Toscana

Cave e ambiente, accordo a Seravezza

di Marco LapiEstrazione del marmo e tutela dell’ambiente possono e devono convivere. È questa la scommessa alla base del protocollo d’intesa firmato nelle settimane scorse a Seravezza tra il Parco delle Apuane, la ditta Henraux, le rappresentanze sindacali aziendali e territoriali e i Comuni di Seravezza e Stazzema a conclusione di una lunga vertenza sulla prosecuzione dell’attività estrattiva nella maestosa cava delle Cervaiole, nella zona del Monte Altissimo.

Una «querelle» che si trascinava da tempo e che si è conclusa con l’autorizzazione della prosecuzione dell’attività di cava per un totale di 12 anni in cambio di una serie di «mitigazioni» e «compensazioni» di carattere eminentemente ambientale cui la storica società marmifera versiliese (operante nel territorio seravezzino fin dalla seconda metà del XIX secolo) è chiamata a far fronte. Dal punto di vista economico e occupazionale, invece, l’impegno è quello di mantenere gli attuali livelli occupazionali e di non decentrare altrove alcun segmento della filiera produttiva successiva all’estrazione della risorsa lapidea.

Un accordo di per sé assai importante, ma che potrebbe anche costituire una prima tappa di quel Parco archeologico delle Apuane che nella scorsa legislatura, nonostante molteplici sollecitazioni, non ha avuto il «via libera» da parte dell’ex ministro dell’ambiente Altero Matteoli e che attende maggior fortuna da quella appena iniziata, con il verde Alfonso Pecoraro Scanio alla guida del dicastero. Al di là dei decreti ministeriali, comunque, il recupero della sentieristica attraverso le cave storiche dell’Altissimo – ora dismesse – e il definitivo ripristino del tratto del sentiero tra Azzano ed Arni interrotto proprio dall’espansione della cava delle Cervaiole (interventi previsti dalle «compensazioni») dovrebbero mettere presto gli escursionisti in condizione di avventurarsi in sicurezza lungo il maestoso versante meridionale del monte, attraverso antichi sentieri e vie di lizza, per poi collegarsi dalla cava della Tacca Bianca (la più alta, costituita da un’enorme galleria obliqua che trapassa un costone laterale, come si vede nella foto) al Passo del Vaso Tondo, sulla cresta sud-est del monte, tramite un aereo sentiero di cavatori caratterizzato da un esile cengia erbosa lungo la parete e da un lungo passamano metallico da ripristinare. Un ulteriore sviluppo del progetto potrebbe portare al recupero dei cosiddetti «Tavoloni», passerelle sospese nel vuoto tra la cava della Tacca Bianca e quella dei Colonnoni (che erano situate lungo la parete a sinistra nella foto), attraverso le quali sarebbe possibile compiere la completa traversata della parete con una spettacolare vista sul mare.

Fautore e promotore dell’idea è il pisano Angelo Nerli, grande figura dell’alpinismo apuano e autore di numerose guide, oggi membro del Consiglio direttivo del Parco delle Apuane. Descrivendoci per telefono il progetto, ci ha assicurato che l’intervento previsto non è assolutamente oneroso anche perché tutto ciò che i cavatori hanno costruito sul versante è ancora relativamente in buono stato. L’occasione per recuperarlo e conservarlo, dunque, non può davvero essere perduta. E sarà meno doloroso, allora, il previsto sbassamento di cinquanta metri dell’ormai compromesso Picco di Falcovaia, condizione indispensabile alla prosecuzione dell’attività nell’enorme ma anche decisamente suggestiva cava delle Cervaiole.