Vita Chiesa

Cei, per la Messa nella notte di Natale “orario compatibile con il coprifuoco”

La sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente si è aperta con il saluto del Cardinale Presidente, Gualtiero Bassetti, che si è collegato dal Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma dove è ricoverato per un periodo di convalescenza dopo la guarigione dal COVID-19. Ecco le sue parole:

«Carissimi Confratelli, davvero ben trovati per questo Consiglio Permanente, eccezionale nella sua forma, ma – lasciatemelo dire – necessario, per i motivi che conosciamo. Mi auguro che sia davvero sostenuto dalla grazia del Signore e ci apra a proposte operative. Come sapete, io sono reduce da un periodo di malattia COVID molto grave. Pensavo di essere giunto al limite. Mi verrebbe da dire “al limitar di Dite”. Ho avvertito però, in tutto questo travaglio, la presenza forte del Signore. Quello di oggi, da parte mia, vuol essere soltanto un saluto affettuoso e grato per ciascuna delle vostre persone, perciò ho solo una parola da esprimervi: “Grazie”.

Grazie perché avete pregato per me!

Mi hanno colpito le parole con cui il Papa commenta la parabola evangelica del Buon Samaritano nell’Enciclica Fratelli tutti: “Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità, una nuova tappa. Non dobbiamo aspettare tutto da coloro che ci governano, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite” (Ft 77). La fraternità è posta nelle nostre mani, come una sfida inderogabile.

Ancora buon lavoro! Sarò unito a voi nel raccoglimento e nella preghiera. Vi saluto uno per uno e ancora grazie: vi ho sentito davvero vicini nei momenti più gravi del mio calvario. Anche la vostra gente ha pregato per me! Grazie».

 

Speranza e gratuità

La situazione del Paese, provato dall’emergenza sanitaria e dalla conseguente crisi sociale ed economica, è stata al centro dell’analisi e delle riflessioni dei Vescovi che si sono articolate attorno a tre parole chiave: speranza, gratuità e ascolto. Parole che, come insegna la parabola del Samaritano, devono tradurre la compassione da sentimento ad azione: nella capacità di chinarsi sulle sofferenze e sulle fragilità radicate ed emergenti; in un investimento sulla formazione e sull’educazione, fondamentali per rispondere con adeguatezza e competenza ai bisogni delle persone; nel recupero della centralità della Parola di Dio, fonte di coraggio e áncora di salvezza; nel rafforzamento delle relazioni autentiche, le uniche che possono aprire la strada al cambiamento e alla comunione.

A sostenerci, hanno sottolineato i Membri del Consiglio Permanente, non sarà l’ottimismo ingenuo, ma la speranza della fede, fondata nel Dio Salvatore: essa soltanto può mantenere alta la tensione al bene e la passione per la vita.

In questi tempi dolorosi e difficili, allo sconforto si è aggiunta per molti la paura, che se da un lato ha visto un rinnovato ritorno alla fede e alla preghiera, allo stesso tempo, di fronte al dolore innocente, rischia di scivolare nel timore di pregare invano. Contro la rassegnazione, la disaffezione, la disperazione, la Chiesa deve essere esempio di unità, di saldezza, di stabilità. È tempo che tutto ritrovi coerenza mostrandosi come esperienza di vita unitaria, in cui si manifesta al mondo il volto di Cristo, pienezza di umanità, quella a cui aspirano uomini e donne oggi, feriti dagli esiti umani e sociali della pandemia.

È proprio quel compito profeticamente delineato dal Concilio Vaticano II: “[…] è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico” (Gaudium et Spes, 4). Oggi, 55 anni dopo, nel pieno di una pandemia che ha scardinato e rivoluzionato la vita di tutti e di ciascuno, ritroviamo la contemporaneità di quel messaggio e siamo chiamati a dare una rinnovata e fondata testimonianza di speranza, radicata nell’annuncio evangelico che la nostra fragilità è stata visitata nell’Incarnazione del Figlio di Dio, così chiaro proprio nell’Avvento e nel Natale.

 

Conversione integrale e rinascita

Il tempo attuale esige gesti inediti di gratuità e occhi nuovi per incontrare le sofferenze invisibili. È la carità che suscita i “santi della porta accanto”, di cui parla Papa Francesco e di cui c’è oggi bisogno. La carità, hanno ricordato i Vescovi, è la più grande delle energie rinnovabili, pulite, a partecipazione popolare e gratuita, con una capacità di diffusione illimitata, una trasmissione intergenerazionale potenzialmente inesauribile e una forza che scaturisce dall’unione tra credenti e non credenti. Sta a ciascuno continuare ad alimentarla con l’esempio, la testimonianza, la perseveranza, la preghiera, senza cadere nella tentazione di ritenere sufficiente una sommaria “manutenzione spirituale” delle nostre vite, avulsa dalla realtà dell’altro, perché è nell’incontro che Dio ci parla. Solo così sarà possibile aiutare le comunità, le parrocchie, le associazioni e i movimenti a considerare la pandemia non come una disgrazia, ma come un tempo di conversione integrale che abbracci la dimensione pastorale, culturale ed ecologica.

Se “nulla sarà più come prima”, fin da ora è chiaro che dall’emergenza sanitaria si deve uscire con un cuore più aperto a Dio e agli altri, con una fede e una speranza più vive, una carità più operosa e solidale. È l’urgenza di una rinnovata e profonda prassi evangelica delle relazioni e della testimonianza di un umanesimo praticato, che renda di fatto la Chiesa profetica al servizio di un’economia fraterna e di una politica di fraternità. Sono questi gli apporti che contribuiscono “dal basso” al rilancio del Paese e alla ripresa di una società di volti. La rinascita, che tutti auspichiamo e a cui tutti – Pastori, istituzioni politiche, economisti, associazioni laicali – dobbiamo contribuire, non può essere solo economica e sociale, ma anzitutto spirituale e morale.

In questa prospettiva, i Vescovi hanno voluto esprimere vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite dai nubifragi in Sardegna, in Sicilia e in Calabria, in particolare a quanti hanno perduto i loro cari e hanno subito danni alle abitazioni e ai luoghi di lavoro. Nel sollecitare un aiuto da parte di tutti, hanno ribadito l’importanza di adoperarsi per curare e mettere in sicurezza un territorio bello e vulnerabile.

 

Ascolto delle solitudini e delle sofferenze

Di fronte a una prova dura come quella che stiamo attraversando – hanno sottolineato i Vescovi –, la tentazione può essere quella di chiudersi, in una spirale di autoreferenzialità arida e lamentosa. Più che mai, invece, è necessario aprirsi agli altri: avere occhi per vedere i bisogni che ci circondano e un cuore generoso per condividere ciò che abbiamo, mettendo in atto quella cum-passione che è comprensione profonda del vissuto altrui e nasce dall’ascolto autentico.

Curvarsi ancora una volta per ricucire la rete sfilacciata delle relazioni, in alcuni casi strappata dal distanziamento sociale e dal timore dell’altro visto come contagioso, è allora una sfida oggi tanto più urgente. Occorre risanare le lacerazioni fisiche e spirituali, farlo con creatività, impegno, senza rassegnarsi alle difficoltà del tempo; perché nessuno abbia a dire: “Dove eravate, quando noi vi cercavamo?”. Ognuno, nel proprio ambito, è chiamato a rinnovare dunque l’annuncio evangelico che Dio è sempre il “Dio-con-noi” e che nessuno è abbandonato da Lui.

Si avverte l’esigenza di attivare luoghi di ascolto dove rendere concreto il sostegno psicologico e spirituale alle tante persone duramente provate dalla pandemia sotto questo aspetto. Oltre che in presenza, nelle modalità rispettose delle norme anti-contagio, lo si potrà fare anche con i media e i social, attraverso sussidi che accompagnino la preghiera personale, familiare e comunitaria. È quanto mai opportuno vivere la casa come spazio ecclesiale, luogo che integri le proposte di evangelizzazione. È auspicabile che si diffondano, nel tempo natalizio, prassi di vera e propria liturgia domestica, nell’esercizio attivo del sacerdozio battesimale.

L’ascolto degli altri, tuttavia, non può prescindere dalla ricerca del silenzio interiore che aiuta a ritrovare sé stessi e nutre la comunicazione.

In questo tempo di Avvento – è l’invito dei Vescovi – facciamoci grembo, accogliamo Dio in noi. Lo faremo se riusciremo ad attivare un welfare dal basso, con azioni e iniziative volte a lenire la sofferenza degli ultimi, la solitudine degli anziani, le preoccupazioni delle famiglie, la fatica dei lavoratori. Lo faremo se saremo pronti a tendere la mano al prossimo, costruendo comunità accoglienti e solidali e progettando, fin d’ora, un domani nuovo per l’intera famiglia umana.

Comunicazioni

Celebrazioni natalizie. Il Consiglio Permanente si è confrontato circa le prossime celebrazioni natalizie, in modo particolare sull’orario della Messa nella notte di Natale. I Vescovi ricordano quanto scritto nel recente “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia”: “Le liturgie e gli incontri comunitari sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza. Questo, però, non deve scoraggiarci: in questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare nelle comunità in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme”. Da qui la certezza che sarà così anche per le celebrazioni del Natale, come peraltro avvenuto finora. Tenuto conto delle diverse situazioni, è stato detto, sarà cura dei Vescovi suggerire ai parroci di “orientare” i fedeli a una presenza ben distribuita, ricordando la ricchezza della liturgia per il Natale che offre diverse possibilità: Messa vespertina nella vigilia, nella nottedell’aurora e del giorno. Per la Messa nella notte – hanno condiviso i Vescovi – sarà necessario prevedere l’inizio e la durata della celebrazione in un orario compatibile con il cosiddetto “coprifuoco”.

Rosario nella Solennità dell’Immacolata. Ai membri del Consiglio Permanente è stata presentata la proposta di promuovere, nella solennità dell’Immacolata Concezione, la preghiera del Santo Rosario, trasmessa in diretta, alle ore 21, da Tv2000 e InBlu Radio, da una chiesa di Roma. Come già avvenuto durante il lockdown, questo sarà un momento di preghiera comunitaria, da vivere insieme in preparazione al Natale. In un tempo segnato in modo evidente dagli effetti della pandemia, la comunità italiana chiederà l’intercessione della Vergine Maria, Colei che ha custodito nel suo cuore ogni cosa e ha saputo abbandonarsi con fiducia all’abbraccio del Padre. A Lei – che come ha ricordato Papa Francesco è la “piena di grazia” che può “riflettere fin dentro le tenebre più fitte un raggio della luce di Cristo Risorto” – verranno affidate, in particolare, le donne e le mamme, pilastri nelle famiglie e grembo di futuro.

Padre Nostro. La terza edizione italiana del Messale Romano è stata introdotta, in molte Regioni, con il nuovo Anno liturgico, dalla prima domenica di Avvento. Fra le novità vi è la formulazione del Padre Nostro, preghiera che ritma e norma il respiro orante dell’intero popolo di Dio e tanto cara e familiare nell’esperienza di fede di tutti i credenti di ogni età, regione, appartenenza ecclesiale. Anche se non sono ancora state approntate le nuove edizioni dei libri liturgici o corrette quelle recentemente pubblicate, per una vitale esigenza di piena comunione e di omogeneità nella preghiera del Padre Nostro, i Vescovi auspicano che con l’inizio dell’uso del Messale si cominci ad avvalersi da subito della nuova versione in tutte le altre celebrazioni liturgiche sacramentali e non sacramentali (ad esempio, la Liturgia delle Ore) come pure nelle pratiche della pietà popolare (ad esempio, il Santo Rosario).

Roma, 2 dicembre 2020