Vita Chiesa

CCEE E SECAM, APERTO IN GHANA IL SEMINARIO CONTRO LE SCHIAVITU’

“Akwaaba”: si è aperto ufficialmente con questa parola simbolica, che in Ghana significa “sei andato e sei tornato”, il seminario su “Schiavitù e nuove schiavitù” promosso dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e dal Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) in corso fino al 18 novembre a Cape Coast, con la partecipazione di oltre trenta vescovi da Europa ed Africa e una decina di rappresentanti di organismi umanitari. Il seminario vuole anche celebrare i 200 anni dall’abolizione della schiavitù: per questo si svolgerà una commemorazione solenne domenica 18 novembre. La cerimonia di inaugurazione odierna, ricca e colorata, nello stile dell’Africa, ha visto anche la partecipazione del re tradizionale, il capo di Cape Coast, che indossava l’abito tipico drappeggiato su una spalla sola, ornato da una grande catena d’oro al collo. Il seminario, come ha ricordato mons. Aldo Giordano, segretario generale del Ccee, prosegue un cammino iniziato già nel 2004 con il Simposio tra vescovi africani ed europei a Roma (che continuerà nel 2008 con un incontro a Liverpool e un simposio probabilmente nel 2010), e farà memoria delle schiavitù passate “per imparare dagli errori e trovare vie nuove per combattere le nuove schiavitù attuali”.

“Nell’era dell’interdipendenza globale e delle nuove tecnologie – ha detto il card. Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente Ccce – persistono forme ‘tradizionali’ di schiavitù, alle quali se ne sono aggiunte delle nuove. Molte persone, in Europa e in Africa, continuano infatti ad essere schiave della povertà, dell’ingiustizia, specie per la non equa distribuzione delle risorse del pianeta”. Ma “fattore altrettanto preoccupante nel mondo – ha aggiunto – è l’aumento di coloro che si sentono schiavi della propria libertà, del loro libero arbitrio: così anche in una Europa ed un’Africa sempre più schizofreniche, tra una secolarizzazione che tende a relegare Dio alla mera sfera privata dell’esistenza umana, e un crescente fondamentalismo religioso che vuole imporsi con la forza”. È chiaro, ha precisato il card. Bozanic, “che l’Europa e l’Africa hanno un destino comune”.

Il vescovo ausiliare di Cape Coast mons. Matthias Nketsiah ha ricordato che la schiavitù degli africani era anche responsabilità degli stessi, “coinvolti nel commercio perché vendevano gli schiavi mentre altri compravano”: “Allora dobbiamo dire un ‘mea culpa’ e biasimare anche noi stessi. Dobbiamo imparare da questa lezione e metterla a frutto contro le schiavitù moderne che coinvolgono soprattutto donne e bambini”. Per il card. Theodore Sarr, arcivescovo di Dakar, questo incontro “è la realizzazione di un sogno, quello della collaborazione apostolica tra vescovi europei ed africani”. Ed ha osservato come, anche oggi, tra gli africani, “ci sia la tentazione di relegare la storia della schiavitù nel passato senza più parlarne o trarne conseguenze per il futuro”. Al termine del seminario verrà discussa una proposta d’azione, già elaborata dal Secam, che verrà presentata al summit di Lisbona tra politici dell’Unione europea e dell’Unione Africana che si terrà nel mese di dicembre.

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