Opinioni & Commenti

Cattolici in politica tra maggioritario e proporzionale

di Giordano Frosini Una serie di fatti e di dichiarazioni di questi ultimi giorni pongono un nuovo problema a coloro che si interessano e si preoccupano della presenza politica dei cattolici nel nostro paese. Intanto si sta notando un risveglio dell’interesse politico in non pochi settori qualificati della comunità ecclesiale. Si stanno organizzando ed esprimendo sul territorio nazionale vari gruppi di studio e di riflessione, si susseguono da più parti documenti e indicazioni per un lavoro comune nel difficile momento che stiamo attraversando, è innegabilmente aumentata la sensibilità per i problemi della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato.

Impossibile non prendere coscienza di una certa rinascita e di un aumentato interesse per i problemi politici e sociali. Una constatazione che riaccende sopite speranze ed è di buon augurio per il futuro anche immediato.

La recente consultazione elettorale ha introdotto nuovi motivi di riflessione. Politologi di fede cattolica hanno messo in rilievo lo scarso peso che i cristiani hanno ormai nella organizzazione della nuova Europa e del nostro paese. Il confronto con il passato è semplicemente deludente. “I padri fondatori dell’idea di Europa erano cristiani, mentre ora si cerca di far tacere le voci cristiane: perché questo?”, si sono chiesti preoccupati i vescovi europei a proposito della costituzione appena congedata. Le ombre di De Gasperi, Adenauer, Schumann sembrano cancellate dalla memoria del vecchio continente.

Al cristianesimo non si è voluto riconoscere nemmeno la qualifica di ispiratore primo e fondamentale della nostra lunga e, tutto sommato, gloriosa storia. Quale voce potranno far udire i cattolici presenti nel nuovo parlamento europeo, nato, fra l’altro, nella quasi totale indifferenza dei nuovi paesi cooptati? Una domanda sospesa sulle nostre teste.

Voci concordi dei due schieramenti politici presenti oggi in Italia per la legge maggioritaria mettono in luce con lo stesso atteggiamento d’animo che i cattolici in politica contano assai poco, in qualche caso perfino nulla. Un atteggiamento di sconforto e di delusione, specialmente per chi era abituato ad altre presenze e ad altri influssi. Non è facile rassegnarsi a un’operazione di dimagrimento come quella che ci è stata imposta dall’attuale situazione. Che fare allora? Rimettere in questione l’attuale sistema elettorale e il presente ordinamento politico? Sono molti a pensarlo. In più, un episodio significativo si è registrato negli ultimi giorni. Un fatto di cui si è impadronito l’editorialista del Corriere della sera Angelo Panebianco, che però ci ha fatto sopra le sue personali riflessioni. Il fatto consiste nella dichiarazione di Bruno Tabacci dell’Udc che dichiarava di sentirsi molto vicino alle posizioni di Enrico Letta della Margherita, mentre le circostanze lo obbligavano a militare in campo avverso. Panebianco rilevava giustamente nel suo articolo che l’episodio, perché originato da due uomini di grande spessore, meritava di essere preso in considerazione.

Per noi un episodio più significativo ancora, nonostante le ulteriori precisazioni nate dopo quella dichiarazione. Non vogliamo però arrivare alle conclusioni che le considerazioni precedenti renderebbero quasi inevitabili. Non vogliamo, cioè, mettere in discussione il bipolarismo di cui peraltro oggi molti si sono stancati e nemmeno prospettare l’opportunità della ricostituzione di un centro. Non è questa la nostra intenzione.

Il cambio di un sistema elettorale e politico è una questione di carattere eminentemente partitico, la cui autonomia, per coerenza, vogliamo rispettare fino in fondo. L’impegno della Chiesa si trova su un piano diverso. Su tali problemi si può liberamente discutere. Ci sono certamente dei vantaggi nell’uno e nell’altro sist ema. Il bipolarismo e il sistema maggioritario non sono comunque una verità assoluta. Però il problema di fondo rimane. Come i cattolici possono pensare di avere un’importanza maggiore di quella che attualmente godono? La questione dell’efficienza non è una questione da nulla. Essere insignificanti non piace a nessuno e non si vede perché debba piacere ai cristiani. Oltretutto, per l’insignificanza non si muove e non si sacrifica nessuno.

È anche questa una delle ragioni perché molti cattolici si sentono oggi estranei alla politica? Se non è possibile procedere a operazioni radicali, si può almeno pensare a un collegamento stabile dei cattolici per mezzo del quale si possono maturare insieme le idee e rimane possibile far sentire il peso di una posizione comune almeno in certe questioni? Una proposta su cui riflettere attentamente in questo sempre rinnovato momento di passaggio.