire la corrispondenza con riservatezza, per non far nascere invidie, e di valutare con attenzione le richieste delle famiglie. Alcune norme etiche, infine, riguardano i genitori o i tutori del bambino beneficiario dell’adozione a distanza: ad esempio l’impegno ad assicurare al bambino la necessaria istruzione, evitare comportamenti non responsabili (come l’abuso di alcol), impegnarsi a garantire, attraverso il lavoro, buone condizioni di vita alla famiglia.