Vita Chiesa

CEI: CONVEGNO ANIMATORI, I VESCOVI ITALIANI NON HANNO PAURA DI INTERNET

I vescovi italiani non hanno paura di Internet. Neanche i trenta vescovi e cardinali membri del Consiglio permanente della Cei, che usano regolarmente “Intranet”, la rete virtuale in cui sedi separate, in questo caso le diocesi, si scambiano messaggi e informazioni (tra cui rassegne stampa, notizie dal Sir e dalle altre agenzie) come se fossero in un’unica rete. “E se non si mettono direttamente davanti al computer, quantomeno si fanno aiutare. Intranet è importante per tutti gli animatori pastorali, perché dà la possibilità di lavorare in uno spazio virtuale sempre disponibile, anche a distanza”. Parola di mons. Franco Mazza, vicedirettore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, che ha guidato un laboratorio su “Internet e nuove tecnologie/parrocchia e comunicazione”, nell’ambito del convegno nazionale “Animatori della comunicazione e della cultura”, in corso fino a domani a Roma.

Mons. Mazza ha fornito alcune cifre sull’utilizzo di Internet in Italia e nella Chiesa italiana: 14.500.000 italiani accedono al web almeno 1 volta al mese, 4 milioni almeno una volta giorno, 4.700.000 hanno un collegamento Internet a banda larga. Il 70,7% si collega da casa, il 35,4% dal posto di lavoro, il 60,6% scarica regolarmente le mail, il 33% legge le notizie dell’ultima ora sul web. Su 1 milione di siti registrati con il dominio “it” circa 9.000 sono cattolici, di cui 3.000 istituzionali. Tra questi 167 appartengono a diocesi, 2.150 sono parrocchiali, 538 di ordini e congregazioni religiose, 159 sono giornali e riviste e 54 sono settimanali cattolici. E su 167 siti diocesani, 72 di questi possono già definirsi “web diocesi”, altre 32 sono in via di sviluppo. Circa 200 i “web animators” coinvolti nel progetto promosso dalla Cei.

Sul tema parrocchia e comunicazione sociale due testimonianze: quella di don Tonino Lasconi, di Fabriano, che ha citato un esempio da non seguire. “Una volta ho assistito ad una messa con tre fedeli in cui il parroco ha fatto lo stesso una omelia di 22 minuti – ha osservato -. Nella Chiesa c’è ancora la difficoltà a capire che bisogna imparare a comunicare, e che comunicare è un’arte”. Don Savino Calabrese, parroco di un paesino della Murgia ha lanciato poi una provocazione riguardo alla “nuova prospettiva pastorale degli animatori culturali”: “Siamo pronti per questo cambio culturale? La parrocchia tradizionale è in grado di assumere questo tipo di cambiamento? Se non rispondiamo onestamente a questa domanda andremo ad aumentare la compulsività pastorale che porta solo ad aggiungere azioni su azioni”.Sir