Vita Chiesa

CCEE: SU RICONOSCIMENTO DIRITTI MINORANZE RELIGIOSE, MOLTO RIMANE DA FARE

A vent’anni circa dalla fine dei regimi totalitari nei paesi del sud-est Europa e nonostante l’avvento della democrazia, “molto rimane da fare specialmente nel campo del riconoscimento dei diritti delle minoranze religiose”. E’ quanto si legge in un comunicato del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa) diffuso questa mattina al termine dell’incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del sud-est europeo. “Se nella maggioranza dei casi – scrive il Ccee -, i rapporti tra Chiesa e Stato sono stati sanciti da concordati o dalla volontà di regolarizzare giuridicamente la presenza cattolica in questi paesi (ad eccezione della Turchia), spesso accordi e/o concordati sono rimasti carta bianca e faticano ad essere attuati. Pertanto, lo strumento legale non significa automaticamente giustizia e tutela delle minoranze cattoliche, e addirittura in alcuni casi non proteggono le varie comunità dalla stessa violazione dei diritti umani, specialmente di quelli diritti legati alla libertà religiosa e ai diritti istituzionali delle Chiese”. Il Ccee rileva inoltre che nella maggior parte dei paesi presi in analisi, “un grande problema che permane, non solo per i cattolici, ma anche per altre comunità religiose, è la restituzione o la compensazione delle proprietà che sono state nazionalizzate durante il comunismo”.Il comunicato dà poi atto a quanto le Chiese, seppure in minoranza, fanno per il bene comune del Paese in cui si trovano. In questo senso è stata d’esempio, la piccola comunità cattolica della Moldova dove i cattolici rappresentano l’1% della popolazione. “Nonostante molto rimanga da fare – afferma il Ccee – la Chiesa cattolica nelle società dove è in minoranza, non sente meno il dovere di contribuire al bene comune e al pieno sviluppo delle società in cui è presente. In alcuni paesi, la partecipazione e l’intervento della Chiesa sui temi del dibattito pubblico è spesso ricercata allorché si discute su temi di natura etica”. “L’impegno della Chiesa al servizio delle popolazioni locali è solo la cifra della consapevolezza di essere parte viva di quei territori per i quali ogni giorno sacerdoti, consacrati e laici spendono le proprie risorse materiali e spirituali affinché i popoli di questi paesi possano crescere e ritrovare, nella solidarietà del mondo cattolico, motivo di grande speranza. La Chiesa, attraverso le sue strutture, continuerà a realizzare quanto necessario perché si superi ogni situazione di disagio sociale”.Sir