Vita Chiesa

Cei, Bagnasco è il nuovo presidente

L’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco è il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. L’annuncio è stato dato alle 12 di mercoledì 7 marzo. Prende il posto del card. Camillo Ruini, che ha guidato la Chiesa italiana per 16 anni e che era stato prorogato nel suo incarico da Benedetto XVI un anno fa, al raggiungimento dei 75 anni di età. La prima uscita pubblica di mons. Bagnasco sarà il Consiglio permanente della Cei, lunedì 26 marzo.

“Desidero con tutti i Vescovi annunciare al mondo contemporaneo la speranza cristiana, come è emerso nel Convegno ecclesiale di Verona”, ha dichiarato mons. Bagnasco, annunciando alla sua diocesi l’avvenuta nomina. Mons. Bagnasco, che manterrà l’incarico di arcivescovo di Genova, dopo aver espresso profonda gratitudine al Papa “per l’atto di grande fiducia nell’affidarmi personalmente un compito così alto e impegnativo”, ha rammentato che la Cei “è una struttura di comunione e di servizio per la fraternità episcopale, per il discernimento delle sfide contemporanee, nonché dei grandi orientamenti pastorali” declinati “dai Pastori nelle concrete realtà diocesane”.

Nella sua missione “il Magistero del Santo Padre” è “luce chiara e sicura”. Un “pensiero riconoscente” è stato quindi rivolto dal neopresidente al card. Ruini, che “con fede esemplare e pastorale afflato”, in assoluta “fedeltà al Magistero dei Papi”, “per 16 anni ha guidato” la Cei. La Chiesa, ha sottolineato infine mons. Bagnasco, “è radicata nella storia e nell’ethos del nostro popolo grazie alla presenza diffusa delle parrocchie e delle aggregazioni laicali, alla condivisione dei problemi della gente, all’attenzione concreta ai suoi bisogni spirituali e materiali. Nessuna situazione difficile la vede lontana o indifferente: essa è alleata dell’uomo”.

MONS. BETORI: «CON RUINI UNA GUIDA ILLUMINATA» “Una guida illuminata, sicura, appassionata e generosa”: così il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Betori, ha definito il card. Camillo Ruini, per sedici anni presidente e prima, per cinque anni, segretario generale dei vescovi italiani. Salutando oggi il presidente uscente, mons. Betori ha affermato che “grazie alla sua azione abbiamo potuto affrontare con coraggio, senza perdere l’orientamento evangelico” questi “anni non facili per la Chiesa e per la società italiana”.

Senza scivolare “nell’uniformità – ha sottolineato il segretario generale Cei – siamo cresciuti invece nell’unità, nel pieno rispetto delle diverse identità, in un consenso sempre ricercato e mai imposto”. Richiamando le “prospettive teologiche e umane con cui” il card. Ruini “ha svolto il suo servizio” in Cei, e di cui “è testimonianza il progetto culturale” voluto “e costantemente alimentato” dal presidente “con un pensiero forte, non a caso incentrato attorno alla questione antropologica”, mons. Betori ha rammentato anche le qualità umane del card. Ruini: “Ciascuno di noi in questi anni si è sentito sostenuto da gesti e sentimenti di amicizia”; una “concreta vicinanza” che non è mai mancata, soprattutto “nelle prove”.

Mons. Betori ha inoltre annunciato che il nuovo presidente, mons. Angelo Bagnasco, incontrerà domani a Roma i direttori e il personale degli uffici Cei. (Sir)

Sedici anni di presidenza RuiniCon la nomina, oggi 7 marzo, di mons. Bagnasco a presidente della Cei, si concludono i 16 anni di presidenza del card. CAMILLO RUINI, che poco più di un anno dopo la conferma di Benedetto XVI (“Donec aliter provideatur”, finché non si provveda diversamente, ndr.) alla guida dei vescovi italiani mantiene l’incarico di Vicario del Papa per la diocesi di Roma, che svolge ininterrottamente dal 1991.

Nato a Sassuolo, diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, il 19 febbraio 1931, Camillo Ruini è stato ordinato sacerdote l’8 dicembre 1954. La nomina episcopale è giunta nel 1983, quando il 16 maggio è stato nominato ausiliare di Reggio Emilia e il 29 giugno ordinato vescovo. Tre anni dopo è arrivata la chiamata a Roma, da parte di Giovanni Paolo II, che – dopo averne apprezzato il lavoro svolto durante il Convegno ecclesiale nazionale di Loreto – lo ha nominato segretario generale della Conferenza episcopale italiana il 28 giugno 1986.

Cinque anni dopo, è stato promosso pro-vicario generale del Papa per la diocesi di Roma. Il 7 marzo 1991 ha assunto l’incarico di presidente della Cei, guidandola per 16 anni grazie a tre mandati consecutivi (a cui va aggiunto l’anno di riconferma da parte dell’attuale Pontefice. E’ stato creato cardinale nel Concistoro del 28 giugno 1991 e, pochi giorni dopo (1° luglio 1991), nominato vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, ricoprendo inoltre numerosi altri incarichi in diversi organismi della Santa Sede. Impossibile elencare tutti gli interventi che hanno caratterizzato circa un ventennio di vita ecclesiale (se si contano anche gli anni della segreteria generale della Cei), e inciso in maniera rilevante sulla vita pubblica italiana: ci limitiamo a citarne alcuni, tra quelli dell’ultimo anno.

LIBERTÀ DI PAROLA. La Chiesa non si schiera in politica, ma non per questo intende venir meno al “dovere” di “riproporre” agli elettori e ai “futuri eletti” quelli che sono i “contenuti irrinunciabili” della dottrina sociale della Chiesa, “fondati sul primato e sulla centralità della persona umana”. Con queste parole il card. Ruini, nella prolusione del gennaio 2006, rivolgendosi alle imminenti elezioni politiche, affronta uno dei temi salienti dei suoi 16 anni di presidenza della Cei: il diritto-dovere della Chiesa di farsi sentire su quelli che Benedetto XVI ha definito “principi non negoziabili”. “Sappiamo bene che questo nostro impegno è spesso mal tollerato e visto come indebita intromissione nella libera coscienza delle persone e nelle autonome leggi della Stato”, aggiunge il cardinale nella prolusione all’ultima assemblea generale della Cei, nel maggio scorso, e puntualizza: “Ma non per questo possiamo tacere, o sfumare le nostre posizioni”.

Anche nella prolusione pronunciata il 14 febbraio di un anno fa, dove ha espresso “profonda e filiale gratitudine” al Papa per averlo riconfermato alla guida dei vescovi italiani, Ruini torna sul corretto “atteggiamento” della comunità ecclesiale nell’agone politico, basato – spiega – sul “non coinvolgerci, come Chiesa e, quindi, come clero e come organismi ecclesiali, in alcuna scelta di schieramento politico o di partito, e allo stesso tempo di riproporre agli elettori e ai futuri eletti quei contenuti irrinunciabili, fondati sul primato e sulla centralità della persona umana, da articolare nel concreto dei rapporti sociali, e sul perseguimento del bene comune prima di pur legittimi interessi particolari”.

FEDE E CULTURA. “Suscita sorpresa e dolore che alcune affermazioni” contenute nella ”splendida” lezione del Papa all’Università di Regensburg “siano state equivocate al punto da essere interpretate come un’offesa alla religione islamica e da condurre fino ad atti intimidatori e a inqualificabili minacce”. Nella prolusione al Consiglio permanente del settembre scorso, il card. Ruini si è schierato – come ha fatto più volte, dimostrando la piena sintonia con il magistero papale attuale (oltre che con quello di Giovanni Paolo II) su questi temi – a fianco di Benedetto XVI, che fa del rapporto tra fede e ragione, Vangelo e cultura uno dei pilastri del suo pontificato.

“L’atteggiamento più diffuso tra i non credenti” non è l’ateismo, ma l’agnosticismo, osserva il cardinale nel discorso del 14 dicembre scorso al clero romano, in cui ripercorre il “grande impegno” di Benedetto XVI “per la questione della verità della fede cristiana nell’attuale situazione storica e in rapporto alle forme di razionalità oggi prevalenti”.

PROGETTO CULTURALE E QUESTIONE ANTROPOLOGICA. Dopo “l’emergere della questione antropologica” – ha detto il card. Ruini pochi giorni fa, aprendo l’VIII Forum del progetto culturale e dando in qualche modo la “linea” per il futuro – il progetto culturale ha ricevuto dal Convegno ecclesiale nazionale di Verona “un più preciso orizzonte: il grande tema della verità, bellezza e vivibilità del cristianesimo, da pensare, vivere e proporre nelle condizioni di oggi e di domani, specialmente in rapporto alla ragione ed ai codici etici dell’Occidente neoilluminista, che tenta di universalizzare il suo secolarismo”. a cura di M. Michela Nicolais Chi è il nuovo presidente della CeiL’arcivescovo Angelo Bagnasco, nuovo presidente della Cei, è nato nel 1943 a Pontevico (Brescia) da genitori sfollati per la guerra. Dopo il ritorno a Genova ha frequentato il ginnasio ed il liceo classico presso il Seminario arcivescovile della città e nel 1966 è stato ordinato sacerdote. Nel 1979 si è laureato in filosofia presso l’Università Statale di Genova e dal 1980 al 1998 ha insegnato metafisica e ateismo contemporaneo presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, ed italiano presso il Seminario arcivescovile. Per diversi anni è stato assistente ecclesiastico degli scout e per quindici assistente diocesano della Fuci.

A livello diocesano ha ricoperto numerosi altri incarichi: tra gli altri, quello di direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi e della Liguria e delegato regionale per la pastorale della scuola. Nominato nel 1998 vescovo di Pesaro e nel 2000 arcivescovo metropolita, dal 2002 al 2005 è stato segretario della Commissione episcopale Cei per l’educazione, la scuola e l’università. Dal 2005 ha ricoperto l’incarico di segretario della Commissione episcopale Cei per la cultura e le comunicazioni sociali. Dal 2001 è presidente del consiglio di amministrazione del quotidiano “Avvenire”. Nel 2003 è stato nominato arcivescovo Ordinario militare per l’Italia, mentre il 29 agosto 2006 è stato eletto arcivescovo metropolita di Genova. Dal 26 settembre 2006 ricopre anche l’incarico di presidente della Conferenza episcopale ligure.

L’EDUCATORE. “La persistente e continua menzogna che la vita è una festa continua e dovuta, una perenne passerella dove sfilare frivoli e narcisi, armati di un’inossidabile forma fisica e dove l’allegria è d’obbligo, deriva in gran parte da un’estremizzazione del concetto di libertà. L’uomo moderno si è invaghito della sua libertà, facendone un criterio assoluto… È necessario risvegliare lo stupore nei confronti della realtà e del mistero della persona, della sua bellezza incompiuta, della propria finitezza e della possibilità di sbagliare e capire”. (dall’intervento al simposio internazionale “Prendersi cura dell’altro. La tossicodipendenza tra esperienza e morale”- Roma, 24 giugno 2003).

L’ORDINARIO MILITARE. “Come cristiani, crediamo fermamente che la morte non conclude il peregrinare dell’uomo. Non azzera gli affetti e i legami, perché non è l’ultima parola. In Cristo Gesù… tutto il bene operato, ogni frammento di generosità, trova purificazione e compimento” e “il mistero della morte, le nostre incerte luci sulla vita e sul dolore trovano esito e risposta”. (dall’omelia per le esequie del funzionario del Sismi Nicola Calipari, morto durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena – Roma, 7 marzo 2005)

“Saremo giudicati sull’amore, sulla capacità di servire gli altri, i bisognosi dietro i quali si nasconde Cristo pellegrino, viandante nel mondo. Quando un uomo va incontro ad un altro fino all’estremo sacrificio va incontro a Cristo… Il sacrificio della vita è il supremo segno di amore che misura il valore delle persone”. (dall’omelia per le esequie del maresciallo dei carabinieri Enrico Frassanito, morto nell’attentato di Nassiriya dell’aprile 2006 – Verona, 9 maggio 2006)

“I giovani cercano qualcosa per cui valga la pena di vivere e, se è il caso, di morire” e “puntano a ideali alti per i quali spendere le loro energie di intelligenza e di cuore”. Essi “attendono ed esigono esempi di rigore morale, di onestà intellettuale, di disinteresse, di sacrificio, di abnegazione per il bene comune, di amore alla Patria e al mondo… In questa prospettiva i giovani ci stimolano a pensare in grande”. (dall’omelia per le esequie del tenente Manuel Fiorito e del maresciallo Luca Polsinelli, alpini morti nell’attentato a Kabul del maggio 2006 – Roma, 9 maggio 2006)

L’ARCIVESCOVO. “Oggi sembra dimenticata la dimensione pedagogica del vivere… Non basta che i genitori si affannino a ricordare ai figli determinati valori di responsabilità, di sobrietà, di serietà, se nell’impianto quotidiano della vita familiare i messaggi di fatto sono diversi. Ciò vale anche per l’impostazione di una società: è quanto meno miope fare grandi riflessioni, indagini interpretative quando accade un fatto di cronaca che vede protagonista l’adolescente o il giovane, senza arrivare, dopo le analisi, alle scelte operative concrete per invertire tendenze che sono chiaramente devastanti sul piano educativo”. (dal discorso tenuto per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario 2007 del Tribunale ecclesiastico regionale ligure – Genova, 17 febbraio 2007) “Vivere la fede è bello ma impegnativo: significa spesso andare contro corrente. Conosciamo la nostra fragilità come pure vediamo le sfide odierne alle quali dobbiamo rispondere con semplicità e coerenza. Può subentrare lo stesso senso di timore e di inadeguatezza che colse gli Apostoli di fronte a compiti più grandi di loro. Per questo dobbiamo sempre ripartire dalla preghiera”. (dall’omelia della Prima domenica di Quaresima predisposta per la presentazione della Lettera pastorale – Genova, 24 febbraio 2007)a cura di Giovanna Pasqualin Traversa