Vita Chiesa
CEI: INCONTRO TRA CATTOLICI, PROTESTANTI E ORTODOSSI SUL «CROCIFISSO»
Il “principio di laicità” deve “riconoscere anche la dimensione sociale e istituzionale dell’esperienza religiosa, rispettare l’ordine proprio di tale esperienza e assicurarne la positiva espressione in funzione delle esigenze della persona e dei gruppi”.
Si è concluso con questo auspicio l’incontro, svoltosi ieri a Roma, tra delegazioni della Conferenza episcopale italiana, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, della Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia. A renderlo noto è l’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, che informa come il punto di partenza dell’iniziativa sia stata la “ricchezza di significati, non necessariamente alternativi”, del crocifisso come “simbolo religioso”.
“La sua esposizione nei luoghi pubblici assume particolare rilievo non solo per la comunità dei credenti ma per l’intera società civile”, è stato il sentire comune dei partecipanti, che hanno rilevato come “per alcuni” il crocifisso “è un simbolo religioso fondamentale”, mentre “per altri esprime i valori della solidarietà, dell’accoglienza, della sofferenza umana”.
Nonostante le “posizioni differenti e talvolta distanti” del passato, i rappresentanti delle diverse chiese “hanno voluto avviare un confronto ed un dialogo, fiduciosi che la coscienza della diversità di alcune valutazioni non ostacola il dialogo ecumenico ma, al contrario, lo può rendere più vivo e fecondo”: consiste in questo la “novità” del metodo utilizzato nell’incontro, teso ad “affrontare anche questioni complesse e delicate in uno spirito di attenzione, ascolto, fraternità e tensione ecumenica”.
I cattolici hanno osservato che “in Italia il crocifisso è un simbolo religioso che risponde al sentire più profondo della comunità e concorre a definirne l’identità, in quanto radicato nella storia e nella tradizione del Paese”; la sua esposizione “non contrasta” quindi con il “principio di laicità”, che come ha sancito la Corte Costituzionale “implica non l’indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzie dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale”.