“La cattura di Saddam Hussein non coincide con la libertà del popolo iracheno”. Smorza gli entusiasmi dovuti alla cattura, avvenuta ieri, del dittatore iracheno da parte delle truppe speciali americane, padre Philip Najim, procuratore del Patriarcato caldeo presso la Santa Sede. “La cattura dichiara in un’intervista al Sir è certo una svolta per il popolo iracheno che è l’unica vera vittima di questa guerra, la terza subita in pochi anni, stremato da un embargo durato oltre tredici anni. Ma la libertà per l’Iraq è ancora lontana”. La cattura di Saddam, per il Procuratore, mostra che “il dittatore è stato lasciato solo, in una buca, nascosto come un topo. Nessuno ha provato a difenderlo. Attendiamo il giudizio da parte di un tribunale iracheno legalmente costituito”. “Ma quello che più importa ora afferma – è la liberazione del popolo iracheno. Non esiste uno Stato, un Governo riconosciuto dal diritto internazionale, la dignità del popolo, più di 20 milioni di persone, non è stata presa in considerazione. Questi pagano ancora le conseguenze delle decisioni della politica internazionale”. “E’ poco prudente aggiunge – pensare che con la cattura di Saddam possano cessare o diminuire gli attacchi dinamitardi. Così come lo abbiamo visto dalle tv di tutto il mondo non credo che Saddam fosse in grado di coordinare attacchi di guerriglia e attentati kamikaze. Questi potranno cessare solo quando saranno tutti gli iracheni, scitii, sunniti, curdi, caldei, turcomanni a gestire direttamente la rinascita del loro Paese”. E gli iracheni italiani? “Hanno accolto la notizia dell’arresto Saddam con gioia. Ora sperano che per l’Iraq sia tutto più facile”. Sir