Europa
Cei: Zuppi, è il momento di una nuova Camaldoli europea
“Il nazionalismo è in contraddizione con il Vangelo”. “Finalmente si muovono passi per la pace”, “speranza per dialogo tra Ucraina e Russia”

“È l’ora di primerear e non di balconear”. Prendendo a prestito i neologismi creati da Papa Francesco, il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha rilanciato una proposta, già avanzata durante la Settimana Sociale di Trieste, di “una Camaldoli europea, con partecipanti da tutta Europa, per parlare di democrazia ed Europa”. “Abbiamo visto entusiasmo a Trieste, alla Settimana Sociale, nel prendere l’iniziativa nel senso della pace, dell’Europa, della democrazia”, ha detto il cardinale. “Mi pare che, nei nostri ambienti, specie tra i giovani, ci sia voglia di dare un contributo in linea con il Vangelo, la nostra storia, il pensiero sociale della Chiesa. È il momento!”. “Ottant’anni fa, il 9 maggio 1945, finiva la Seconda guerra mondiale sul suolo europeo”, ha ricordato il presidente della Cei. “Data da ricordare e che fa pensare. Anche perché il fantasma di una nuova guerra mondiale si è aggirato negli ultimi anni e il Papa l’ha denunciato”. “Quella guerra è stata il frutto della follia nazionalista della Germania nazista e dell’Italia fascista”, l’analisi. “Oggi il male del nazionalismo veste nuovi panni, soffia in tante regioni, detta politiche, esalta parte dei popoli, indica nemici. Il suo demone non è amore per la patria, ma chiusura miope ed egoistica, che finisce per intossicare chi se ne rende protagonista e le relazioni con gli altri”. “Il nazionalismo è in contraddizione con il Vangelo”, ha ribadito Zuppi. “Per questo i Padri fondatori dell’Europa presero l’iniziativa dell’unificazione europea. L’Europa è una terra arata dal cristianesimo. Non rivendichiamo un’Europa confessionale, ma da credenti siamo a casa nostra nel processo europeo e vogliamo dare il nostro peculiare contributo sull’esempio dei santi Cirillo e Metodio per un’Europa che può respirare bene solo con i due polmoni”. “Dobbiamo investire nel cantiere dell’Europa, che non sia un insieme di istituzioni lontane, ma sia figlia di una lunga storia comune, sia madre della speranza di un futuro umano, non rinunci mai a investire nel dialogo come metodo per risolvere i conflitti – la proposta della Chiesa italiana – per non lasciare che prevalga la logica delle armi, per non consentire che prenda piede la narrazione dell’inevitabilità della guerra, per aiutare i cristiani e i non cristiani a mantenere vivo il desiderio di una convivenza pacifica, per offrire spazi di dialogo nella verità e nella carità”.
“Guardiamo con attenzione e speranza al possibile dialogo tra Ucraina e Russia, mentre auspichiamo che questo possa segnare una nuova stagione per tutti quei Paesi – tra cui Stati Uniti, Europa e Cina – che, a vario titolo, sono coinvolti nella ricerca della pace”, ha detto poi Zuppi. “Finalmente si muovono passi per la pace!”, ha esclamato. “Questa ha bisogno di dialogo, come ha sempre chiesto Papa Francesco con commovente insistenza. Troppo si è disprezzato il dialogo tra governi, mentre le sedi internazionali d’incontro sono state svuotate di significato e prestigio, a partire dall’Onu”. Secondo Zuppi, “il linguaggio, quello internazionale e quello della comunicazione, è divenuto molto duro, aggressivo, mirando a colpire o screditare più che a creare le basi del dialogo. Parole come armi e parole senza o con poca verità”. Di qui la necessità di “vincere la babelizzazione dei linguaggi, frutto dell’egocentrismo nazionale, personale e di gruppo”, perché “i messaggi di violenza, le immagini di guerra, l’esaltazione della forza o del vincente, il disprezzo per il debole hanno effetti sulla mentalità e i comportamenti. Talvolta i giovani, deprivati di modelli e maestri, sono recettori indifesi di questo modo di vivere”. Le Chiese, invece, “che nascono e crescono nell’ascolto, anche nell’umiltà della vita delle nostre comunità, sono generatrici di donne e uomini di pace” e “non lavorano per sé”. “Formare cristiani spirituali e responsabili non è compito confessionale, ma è nostro dovere e soprattutto servizio al mondo, anche a chi non crede o professa altre religioni”.
“Guardiamo con interesse lo sforzo del Governo italiano nel suo intento di connettere la crescita di responsabilità europea al dialogo intra-occidentale per la ricerca di una pace giusta e duratura e l’indispensabile visione multilaterale nella soluzione dei conflitti”, ha poi aggiunto. “Nel grande confronto globale, solo un’Europa unita può preservare l’umanesimo europeo”, la tesi del cardinale. “Diversi sono i modi di intenderlo, ma è la ricchezza dell’Europa, con la centralità della persona. Questo è un nodo centrale, nonostante visioni relativistiche e individualistiche vorrebbero far perdere la memoria del Vecchio Continente”. “Persona e comunità si esprimono nella cura e nei legami: la vita nascente, i fragili, gli anziani tanto emarginati”, ha proseguito Zuppi. “La libertà della persona è anche servire gli altri”. “Ciò che soffriamo in Europa è la mancanza di pensiero a tanti livelli: si urla ma non si propone pensando”, la parafrasi di Paolo VI, che nella Populorum Progressio “invitava a pensare insieme il futuro”. “La via della pace è sempre quella del dialogo, che oggi assume anche i connotati del multilateralismo”, ha osservato il presidente della Cei, secondo il quale “l’indebolimento delle strutture internazionali diventerà presto per tutti causa di maggiore incertezza e non certo di maggiore sicurezza. Senza luoghi in cui dialogare in modo sincero e costruttivo, le singole posizioni si irrigidiscono e tendono a imporsi con la violenza. Anche su questo la Chiesa può tornare a essere maestra di umanità”.
“Siamo in un momento internazionale delicato. Trepidiamo per la situazione in Medio Oriente e temiamo per la fragile tregua su Gaza. Bisogna che tutti rispettino gli accordi”. È l’appello del card. Matteo Zuppi. “Ci viene da Papa Francesco un grande insegnamento: non dimenticare il dolore”, ha commentato il cardinale. “Ci sono guerre all’interno di un popolo, come in Sudan, nel nord del Congo e, nelle ultime ore, in Siria, Paesi – tra l’altro – in cui l’impegno ecclesiale italiano è importante”. “Seguiamo con trepida attenzione quanto avviene in Ucraina, sottoposta a bombardamenti e attacchi sistematici”, ha proseguito il presidente della Cei. “Ogni giorno le sirene rompono le notti che vorremmo tranquille per tutti, specie per i bambini e i malati, tra cui tanti feriti e mutilati”. “Il mondo si trova immerso nella tragedia della guerra”, l’analisi di Zuppi. “Mentre va scomparendo la generazione che ha vissuto l’ultima guerra mondiale con il suo carico di odio e di dolore, rischiamo di perdere una memoria sana di quegli eventi e delle loro vere cause. La logica del più forte sembra prevalere e quasi diventa affascinante e accettata in modo acritico. Questo non sembra il tempo in cui si condivide la coscienza di essere un’unica famiglia e, purtroppo, non ci si tratta da fratelli. Anzi, ci si tratta da nemici e ci si esercita nell’arte della guerra più che in quella del dialogo. Il sogno, che nasce dal Vangelo di Gesù, è che i popoli e le persone formino un’unica famiglia e che si trattino da familiari”.