Vita Chiesa

CCEE: PROLUSIONE CARD. ERDŐ, IN EUROPA AMBIENTE AVVERSO AL CRISTIANESIMO

 (Tirana, dall’inviato del Sir) – La Chiesa europea solidale con quanti a causa della crisi economica sono senza lavoro e indebitati oltre le loro possibilità. Ad esprimerla a nome dei vescovi presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa è il card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee, che aprendo oggi a Tirana l’assemblea plenaria del Ccee, ha dedicato parte della sua prolusione alla crisi economica. “La situazione economica di tanti paesi europei – ha detto – è segnata da una grave crisi. Questo ha conseguenze molto serie per la vita delle famiglie e dei singoli. Tante persone – senza alcuna colpa da parte loro – sono senza lavoro, spesso indebitate oltre le loro possibilità e sovraccaricate di tasse o incapaci di comprare i beni essenziali per il loro stesso sostentamento. La Chiesa, attraverso le sue opere e la sua parola, ma soprattutto attraverso non pochi cristiani impegnati nella vita pubblica, cerca di mostrare una via d’uscita. Per giungere a questa via d’uscita è fondamentale aprire la ragione e il cuore a Dio e quindi avere anche un’altra prospettiva della vita sociale determinata dalla solidarietà e dalla gratuità”. Nella sua prolusione, il cardinale è andato oltre alla crisi economica. “Uno dei sintomi più visibili della crisi in Europa è senz’altro il collasso dell’economia, ma molto più profonda e insidiosa – ha detto – è la crisi etica e antropologica che si annida specialmente nella vita delle famiglie, nelle strutture educative, nei media. Le tensioni sociali, le crisi familiari, la droga tra i giovani, l’aborto e l’eutanasia sono oggi, spesso, segni di una “cultura della morte”, impronte tristi dell’assenza del senso profondo della vita”. Preoccupa l’episcopato europeo anche la “crescita dell’aggressività e della violenza soprattutto tra i giovani e si ha la sensazione che l’insicurezza sia aumentata. Certamente la vera pace, che ci è offerta in Gesù, non può essere ridotta a una semplice assenza di violenza. Essa ha bisogno della giustizia e, più ancora, essa è carità”. “Non smettere di annunciare Cristo, anche quando le circostanze sembrano avverse”. Di questo parleranno in questi giorni a Tirana i vescovi presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa riuniti da oggi fino al 2 ottobre nella capitale dell’Albania per l’assemblea plenaria del Ccee. “Il fatto che in Europa di oggi non si presentano spesso casi così clamorosi di persecuzioni – ha detto il cardinale Péter Erdő, presidente del Ccee –, non ci deve comunque fare dimenticare che anche qui l’ambiente sociale non è esente di problemi. Basta dare uno sguardo ai fatti riportati dall’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa per rimanere sconcertati di fronte al numero di casi presenti in Europa di persone discriminate, in modo velato o evidente, nel loro luogo di lavoro o nei vari ambiti della vita sociale soltanto perché sono cristiane”. Il cardinale ha parlato in particolare della “influenza di un certo atteggiamento anti-cristiano” che “si diffonde sistematicamente nei mezzi di comunicazione sociale, nei libri di scuola o nell’opinione pubblica… In tutti questi casi spesso la fede cristiana o la Chiesa sono trattate ingiustamente e in modo disinformativo. È preoccupante inoltre costatare come spesso sui social networks, le pagine con contenuti cristiani siano sistematicamente escluse o censurate”. “Di fronte a questo scenario – ha proseguito l’arcivescovo -, anche la Chiesa in Europa è impegnata nel rinnovamento della società in cui vive, attraverso l’annuncio della Buona Novella, in forme rinnovate e attualizzate”. Questo è un “segno chiaro che la proposta del Santo Padre, di non smettere di annunciare Cristo, anche quando le circostanze sembrano avverse, ci ha trovato disponibili e concordi con il suo giudizio riguardo all’urgenza della nuova evangelizzazione”. Nella prolusione il cardinale ha fatto anche riferimento ai cristiani perseguitati nel mondo a causa della loro fede. “Questo ci preoccupa moltissimo. Non esiste una vera sicurezza e solidarietà quando non c’è pieno rispetto per il diritto alla libertà religiosa. Il mio pensiero va a tutti i cristiani che sono perseguitati in varie parti del mondo. Desidero esprimere loro la vicinanza della Chiesa in Europa assicurandoli della nostra preghiera. La vostra difficile situazione ci è nota e non vi dimenticheremo mai! Allo stesso tempo chiediamo ai Governi democratici e all’Unione Europea, che tante volte hanno dimostrato il loro impegno nella difesa dei diritti umani, di essere più esigenti verso i governi dei paesi, dove la libertà religiosa non è rispettata”. (Sir)