Vita Chiesa

CEI, COMUNICATO CONSIGLIO PERMANENTE: «LA CHIESA VERREBBE MENO AL SUO MANDATO SE TACESSE I VALORI FONDAMENTALI DELL’ESISTENZA INDIVIDUALE E SOCIALE»

“La Chiesa verrebbe meno al suo mandato se tacesse i valori fondamentali dell’esistenza individuale e sociale”. A ribadirlo sono i vescovi italiani, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. Riferendosi alla “presenza della Chiesa nel dibattito pubblico”, i presuli puntualizzano che “la speranza cristiana e il primato della dimensione spirituale costituiscono è l’intenzione profonda che guida l’ordinario magistero dei pastori e le scelte della comunità ecclesiale”. Il “ruolo della Chiesa”, dunque, è essere “madre e maestra, nell’illuminare il cammino degli uomini e delle donne di buona volontà, di fronte al rischio costante del prevalere di un pragmatismo di corto respiro, destinato a frustrare la persona e a inibire le potenzialità di crescita della società”. E’ in questo contesto, spiega la Cei, che si colloca la “Nota a riguardo della famiglia fondata sul matrimonio e di iniziative legislative in materia di unioni di fatto”, approvata il 28 marzo per “illuminare la coscienza dei credenti, perché trovino il modo migliore di incarnare la visione cristiana dell’uomo e della società nell’impegno quotidiano, personale e sociale, e di offrire ragioni valide e condivisibili da tutti a vantaggio del bene comune” “Il mistero della vita umana, la bellezza dell’amore e della famiglia, la dura e decisiva scuola della libertà, la responsabilità educativa, fino all’urgenza della giustizia sociale, della pace, di un ambiente più rispettato e accogliente”: sono questi, si legge nel comunicato finale del Cep, i “principi” che ”vanno tutelati e difesi, sostenuti e promossi da ciascun credente, e da coloro che si riconoscono in tale orizzonte di valori, non solo sul piano personale ma anche in quello sociale e pubblico”. “Accanto al doveroso richiamo delle caratteristiche del matrimonio e della famiglia, cellula non surrogabile della società e dello Stato”, nel dibattito episcopale “non è mancata l’espressione della sollecitudine pastorale e della vicinanza solidale nei confronti di quanti si trovano in situazioni difficili e in particolare per le famiglie travagliate o divise”. Nello stesso tempo, i vescovi italiani “hanno espresso pieno sostegno alle aggregazioni laicali impegnate a sostenere la famiglia”, in particolare a quelle che hanno promosso la manifestazione nazionale “Più famiglia”, che si terrà a Roma il 12 maggio prossimo.

“Gesù Cristo, unico salvatore del mondo: la Chiesa in missione, ad gentes e tra noi”. Sarà questo il tema della 57ma Assemblea generale dei vescovi italiani, che si svolgerà dal 21 al 25 maggio prossimo. Nell’occasione del 50° anniversario dell’enciclica Fidei donum – si legge infatti nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei – i vescovi “intendono sviluppare un’ampia riflessione sulla ricaduta nelle Chiese particolari in Italia dell’appello a una rinnovata missionarietà, più volte formulato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI”. In questo contesto, troverà spazio l’approvazione della Nota pastorale a seguito del Convegno ecclesiale nazionale di Verona, la cui bozza è stata ampiamente discussa in questa sessione del Cep. Oltre all’approvazione del Repertorio nazionale dei canti per la liturgia, nell’assemblea di maggio saranno fornite tra l’altro ai vescovi “informazioni circa le iniziative in atto nel campo delle comunicazioni sociali”; l’Agorà dei giovani italiani, che prevede quest’anno il pellegrinaggio nazionale a Loreto il 1-2 settembre, con la presenza del Papa; alcuni ragguagli circa la 23a Gmg (Sydney, 15-20 luglio 2008); una riflessione sui contenuti della 45a Settimana Sociale, prevista a Pistoia e Pisa dal 18 al 21 ottobre.

“L’alta percentuale (91, 6%) di alunni che anche nell’anno scolastico 2005-2006 ha scelto di avvalersi di tale insegnamento nella scuola statale sta a dimostrare che genitori e studenti ritengono che esso possa aiutare a una corretta conoscenza della fede in Cristo e a maturare una personalità in grado di comprendere i processi culturali in atto, in un momento in cui si assiste anche in Italia a un rinnovato interesse nei confronti delle religioni”, si legge nel comunicato. I vescovi italiani sottolineano “il notevole contributo” dato dall’Irc “alla formazione delle giovani generazioni”. L’Irc, per la Cei, è “un insegnamento quanto mai pertinente in vista della formazione globale della persona, perché favorisce la ricerca di senso, il confronto con la proprie radici storiche e l’apertura alla spiritualità”. In tale prospettiva, i vescovi chiedono che “le potenzialità dell’insegnamento della religione, non solo nella scuola statale ma anche in quella cattolica, siano adeguatamente valorizzate nell’azione pastorale”, e invitano i docenti a “sentirsi parte viva e integrante della comunità diocesana e a dare uno specifico contributo nel campo dell’educazione e della inculturazione della fede”.

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