Cultura & Società
Cecilia, la santa della bellezza spirituale
L’agiografia antica e la funzione stereotipata di patrona della musica, di cui trattiamo a parte, ne hanno svisato non poco la vera natura, ma s’intuisce che, dietro a questa immagine dai contorni leggendari, c’è una grande figura di santa, probabilmente appartenente alla gens Cecilia, alla quale fecero riferimento con sicurezza coloro che furono testimoni della sua passione, la tramandarono, la onorarono e di coloro che nei tempi immediatamente successivi, non ebbero nessuna ragione di dubitare. La leggenda ci conserva alcuni possibili tratti di questa figura femminile, che tanto fascino ha esercitato sui fedeli, sugli scrittori e sugli artisti che l’hanno rappresentata in famose opere.
Di nobile e ricca famiglia Cecilia era stata educata alla religione cristiana che professava seguendo la predicazione di Papa Urbano, nelle catacombe lungo l’Appia e soccorrendo generosamente poveri e malati. Si era ben presto votata a Cristo e nondimeno venne destinata in sposa a Valeriano e si apprestò alla cerimonia nascondendo sotto le vesti sontuose un severo cilicio. In particolare, mentre suonavano le musiche del banchetto e della festa, rivolgeva la sua preghiera al Signore perché potesse mantenere la sua promessa. Venuta la notte, nella camera da letto rivelò al suo sposo di aver offerto a Dio il proprio corpo e che un Angelo lo proteggeva e quindi poteva accettare da lui solo un puro e fraterno amore. Il giovane rispose che desiderava vedere quel suo celeste protettore e Cecilia lo invitò a recarsi al terzo miglio della Via Appia e di farsi condurre in suo nome dal Papa Urbano. Così fece Valeriano e trovò tra le tombe dei martiri il Papa che lo benedisse e lo battezzò. Al suo ritorno vide anche lui l’Angelo che consegnò a lui e a Cecilia due corone dai fiori profumati che non imputridivano e gli altri non potevano vedere. Valeriano chiese all’Angelo che anche suo fratello Tiburzio divenisse cristiano e così avvenne.
I due si dedicarono alla sepoltura e alla custodia delle tombe dei martiri, per cui, arrestati dal prefetto Almachio, furono condannati alla decapitazione, e così fu di Massimo, loro custode che si era convertito
Cecilia fu chiamata a render conto dal prefetto Almachio, come moglie di Valeriano: tenne testa al tiranno e si rifiutò di sacrificare agli dei, per cui venne condannata ad essere immersa nei bagni della sua casa in una vasca d’acqua bollente si vuole per tre giorni. Nella basilica di Trastevere si mostra ancora il calidario che sarebbe stato quello del tormento della Santa che sopravvisse a tale pena, per cui Cecilia fu condannata alla decapitazione con la scure, che per ben tre volte non riuscì a fare il suo lavoro. Non potendosi infliggere al condannato più di tre colpi, il boia lasciò la fanciulla ancora viva, cosa che le permise di destinare e distribuire ai poveri tutti i suoi averi e lasciare al Papa Urbano la sua casa da usare come luogo di culto..
Come si è detto la Passio non è genuina come quella di Perpetua: i gesti eroici, i miracoli, le conversioni, l’inflessibilità e il coraggio esagerato di Cecilia la ingessano, per così dire, già nel suo monumento e rendono irriconoscibili i tratti umani genuini di questa figura che, per aver lasciato un segno tanto profondo, deve essere stata eccezionale.
Molti particolari della passio collimano con quanto fu trovato e si troverà in questi resti: la fenice fatta porre da Cecilia sul sarcofago di Massimo, le sue vesti d’oro e seta, il cilicio che avrebbe indossato fin dal giorno del matrimonio.
Non si spiega altrimenti questo collegamento con la musica quando proprio la musica cominciava in Europa il decollo per il suo volo verso le realizzazioni incredibili dei secoli successivi. È appunto la musica, la più eterea delle espressioni, che viene chiamata a rappresentare questa dimensione superiore, pura e incontaminata di vera ed eterna bellezza. Si può aggiungere che di bellezza Cecilia è stata circondata dagli artisti, non solo per le opere e le accademie a lei dedicate, ma anche per le innumerevoli opere figurative, che la ritraggono cercando di cogliere nei tratti umani ciò che l’umano trascende.
Tra quelli a noi più vicini segnaleremo Raffaello, la serie del Domenichino, tra cui il Tionfo di S. Cecilia, nella chiesa di S. Luigi dei Francesi a Roma. Di Guido Reni, nella Chiesa di Santa Cecilia a Roma le varie opere tra le quali: Cecilia e Valeriano incoronati da un angelo. Di Carlo Dolci il celebre Ritratto di S. Cecilia che si trova nella Pinacoteca di Dresda. E poi: Riccardo Quartararo, Antonio Raggi, gli affreschi nella chiesa di S. Cecilia a Colonia, quelli di Francesco Francia e Lorenzo Costa nell’Oratorio di S. Cecilia a Bologna. La figura penetra vivamente nel mondo moderno e viene rappresentata sempre con vari strumenti musicali, ovvero all’organo o in complessi corali o strumentali.
Perfino ritraendo Cecilia nel sepolcro lo scultore ancora ventiduenne Stefano Maderno (1576-1636) non si sottrasse alla sua suggestione. Il cardinale Paolo Sfondrati gli dette l’incarico di riprodurre il corpo della martire così com’era nel sarcofago al momento della riesumazione. Così fece l’artista e un’iscrizione accompagna la sua opera, che si trova nella basilica di Trastevere: “Paolo, cardinale del titolo di S. Cecilia. Ecco per te l’immagine della santa vergine Cecilia, che ho visto io stesso giacente intatta nel suo sepolcro, e che per te ho rappresentato in questo marmo esattamente nella stessa posizione del corpo”. Anche le testimonianze riferiscono che Cecilia giaceva nel sepolcro riversa sul lato destro, le gambe leggermente piegate, le braccia in avanti, la testa molto piegata e il volto a terra come se dormisse. Anche Maderno fu evidentemente toccato dalla bellezza misteriosa di Cecilia: fu questo il suo capolavoro, prototipo di molti monumenti che nei secoli successivi furono elevati a martiri.
Bisogna dire che i musicisti l’hanno onorata e amata costantemente. Fare un elenco delle opere a lei dedicate sarebbe qui impossibile. Citeremo il Movimento ceciliano, la fondazione della Congregazione di Santa Cecilia a Roma nel 1584 per opera di Alessandro Marino. Per le composizione basterà indicare l’Ode a Santa Cecilia (Hail! Bright Cecilia) di Henry Purcell (1659-1695).
Le grandi sante: le precedenti puntate
7. Perpetua e Felicita, le martiri madri
6. Agnese, santa della forza e della mitezza
5. Cristina di Bolsena, la martire fanciulla
4. Mustiola, la santa che camminò sulle acque