Italia

CEI, PROLUSIONE CARD. BAGNASCO: NO A SECOLARISMO, ANTISEMITISMO E XENOFOBIA; APPELLO A COESIONE NAZIONALE

Di fronte ad “una cultura pubblica che punta all’estraneazione, alla sottovalutazione, quando non all’irrisione del fenomeno religioso”, occorre “respingere le intimidazioni del secolarismo, le spinte cioè all’interpretazione più privatistica del fatto religioso”. Ne è convinto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che nella prolusione al Consiglio permanente (testo integrale) ha stigmatizzato “la nota e inaccettabile vicenda della sentenza di Strasburgo circa l’esposizione del Crocifisso”, secondo di quella “penombra” di cui il Papa parlava nel messaggio al recente Convegno “Dio oggi”, promosso dal Comitato Cei per il progetto culturale. Iniziativa che ha avuto un esito “straordinario”, dimostrando l’importanza della “questione di Dio” anche per i non credenti. Citando la “storica” visita del Papa alla sinagoga di Roma, il presidente della Cei si è associato al “commosso omaggio tributato ai superstiti del dramma singolare e sconvolgente della Shoah”, assicurando l’”azione educativa” della Chiesa italiana per “cementare un irrinunciabile clima di rispetto e di amicizia che, vincendo ogni traccia di odio, sconfigga i focolai talora riaffioranti di antisemitismo come pure di xenofobia”. Quanto al terremoto di Haiti, il cardinale ha ricordato la colletta promossa ieri dalla Cei e l’impegno dei missionari e dei volontari italiani. Il Cardinale ha poi rivolto un appello alla classe politica ad “intensificare tutti i meccanismi che possono attenuare l’angoscia di chi, in seguito a licenziamento, ha perso la propria fonte di sostentamento o è in cassa integrazione”. Bagnasco ha esortato anche il sistema bancario “ad una politica del credito che, senza farsi avventata, sappia tuttavia essere scrupolosamente più attenta alle esigenze delle aziende in affanno”. La scelta della Chiesa “di una più consapevole e dinamica solidarietà a livello di parrocchie e di diocesi, per andare incontro alle situazioni di disagio”, è per il cardinale “quella su cui merita ancora insistere per cercare di attenuare i contraccolpi di una economia che non riesce purtroppo a garantire tutti”, ma resta urgente il “ricentramento della politica, anche quella fiscale, sul perno delle famiglie, in particolare quelle con figli”. L’attuale situazione economica, per la Cei, è in fase di “ripresa” dopo la crisi, fronteggiata anche grazie all’”intraprendenza delle nostre imprese”. Ma persistono “aree di sofferenza”, soprattutto sul “versante occupazionale”, e la crisi “ancora morde su segmenti deboli della popolazione”, specialmente giovanile, con famiglie che hanno visto “un peggioramento delle proprie condizioni economiche”.Per i vescovi italiani, sono due sul piano istituzionale i “fronti in movimento” in materia di bioetica: la pillola abortiva Ru486 e il “fine vita”. Dopo il “via libera” dell’Aifa, ha fatto notare il cardinale, la RU486 “rischia di introdurre una prassi di banalizzazione ulteriore nella tutela della vita umana”. Per questo i vescovi italiani auspicano “che i pubblici poteri, ciascuno al proprio livello – Parlamento, Ministero della salute e Regioni – operino alacremente per circoscrivere quanto è più possibile tale rischio”. “Non possiamo non avanzare riserve – ha poi affermato il card. Bagnasco sul tema del “fine vita” – sulla discutibile ‘iniziativa dei registri’ che si vanno qua e là aprendo, e che, oltre a rappresentare una fuga irresponsabile in avanti, tendono a precostituire degli esiti al ribasso circa la legge in allestimento, sulla quale invece le forze politiche sono chiamate a dar prova della massima saggezza”.“Il giornalismo del risentimento che si basa, più che sulle notizie, sui conflitti veri o immaginati, finisce per nuocere anche alla causa per cui si sente mobilitato”. Ne è convinto il card. Angelo Bagnasco, che nella prolusione al Consiglio permanente ha inserito la questione dei media all’interno della più vasta opera di “riconciliazione” e di “disarmo” degli animi necessaria per una politica intesa come servizio al bene dell’Italia. La riconciliazione, ha ricordato il card. Bagnasco citando il Papa, “è un concetto pre-politico della massima importanza per il compito della politica stessa”, ed in questo ambito esiste “una responsabilità precipua dei mezzi di comunicazione, da cui provengono a volte deviazioni e intossicazioni”. Per la Cei, “non serve a nessuno che il confronto pubblico sia sistematicamente ridotto a rissa, a tentativo di dominio dell’uno sull’altro”, così come “è insopportabile concentrarsi unicamente sulla denigrazione reciproca, arrivando talora a denigrare il Paese intero pur di far dispetto alla controparte”. I media, da parte loro, “non devono cadere nel sistematico disfattismo o nell’autolesionismo di maniera”. No, dunque, al “giornalismo del risentimento”, sì invece all’impegno di far uscire il nostro Paese “dalle proprie pigrizie mentali, dai pregiudizi ammantati di superiorità, per essere meglio consapevole delle risorse e delle qualità di cui dispone”.La “riconciliazione degli animi” è una “condizione irrinunciabile per un disarmo duraturo tra schieramenti e gruppi, in vista di una coesione effettiva tra i componenti dell’intera comunità nazionale”, e i credenti devono “continuare a dare un contributo speciale” in questo ambito. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che nella prolusione di apertura del Consiglio permanente ha fatto notare come ”l’appello al disarmo degli animi”, lanciato in occasione dell’assemblea di Assisi, “è stato da varie parti ripreso come esigenza per un confronto politico più maturo”. “Eppure – ha proseguito il cardinale – la situazione interna ha continuato a surriscaldarsi fino all’episodio violento ed esecrabile che ha riguardato il Presidente del Consiglio”. “Maestri nuovi del sospetto e del risentimento sembrano talora riaffiorare all’orizzonte lanciando parole violente che, ripetute, possono resuscitare mostri del passato”, ha ammonito il presidente della Cei, esortando i cattolici a “fare il primo passo” sulla via della riconciliazione, sapendo anche rinunciare “a far prevalere analisi finalizzate a giustificare unicamente il proprio progetto ritenuto pregiudizialmente il migliore”. Solo così si può veramente agire per “il bene di una nazione”, l’analisi del presidente della Cei, che ha indicato nelle riforme e nella “questione meridionale” le due priorità.“Così non si può, così non è umano”. Con queste parole il card. Angelo Bagnasco, ha poi descritto “la condizione del tutto critica in cui abitualmente vivono una parte degli immigrati presenti nel nostro Paese: quelle capanne di cartone o plastica senz’acqua e senza elettricità, dunque senza il minimo requisito igienico-sanitario, incapsulate all’interno di manufatti abbandonati e diroccati, esposte alle intemperie e invase dal fango, indicano uno standard non accettabile”. Il riferimento, nella prolusione al Consiglio permanente, è agli “episodi di contestazione sociale” avvenuti a Rosarno e alle “giornate di violenza che si sono vissute, in un’allerta generale”. Per il presidente della Cei, “è realistico pensare che in contesti come questi non possano attecchire seri tentativi di integrazione, mentre prendono vita pezzi di società parallela e auto-referenziale rispetto ai quali diventa difficile scongiurare tensioni e micro-conflitti, che finiscono per condizionare pesantemente la percezione del fenomeno da parte dei cittadini”. Poi, certo, “pesano anche fenomeni come la strategia avvolgente della malavita locale, che prima assolda, poi provoca e infine si presta a raccapriccianti interventi che lo Stato sta tentando di reprimere venendo per questo intimidito attraverso attentati che occorre sapere respingere con inesorabile nettezza”.A questo riguardo, il presidente della Cei ha espresso “la più convinta solidarietà ai confratelli che di recente hanno subito minacce insensate che non riusciranno tuttavia a distoglierci dalla nostra missione”. Nei fatti di Rosarno, inoltre, giocano “fenomeni come l’insicurezza che tra i cittadini che porta a gesti che come un tratto di spugna cancellano quanto si era provato ad assicurare fino ad un attimo prima, grazie all’opera delle comunità cristiane, delle istituzioni, o per il moto di spontanea generosità di singole persone e famiglie”. Tutto ciò, comunque, “non può ipotecare con un colpo solo l’immagine di un intero territorio, che proprio ora deve invece trovare la forza per uscire dall’emergenza”. Al “cuore del problema”, come di recente ha affermato il Papa, sta la necessità di “ripartire dal significato della persona”. “Niente può farci dimenticare questa verità”, ha ammonito il cardinale: “l’immigrato è uno di noi; noi italiani siamo stati a nostra volta immigrati, e prima di noi lo è stato Gesù. Bisogna partire da qui, e mai staccarsi da questa consapevolezza che va incardinata nei pensieri personali e collettivi degli adulti, come dei giovani e dei bambini”. “Dio è il garante della profondità e della risonanza in noi del volto dell’uomo, di ogni uomo”, ha concluso il presidente della Cei, secondo cui ciò “vale anche per la violenza patita dai cristiani in alcuni Paesi”.“Italiani e credenti che avvertono la responsabilità davanti a Dio come decisiva per l’agire politico”. Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha concluso con questo “sogno” la prolusione di apertura al Consiglio permanente. “Mentre incoraggiamo i cattolici impegnati in politica ad essere sempre coerenti con la fede – le parole del cardinale – vorrei che questa stagione contribuisse a far sorgere una generazione nuova di italiani e di cattolici che, pur nel travaglio della cultura odierna, sentono la cosa pubblica come importante e alta, in quanto capace di segnare il destino di tutti, e per essa sono disposti a dare il meglio”. Per “riuscire in una simile impresa”, secondo il presidente della Cei “ci vuole una comunità cristiana i cui fedeli laici imparino a vivere con intensità il mistero di Dio nella vita”. Uomini e donne “capaci di incarnare questi ideali e di tradurli nella storia non cercando la via meno costosa della convenienza di parte, ma la via più vera, che dispiega meglio il progetto di Dio sull’umanità, e perciò capaci di suscitare nel tempo l’ammirazione degli altri, anche di chi è mosso da logiche diverse”. Tra i “valori irrinunciabili”, il card. Bagnasco ha citato “la vita umana comunque si presenti e ovunque palpiti, la famiglia formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, la responsabilità educativa, la solidarietà verso gli altri, il lavoro”.Sir