La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano. I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in sé stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Nella prolusione (testo integrale) al Consiglio permanente della Cei, il card. Angelo Bagnasco è tornato oggi a pronunciarsi sulla questione morale, annotando che chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda. Si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica, ha affermato il cardinale, ammettendo che è l’esibizione talora a colpire come pure l’ingente mole di strumenti d’indagine messa in campo e la dovizia delle cronache a ciò dedicate. Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi, ha aggiunto richiamando la responsabilità morale e il danno sociale dato da comportamenti licenziosi e relazioni improprie.Guardando all’Italia, colpisce ha rilevato il presidente dei vescovi la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l’impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica, specialmente in tempi di austerità. Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui. Di fronte a tale situazione, e ricordando d’altra parte anche la generosa dedizione e la limpida rettitudine di molti che operano nella gestione della cosa pubblica, come pure dell’economia, della finanza e dell’impresa, da Bagnasco è giunto l’invito a purificare l’aria, perché le nuove generazioni crescendo non restino avvelenate. Il porporato ha poi denunciato quei comitati d’affari che, non previsti dall’ordinamento, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni in genere tutt’altro che popolari e il cancro sociale rappresentato dall’evasione fiscale.I cattolici anche quando non risultano sugli spalti, sono dove vita e vocazione li portano. Così il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha parlato della presenza dei cattolici nella società civile e nella politica. Il porporato ha fatto riferimento ai percorsi diversi, a livelli molteplici, per quanti intendono concorrere alla vitalità e alla modernità della polis, che hanno dato talora un senso anche di dispersione. Tuttavia ha aggiunto non si può non riconoscere che si è trattato di una sorta d’incubazione e sta determinando una situazione nuova, con una crescita della partecipazione e di una nuova consapevolezza che la fede cristiana non danneggia in alcun modo la vita sociale. Alla classe politica e amministrativa si è poi rivolto, all’inizio dell’anno scolastico, chiedendo di dare ragione della centralità della scuola, valorizzando anche il patrimonio della scuola cattolica e sostenendo il diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli. Infine, un pensiero tra gli altri all’Africa e ai quindici ostaggi italiani, al prossimo raduno interreligioso di Assisi e alla legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, oggi ferma al Senato, provvedimento necessario per salvaguardare il diritto di tutti alla vita. (Sir)