Cento anni sono passati da quando fu fatta per la prima volta la proposta di dedicare un’intera settimana alla preghiera per l’unità dei cristiani. Cento anni ricchi di cambiamenti, di crescita nella fede comune. Passo dopo passo, insieme, cristiani di diverse confessioni, ci siamo aiutati a vicenda a comprendere meglio il Vangelo. Oggi certamente ci conosciamo e ci rispettiamo molto di più. Cento anni sono pochi rispetto ai mille delle nostre divisioni ma sono bastati per farci imparare almeno a pregare insieme. L’ideatore e promotore dell’Ottavario di preghiera per l’Unità dei cristiani fu, nel 1908, un americano: il reverendo Paul Wattson della Chiesa Episcopaliana (cioè la Chiesa anglicana americana). All’epoca l’iniziativa fu lanciata nella convinzione «che l’Unità dei credenti serve alla missione propria della Chiesa ed è orientata all’evangelizzazione, anzi è una condizione perché il mondo creda». Col passare degli anni l’adesione all’Ottavario di preghiera è cresciuta grazie anche ad altre persone come l’abbé Couturier e ad organismi delle chiese come il Consiglio Ecumenico delle Chiese (che ha sede a Ginevra) e al Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani. Ogni anno viene scelto un versetto biblico particolare e viene affidato ad un gruppo ecumenico, di nazioni sempre diverse, il compito di preparare i testi da porre all’attenzione di tutte le comunità cristiane che vorranno unirsi alla preghiera. Quest’anno, per celebrare il Centenario, la Settimana è preparata da un gruppo americano. Da New York è partita l’idea e da New York viene rilanciata quest’anno con la sottolineatura di ciò che ne è il fulcro: imparare a pregare come Gesù ci ha insegnato.Negli Stati Uniti, come nell’Europa del Nord, l’ecumenismo è parte integrante della pastorale ordinaria. Non ha bisogno di essere spiegato: è scontato. In molte comunità locali negli Stati Uniti quasi tutte le chiese e i loro pastori o ministri partecipano ai Consigli di Chiese: protestanti, anglicani, ortodossi, afro-americani storici e cattolici. Significativamente impegnati nel contesto locale di base sono anche gli uomini e le donne chiamati dalle comunità ecclesiali locali, regionali o nazionali, a dirigere programmi ecumenici o a ricoprire l’incarico di delegati ecumenici o staff di organismi specializzati. Ogni anno, in una città diversa, essi sponsorizzano il National Workshop on Christian Unity e promuovono la Settimana di preghiera per l’unità nelle proprie comunità di origine. Istituiti consorzi fra seminari, college e università di stampo religioso che promuovono la partecipazione dei loro studenti, in formazione per il ministero ordinato, ad alcuni corsi che si svolgono nelle istituzioni accademiche di confessione diversa: si facilita così la recezione del lavoro portato avanti dal Movimento ecumenico. Tali consorzi si trovano nelle più grandi aree metropolitane. Il lavoro del gruppo di impegno ecumenico localeIn comunione con questi fratelli e sorelle anche il piccolo Gruppo di impegno ecumenico della nostra città ha ripreso i suoi incontri quindicinali a partire dal mese di ottobre. Gli incontri, aperti a chiunque abbia piacere di partecipare, si tengono presso la chiesa valdese, via Derna 13, a martedì alterni alle 21.15. Quest’anno le riunioni sono state particolarmente vivaci e partecipate. Sono stati affrontati temi scottanti di attualità, come le reazioni nel mondo protestante alle cinque risposte della Congregazione per la Dottrina della fede in materia ecclesiologica o all’andamento e alle successive risonanze della terza assemblea ecumenica europea tenutasi a Sibiu, in Romania, nello scorso settembre. Nel mese di dicembre si è cominciato ad approfondire il tema della preghiera così come ce la presenta la Prima lettera ai Tessalonicesi dell’apostolo Paolo.