«Coniugare in maniera equilibrata equità e rigore», per non «esasperare le tensioni» e difendere il Paese «nella sua tenuta», perché «quando il sistema Paese non regge, i più deboli soffriranno sempre di più». È la ricetta della Cei per il lavoro, questione molto complessa nei confronti della quale i vescovi italiani hanno mostrato grande preoccupazione», durante l’ultimo Consiglio episcopale permanente. A riferirne ai giornalisti è stato oggi mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei. Nello «sguardo alla situazione del Paese» ha riferito mons. Crociata è stata oggetto di «attenzione da parte dei presuli la crisi economica, in particolare la questione occupazionale e giovanile, con riguardo a quella parte della popolazione che dalla mancanza di lavoro è drammaticamente afflitta. Di qui la necessità di dare voce ai giovani, di un nuovo equilibrio nella gestione delle risorse, in modo di fare tutto il possibile per dare accesso al lavoro. Tra i vescovi, dunque, c’è grande preoccupazione per il lavoro, sia verso coloro che rischiano di essere in uscita, sia verso coloro che dovrebbero essere in entrata ma non riescono ad entrare. Per il segretario generale della Cei, c’è bisogno dello sforzo di tutti perché la crisi economica sia superata, ma il prezzo non sia pagato solo dalle famiglie e dai giovani.È naturale che ci siano sensibilità diverse su una questione molto complessa come quella del lavoro, dove uno sguardo semplicistico farebbe torto alla realtà. Così mons. Crociata ha risposto alla domanda di un giornalista, precisando che ciò denota da parte della Chiesa una grande attenzione a chi vive un momento di prova, di crisi, anche di difficoltà economica. Il dibattito tra i vescovi è stato però segnato da una convergenza delle sensibilità e da una sostanziale unità. Bisogna rilanciare la crescita e l’occupazione, ha detto mons. Crociata, precisando che c’è una preoccupazione da parte nostra sui giovani, ma questo non vuol dire che non ci sia preoccupazione per le famiglie che rischiano di perdere l’unica fonte di sostentamento, con la perdita del lavoro di uno dei membri. Per il segretario generale della Cei, è essenziale scongiurare il rischio di un collasso strutturale, in seguito al quale tutti si perde. Mentre si cerca di non far collassare il Paese ha aggiunto mons. Crociata bisogna che ci sia un’equa distribuzione delle penalizzazioni, delle rinunce, dei sacrifici: per questo occorre unire rigore ed equità, operazione necessaria non solo per superare la crisi, ma perché non possono essere solo alcuni a pagare. Nello stesso tempo, non possono in alcun modo ricevere avallo coloro che approfittano della crisi per rendite di parte. (Sir)