Pur non essendo più una società cristiana in Europa c’è ampio spazio per una visione cristiana della realtà ma occorre che la Chiesa sia se stessa, superi la tentazione interna di secolarizzazione, testimoni il Cristo Risorto, ridoni Dio all’Europa. Ne sono convinti i segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa, riuniti fino a ieri a Covadonga (Spagna) per l’incontro promosso dal Ccee su La situazione religiosa in Europa: tra secolarizzazione e domanda di senso e di spiritualità. E’ ora di approfondire il nostro essere cristiani, la nostra appartenenza alla Chiesa, la nostra comunione e responsabilità verso la persona umana affermano i segretari in un comunicato diffuso oggi. In Europa osservano – sta crescendo l’apertura e l’interesse per la dimensione religiosa e molti giovani stanno cercando la via per superare un deludente materialismo e riscoprire la realtà del trascendente nel contesto di un crescente pluralismo religioso che crea una specie di gara’ tra religioni e verità. In particolare il confronto è oggi con l’islam. Nel frattempo dove manca il riferimento alla dimensione veritativa della fede cristiana, si afferma la tendenza ad una certa liquefazione della fede stessa, e la fede e la morale vengono costruite nel privato attraverso proprie rappresentazioni ed emozioni. Ciò richiede accortezza avverte il Ccee -, perché le situazioni di frammentazione e di debolezza veritativa sono facile spazio di poteri totalitaristi. Anche la Chiesa spesso è vista in modo riduttivo, interessante solo a causa del suo impegno per la solidarietà e l’ambiente. Allo stesso tempo si registra l’affermarsi di un ateismo umanista aggressivo che, sebbene appartenente ad una minoranza, è molto presente nello spazio mediatico e pubblico. Quanto ai cristiani dell’Est, durante il comunismo hanno guardato con speranza all’occidente, ma hanno dovuto presto constatare che le cose erano diverse, ed ancora oggi devono perdere molto tempo per la questione della restituzione dei beni della Chiesa e per la regolamentazione del rapporto Chiesa-Stato. Secondo i segretari, in Europa c’è spazio per una seria e dialogica proposizione della fede. C’è l’attesa di una luce capace di ampliare l’orizzonte della razionalità al di là del mero scientismo, di generare cultura. Diverse esperienze dicono che si può vivere il cristianesimo anche in una cultura secolarizzata. L’imminente Gmg in Australia e i numerosi incontri di giovani che si realizzeranno nei vari paesi europei in contemporanea a Sydney, sono un segno di questa possibilità.In un mondo sempre più piccolo e globale i problemi dell’Europa sono l’emergere della Cina e dell’India, il cambiamento climatico, le fonti di energia, la fame, il terrorismo, il migrare dei popoli, i mutamenti culturali e le questioni etiche legate alla vita e alla persona umana. Grandi domande alle quali l’approfondimento della rete e della comunione tra le Conferenze episcopali, i vescovi e le comunità cristiane dell’Europa, permette una risposta significativa. Questo sottolineano i segretari – è il senso del servizio del Ccee. Intensificare la rete del bene’ è importante anche per contribuire al processo di unificazione, pace e stabilità dell’Europa che ha bisogno di ritrovare la strada perché le sue istituzioni appaiono troppo lontane dai popoli reali, come ha anche indicato il no irlandese al trattato di Lisbona. Una rete di esperti delle Conferenze episcopali conclude la nota – può contribuire ad affrontare questioni etiche come eutanasia, cure palliative, ricerca sulle cellule staminali, aborto. La riunione dei segretari generali delle Conferenze episcopali d´Europa è stata l’occasione per salutare e ringraziare mons. Aldo Giordano, per 13 anni segretario generale del Ccee, nominato osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. L´incontro del 2009 si terrà a Leopoli, in Ucraina, dal 9 al 13 luglio.Sir