Vita Chiesa

CEI (MIGRANTES): «L’ACCOGLIENZA DIVENTI L’ANSIA DI SINGOLI ED ORGANIZZAZIONI»

Accogliere i migranti “deve diventare l’ansia, il desiderio, il sogno dei singoli e delle organizzazioni pubbliche e private” così come delle chiese diocesane i cui “molteplici luoghi” possono diventare “casa ospitale”. È l’auspicio contenuto nel messaggio, diffuso oggi, del presidente della Fondazione Cei Migrantes, mons. Lino Bortolo Belotti, per la Giornata mondiale delle migrazioni che verrà celebrata il 21 novembre 2004 in concomitanza con la solennità di Cristo Re. Tema di quest’anno “Il mondo come una casa: dalla diffidenza alla accoglienza”.

“Accogliere queste persone senza tensioni, anzi con la gioia di farle trovare in un luogo dove c’è pace deve diventare l’ansia, il desiderio, il sogno dei singoli e delle organizzazioni pubbliche e private”, si legge nel documento che invita i migranti “a cercare il bene del paese in cui abitate, a pregare il Signore per esso perché dal suo benessere dipende il vostro benessere” e agli italiani “di amare il forestiero, il migrante perché anche voi foste stranieri e migranti”. Vere e proprie “bibliche direttive” attraverso le quali, per mons. Belotti, “si comincia a vedere l’altro con benevolenza, con simpatia, come vicino, come persona umana, quindi portatrice di valori e ricchezze, non come straniero, non come potenziale nemico come sembra guardarlo la legge o come incomodo da allontanare, ma come membro di un’unica grande famiglia i cui legami sono destinati ad essere sempre più stretti e costruttivi”.

Tuttavia il presidente di Migrantes non si nasconde le difficoltà: “dal vedere all’accogliere il passo non è lungo anche se non sempre facile a farsi. Dipende dai gesti che ognuno di noi pone: incontrandosi, aiutandosi, pregando assieme, attuando attenzione reciproca, rispetto, capacità di leggere con realismo e slancio il contesto”. “È proprio impossibile – si domanda il Presidente di Migrantes – essere ‘segno’ di una ‘casa’ dove si vive la carità, dove si attua l’accoglienza, dove si pratica il rispetto alla persona e al suo credo, dove nel contempo si dà testimonianza della propria fede, dove ci si rapporta con l’altro senza arroganza, senza paura, senza sospetto?”.

Quella “casa”, prosegue il messaggio, “è destinata ad aprire brecce che diventano promesse per un futuro migliore, ad aprire nuove vie di convivenza umana ed essere luogo di annuncio, di un messaggio al quale Dio “darà incremento”. “Siamo chiamati – è l’appello di mons. Belotti – a rendere questo nostro mondo una ‘casa’ dove il nostro modo di vivere, di trattare, di accogliere, di amare ogni uomo, ogni migrante dimostra che in quelle persone accogliamo, amiamo e vediamo Gesù”. Invito rivolto anche alle diocesi che “presentano molteplici luoghi, ambiti che noi possiamo cambiare in casa ospitale, in rapporto familiare: sia quando vediamo gruppi di immigrati di ogni colore frequentare i nostri stessi pubblici ambienti; sia quando sentiamo parlare di italiani – ancora tanti – che vivono il problema migratorio all’estero, spesso dimenticati e abbandonati; sia incontrando sulle nostre piazze fieranti e circensi e facendo festa con loro; sia rispettando anche la cultura e il modo di rapportarsi dei Rom e dei Sinti sovente oggetto di scherno; sia pensando al duro lavoro cui sono sottoposti gli addetti alle navi di trasporto merci o di navi crociere”. “È così – spiega – che il mondo diventa una casa ospitale, serena dove ci si accoglie, ci si rispetta e ci si ama. Le condizioni dell’umanità sulla terra sono così precarie, così grandi le disparità economiche, così facili i gesti politici in cui i diritti umani sono violati, che i flussi migratori sono più facilmente motivo di tensione e diffidenza che di solidarietà e di riconoscenza”.

“Auspico di cuore – conclude mons. Belotti con le parole del Papa nel suo messaggio per la Giornata mondiale del Migrante 2004 – che ogni comunità ecclesiale, formata da migranti e da rifugiati e da coloro che li accolgono, attingendo stimoli alle sorgenti della grazia, si impegni a costruire la pace. Nessuno si rassegni all’ingiustizia, né si lasci abbattere dalle difficoltà e dai disagi”. Sir