Vita Chiesa
Cento anni di Giovanni Paolo II, ricordo di Giovannetti: gigante della fede e uomo simpatico
Giovannetti oggi vive ad Arezzo, sua diocesi di origine. E, come tutti, in questo periodo di pandemia è rimasto a casa. Risponde al telefono ed è ben felice di parlare. Il vescovo ha infatti ricordi ancora vividi e molto precisi di Woytjla. Anche del modo «rocambolesco» che portò il pontefice polacco a salire sul colle lunato fiesolano. «Ero a Roma – ricorda Giovannetti – per la mia seconda “visita ad Limina” insieme ai miei confratelli toscani. Era la mattina del 13 giugno 1986. Avevo in programma il colloquio personale. Pochi giorni prima era stato annunciato che il Papa sarebbe venuto a Firenze il 18 ottobre».
Il vescovo, durante il dialogo, quando ne ebbe l’occasione lanciò l’idea. «Gli dissi: Santo Padre visto che viene a Firenze potrebbe salire anche a Fiesole che è la “madre” della diocesi fiorentina. Mi rispose che sarebbe venuto volentieri e di chiedere a monsignor Monduzzi, l’incaricato delle visite papali. Dipende da lui la parte organizzativa, concluse il Papa. Non persi tempo. E cercai subito l’incaricato papale, lo incontrai. Mi disse che se il Papa desiderava venire anche a Fiesole per lui non c’erano problemi. A quel punto non rimase altro che mettersi d’accordo con il segretario». Così nacque la visita a Fiesole. Un giorno davvero speciale. «Ricordo la meraviglia di Giovanni Paolo II – aggiunge il vescovo emerito di Fiesole – quando entrò nell’anfiteatro romano colmo di persone, sia sulle gradinate che nel prato, per assistere alla concelebrazione eucaristica.
Un’emozione profonda. E poi in piazza lo spettacolo di una bellezza unica: i giovani che sventolavano i fazzoletti colorati per salutare il Papa che poi sarebbe sceso a Firenze per la seconda parte della visita». Giovannetti ha incontrato di nuovo Giovanni Paolo II, molte altre volte. «Mi ha sempre salutato con grande affetto – continua –, ricordando quel giorno fiesolano. La memoria era una delle sue caratteristiche: ricordava nitidamente luoghi, persone, nomi».
Ma oltre all’aspetto umano, Giovanni Paolo II è stato un Papa davvero unico. «Il suo magistero – sottolinea il vescovo – è stato totale, immenso. Fatto di parole e, soprattutto, di gesti. È stato un grande papa che ha vissuto uno dei pontificati più lunghi nella storia della Chiesa. Ha espresso questa grandezza con le sue visite a tutti i popoli del mondo, nelle periferie del pianeta. Il suo è stato un magistero fatto di presenza. Ed è anche un papa santo». Di Woytjla, Giovannetti ricorda anche «il clima gioioso che pervadeva i grandi incontri, in particolare con i giovani, presente e futuro della terra».
Monsignor Giovannetti è anche presidente di una organizzazione che è nata con lo scopo di sostenere la Terra Santa e i cristiani che lì vivono. «La fondazione – spiega il vescovo – porta il nome di Giovanni Paolo II proprio per esprimere profonda gratitudine a questa immensa figura di Papa che aveva come caratteristica anche quella del dialogo». Un valore che è dentro la fondazione nella quale lavorano persone provenienti da realtà e matrici culturali anche diverse, da esperienze di vita e di lavoro molto articolate ma unite dal desiderio e dalla determinazione di operare concretamente in favore dei cristiani e di tutte le popolazioni che vivono nel Medio Oriente.
Infine, un ultimo flash. «Ricordo ancora la celebrazione di insediamento di Giovanni Paolo II, il 16 ottobre 1978». Giovannetti era vescovo dall’8 aprile. Ed era a Roma. «Le sue parole al mondo: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” racchiudono il senso del suo pontificato, il cuore della speranza. Spalancare le porte a Cristo, per lui, ha significato aiutare chi ha più bisogno. E in questo – conclude Giovannetti – si rispecchia anche la missione della fondazione: saper incontrare Gesù nell’uomo che vive».