(Lisbona, dalla nostra inviata) – Non «ridurre le persone a codici fiscali, come purtroppo accade spesso ai nostri tempi. Per uscire della crisi dobbiamo ripartire dalla persona». Si è aperto con questo monito il discorso introduttivo con cui il card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, nonché presidente del Ccee ha aperto oggi a Lisbona il Terzo Forum Europeo Cattolico-Ortodosso su «Crisi economica: sfide per l’Europa di oggi». Sono arrivati qui nella capitale del Portogallo rappresentanti delle Conferenze episcopali europee e dei Patriarcati di Mosca, Serbia, Romania, Georgia, della Chiesa di Cipro, Polonia e Albania per fare il punto su una situazione economica e finanziaria che sta duramente colpendo la popolazione europea, chiamando quindi in causa anche le Chiese. «La nostra Europa – ha detto il card. Erdő -, dopo un periodo di grande prosperità, quando forse alcuni pensavano che la crescita economica sarebbe stata un continuo ininterrotto, adesso ha davanti a sé una crisi finanziaria ed economica dalla quale in un modo o nell’altro tutti sono colpiti. L’attuale situazione ci porta a constatare che la crisi non è esclusivamente di natura economico-finanziaria, ma anche di natura etica e morale e anzi antropologica». Ed ha aggiunto: «L’attuale crisi deve, quindi, diventare una chiamata alla responsabilità di tutti verso ogni persona umana». Il cardinale ungherese lancia da Lisbona un monito ai politici e al mondo dell’economia: «O l’economia e la politica diventano promotrici della vita umana e dei rapporti solidali tra persone e comunità, o la crisi sarà sempre più profonda». Ed aggiunge: «L’attenzione alle persone, ed in modo particolare ai poveri e ai più bisognosi, diventa, quindi, una sollecitudine per la società nella sua totalità. Non si può guarire la società senza guarire i suoi membri. Per questo ci sono sempre dei cristiani in prima fila nella difesa della persona, della famiglia e della società». Secondo il presidente dei vescovi europei, «la via di uscita da questa crisi» non passa «per la semplice scoperta di un nuovo meccanismo economico o finanziario, o per l’applicazione di un insieme di idee forgiate da un idealismo teorico». «Se alla base della crisi c’è una perdita del senso della persona e della famiglia – incalza il card. Erdő -, anche la soluzione deve venire da queste realtà. Non solo la persona e la famiglia devono essere al centro degli interessi economici e della politica, ma esse sono anche chiamate ad essere protagonisti di tutta la vita sociale». L’arcivescovo ha concluso il suo discorso ricordando il ruolo che le Chiese possono svolgere: «La Chiesa è convinta che oggi, come in altri tempi di crisi, non si può rimanere fermi e aspettare che siano soltanto i potenti a fare qualcosa. I nostri sono tempi in cui tutti sono chiamati a collaborare». (Sir)